La coscienza sporca della sinistra
di Paolo Zanetto

Le cronache da tutta Europa ci indicano una chiara verità: destra uguale violenza. Bisogna ammetterlo: alla luce di tutto quel che è successo dall'inizio della caduta del mitico "Ulivo mondiale", far vincere la destra significa dare spazio alla violenza, all'odio, all'intolleranza. Della sinistra. Partiamo dalla situazione più tranquilla, l'Italia. Gli elettori commettono l'errore (inutili idioti!) di far vincere Berlusconi. La risposta non tarda ad arrivare: il sindacato pianta le tende nelle piazze, i weekend sono dedicati ai girotondi in tutte le città (sempre meglio delle "domeniche a piedi"…). Ma questo è soprattutto folklore, niente di importante: qualche strada chiusa al traffico, agli scioperi ci siamo abituati, tanto più che il leggendario sciopero generale, preannunciato dalla Cgil come l'Apocalisse, ha avuto un'adesione davvero deludente. Il grosso problema per ora l'hanno avuto solo i genovesi. Con quella faccia un po' così, hanno dovuto subire la devastazione scientifica della loro città da parte dei no global durante il G8. Tutta colpa di Berlusconi.

Ma questo è poco rispetto a quanto è avvenuto in Francia. Anzitutto tranquillizziamoci: Parigi è libera, il nazismo è stato sconfitto. I toni del ballottaggio Chirac-Le Pen erano degni del generale De Gaulle contro l'esercito tedesco. Bisogna notare che il buon vecchio Le Pen, figura più patetica che populista, non si meritava certo tutta questa pubblicità. Nella notte della tragedia, quando il mite e politically correct Jospin è stato sonoramente trombato dagli elettori, la sinistra di tutta la Francia è scesa nelle piazze, portando sulle spalle il peso della civiltà, della responsabilità, di chi porta il bene contro il male. Libération titolava: "Non!". I manifestanti nelle piazze sfasciavano un po' di vetrine. Così 'sti borghesucci francesi imparano a non votare il candidato giusto. Gli austriaci, popolo più mite, per aver osato votare Jorg Haider hanno dovuto sopportare solo qualche corteo a Vienna, con pochi danni, e l'umiliazione dei diktat dell'Internazionale Socialista in maggioranza al Consiglio Europeo.

E tutto questo è niente rispetto alla tragedia capitata in Olanda. Nel paese simbolo della tolleranza, infatti, se sei di destra magari ti sparano. E' il messaggio più semplice di tutti, e ha anche una funzione immediata: si previene il voto di quei deficienti degli elettori. Dopo un grande successo alle elezioni amministrative, il povero Pim Fortuyn, leader di una destra per niente fascista o anti-democratica, è stato ammazzato come un cane. Così gli olandesi non possono commettere l'errore di votarlo. E' stato qualche povero pazzo a sparare a Fortuyn? Sicuramente sì. L'omicidio è stato condannato da tutti? Ovviamente sì. Cambia qualcosa? Non molto. Anche in Italia c'è stato un morto ammazzato di recente: il povero Marco Biagi, che di destra non era di certo, ma che collaborava con il governo Berlusconi. Un riformista, il professor Biagi, quindi ancora più colpevole: lavorava al servizio del nemico. E allora qualche matto si agita, fa un piano, prende una pistola, gli spara davanti a casa. Il solito matto, il solito sdegno, domani è un altro giorno. Una volta tutto questo si chiamava intimidazione. Contro gli elettori, la loro libera scelta, per quanto sbagliata possa sembrare alla parte sconfitta. Ma in Europa nessuno a sinistra sembra voler abbassare il tono della polemica. E' la politica di oggi, baby.

10 maggio 2002

zanetto@tin.it