La crociata dell’Ulivo in difesa del suo guru
di Cristina Missiroli


Sono bastate normali richieste di attenersi alle regole per scatenare una vera e propria guerra mediatica contro il ministero dell’Istruzione. La colpa di Letizia Moratti e del suo staff ministeriale, infatti, è di quelle che non possono essere perdonate facilmente: lesa maestà nei confronti di un guru dell’associazionismo cattocomunista. La denuncia è arrivata direttamente dal guru in questione: Don Luigi Ciotti che dai microfoni della settima assemblea nazionale di Libera, sabato scorso, ha lanciato il suo grido di dolore. Il ministero dell'Istruzione, dell'Università della ricerca non riconosce Libera, cartello di oltre 800 associazioni impegnate nella lotta alle mafie, come "ente di formazione". "Abbiamo presentato regolare domanda – ha raccontato don Ciotti ai cronisti – ma dal ministero ci hanno risposto di non poter riconoscere Libera come ente di formazione perché le nostre finalità sono poco chiare". "Ci pare strano – ha continuato don Ciotti – visto che in questi anni abbiamo realizzato un coordinamento con 8000 insegnanti coinvolgendo milioni di studenti. E visto anche che l'anno scorso, a Napoli, proprio con il ministero dell'Istruzione abbiamo organizzato una grande manifestazione di educazione alla legalità. Sono state riconosciute come enti di formazione associazioni che fanno parte di Libera, ma non Libera".

Non è questo il primo dispiacere che Don Ciotti riceve dal tentativo dell’attuale governo di aggiustare e razionalizzare le spese. Il sacerdote, infatti, si è dimostrato negli ultimi sette anni un vero e proprio professionista delle convenzioni con gli enti pubblici. Alcune delle quali stentano, ad un esame più attento, a trovare una vera e propria giustificazione. Problemi simili a quelli avuti con il ministero della Moratti, infatti, Don Ciotti li avuti anche con un altro ministero, quello del Welfare. "Come gruppo Abele – ricorda – gestiamo un centro di ricerca e documentazione da 26 anni e in convenzione con il ministero del Lavoro avevamo aperto una banca dati on line sul tema delle tossicodipendenze". Oggi quel sito è chiuso: "Con una lettera di due righe – conclude il presidente di Libera – il ministero ha disdetto la convenzione. Tre mesi fa ho scritto una lunga lettera a Maroni per chiedere spiegazioni, ma non ho avuto ancora risposta". Al fianco di Don Ciotti si è subito schierata la sinistra unita. Un'interpellanza urgente sull'esclusione dell'associazione Libera dagli enti di formazione operata da parte del ministero della Pubblica Istruzione è stata presentata il 26 febbraio da tutti i deputati dell'Ulivo e di Rifondazione Comunista, primo firmatario, il presidente del Gruppo Ds-L'Ulivo Luciano Violante. Nell'interrogazione si chiede se il ministro intenda tener ferma questa decisione, se condivida la burocratica ed incredibile motivazione che l'accompagna, se non ritenga che i temi dell'educazione alla legalità ed all'impegno civile contro le mafie debbano essere parte integrante della formazione dei giovani; se non creda che un'associazione come Libera, testimone e protagonista in questi anni della lotta contro i poteri criminali, meriti il riconoscimento ed il pieno sostegno del ministero dell'Istruzione e quali siano gli indirizzi del governo in materia.

Perché il ministero ha dubbi sull’utilità di Libera

In realtà il ministero ha già risposto alle domande poste da Violante e soci. Libera non ha presentato requisiti sufficienti all'accoglimento della domanda, ma può ripresentarla, corredata da tutta la documentazione necessaria. Il ministero ha precisato in una nota di non aver alcun potere di intervento nello stabilire gli enti accreditati per le attività formative. A stilare l'elenco, dopo aver valutato la completezza della documentazione presentata, è infatti un comitato tecnico nazionale insediato il 27 ottobre del 2000 (in piena era ulivista). Il ministero sottolinea che il Comitato preposto ha dato pronuncia negativa perché "l'associazione, pur dichiarando di possedere tutti i requisiti, evidenzia nei dati forniti carenze riguardo alla innovazione metodologica e all'utilizzo delle tecnologie"; e inoltre perché "la documentazione delle attività svolte è inadeguata perché non vengono fornite indicazioni riguardo alle finalità, ai materiali utilizzati, al tipo e al numero dei corsisti, alle verifiche effettuate e agli esiti raggiunti". Il parere negativo espresso dal Comitato tuttavia, aggiunge il ministero, "non preclude che l'associazione Libera, come altre non inserite nell'elenco provvisorio, riproponga la richiesta con la documentazione necessaria". A fronte di 473 domande di accreditamento o qualificazione pervenute, ad oggi sono accreditati provvisoriamente 142 enti o associazioni, esclusi risultano 192 mentre 139 pratiche sono in attesa di istruttoria. Il ministero dell'Istruzione, ha spiegato poi il ministro Moratti, "assegna assoluta priorità ai temi dell'educazione, alla legalità, tanto è vero che nel disegno di legge sulla riforma della scuola abbiamo inserito un forte richiamo alla necessità di educare ai principi fondamentali della convivenza civile e alla cittadinanza". E con l'associazione Libera, ricorda infine il dicastero di viale Trastevere, è tuttora vigente un protocollo di intesa per attività legate alle politiche giovanili e a interventi a sostegno della legalità.

