Quel diciotto politico
Nessuno, credo, dubiti in cuor suo del fatto che ci sia una magia dei
numeri. 3, 7, 13, 33 sono i primi esempi quasi ovvi. Ma a questa schiera
illustre si aggiunge ora di prepotenza il 18.
Ne avevo avuto sentore già molti anni fa, quando, giovane assistente,
tra il 1969 e il '70, sentivo invocare dai contestotori un "18 politico"
al quale il mio maestro, pure allora rivoluzionario radicale (Lucio
colletti), ma tradizionalista nella serietà degli studi, non mi aveva
preparato. Il 18 politico all'Università, cui corrispondeva il 6
politico per i fratellini del Liceo, divenne il simbolo del grande
rinnovamento sessantottesco dello studio. Oggi il numero fatale ritorna
in veste sindacale, come incarnazione del Bene e del Diritto, a
prescindere da qualunque discussione sul merito delle proposte di
modifiche formulate.
A questo punto, senza entrare nel merito delle alternative sul tappeto,
mi consento una modesta proposta, non certo risolutiva, ma forse utile a
smorzare i toni della polemica e in linea con una prudente scaramanzia.
Aboliamo il numero 18, che la storia ci ha dimostrato eccessivamente
carico di implicazioni negative. Non potendolo sostituire con il 17 bis,
per ovvi motivi, passiamo al 19, magari A e B. Forse non sarà la panacea,
ma difficilmente potrà andare peggio che con l'ormai famigerato 18!
(a.g.r.)
29 marzo 2002
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