Le mille attività (sovvenzionate) di Libera

Libera, nata il 25 marzo del 1995, è un network di oltre 800 associazioni impegnate nella lotta alle mafie e alla criminalità organizzata. “Il suo intento – si legge nel sito internet dell’associazione, www.libera.it) è quello di aggregare, di coinvolgere e di sostenere tutti i soggetti interessati a un concreto impegno di contrasto alla criminalità organizzata, e concordi nell'idea che per sconfiggere le mafie occorra unità e spirito cooperativo”. Perché “promuovere la legalità significa prima di tutto azione educativa, partecipazione democratica, ricerca della giustizia, promozione di sicurezza e vivibilità urbana. Fino ad oggi, ben 800.000 studenti sono stati coinvolti in progetti di educazione alla legalità, promossi da 8.000 insegnanti su tutto il territorio nazionale”. Il binomio vincente di Libera è quello tra Informazione e Formazione. L’associazione organizza campi di studio estivi per approfondire e aggiornare l'analisi del fenomeno mafioso. Ma ha anche a disposizione due organi di stampa. Dal febbraio 1998 è nata la “Via Libera”, una newsletter mensile curata dall'ufficio stampa dell'associazione. E’ uno strumento esplicitamente rivolto agli aderenti di Libera, con il duplice scopo di mettere in collegamento le loro iniziative e moltiplicarne gli effetti, e di aggiornarli sui mutamenti del fenomeno mafioso. "Narcomafie", invece, è il mensile di informazione, analisi e documentazione sui temi della legalità, della sicurezza e del contrasto alla criminalità e alle mafie, ospita dal 1995 uno spazio fisso dedicato a Libera e alle sue attività. Ma la vera specialità dell’associazione di Don Ciotti sono soprattutto gli eventi mediatici: manifestazioni, fiaccolate, maratone. Nei prossimi giorni sono in programma la giornata di mobilitazione, il primo marzo, della rete Studenti.net e, soprattutto, la carovana nazionale antimafia guidata da don Ciotti, che partirà da Lecco ed in sei mesi toccherà dieci regioni e cento città d'Italia. Iniziative efficaci, che però difficilmente possono essere ricondotte negli schemi burocratici di quelle che il ministero considera “attività formative”.
Un’organizzazione per aiutare le cooperative a gestire i beni confiscati ai boss.

Da sempre Libera dedica grande attenzione al riutilizzo dei beni confiscati alla mafia. Si tratta, infatti, di grandi patrimoni che per legge devono ricevere una nuova collocazione. Anche qui gli scopi sociali si intersecano con quelli economici. In ballo infatti vi è un giro di denaro non indifferente e Libera è impegnata a garantire il buon utilizzo di questi patrimoni. “Libera – si legge sempre nel sito internet - è impegnata per la gestione e valorizzazione dei beni confiscati e per una loro produttiva assegnazione, attraverso la presentazione di proposte concrete e la richiesta di un impegno adeguato alle autorità competenti”. Infatti, per iniziativa del prefetto di Palermo, Renato Profili, i comuni di Corleone, Monreale, Piana degli Albanesi, San Cipirello, San Giuseppe Jato hanno costituito un consorzio a cui vengono conferiti i beni confiscati alla criminalità organizzata. L'agenzia per lo sviluppo economico del Mezzogiorno, Sviluppo Italia e Libera hanno assunto il compito di "animare" i soggetti locali al fine di far nascere strutture alle quali affidare la gestione dei beni. Sviluppo Italia, in particolare, si occupa di fornire un supporto qualificato ai soggetti destinatari per predisporre piani d'impresa necessari. Altre due strutture, Sudgest e Italia Lavora, si occupano rispettivamente di preparare il progetto d'impresa e formare il personale che lavorerà nelle cooperative. Proprio ieri a Palermo dall'Associazione e Legacoop Sicilia hanno firmato un ulteriore protocollo d'intesa per "contribuire al rafforzamento dell'affermazione della legalità e al miglioramento tecnico e gestionale delle cooperative sociali" cui sono stati concessi gratuitamente dallo stato i feudi dei capimafia. Nella sola provincia di Palermo, i beni sottratti a Cosa Nostra sono circa 1.500, solo in piccola parte assegnati. "La nostra vuol essere un'antimafia del fare", ha spiegato il vicepresidente di Libera, Enrico Fontana. "Nostro obiettivo è quello di fornire non solo assistenza, consulenza e supporto mediante strumenti organizzativi e finanziari, ma mettere le cooperative, assegnatarie dei beni confiscati alla mafia, in grado di potere camminare da sole, fare un salto di qualità, e diventare vere imprese", ha spiegato il presidente di Legacoop Sicilia, Emanuele Sanfilippo. E così la creatura di Don Ciotti e la Legacoop si assicurano il diritto di influenzare la destinazione di un’altra bella fetta di denaro pubblico.

1 marzo 2002

krilla@tin.it