E Bruxelles scopre la “movida”
di Barbara Mennitti
Che la locomotiva dell’Unione Europea fosse cambiata era evidente già da
un po’ di tempo. Basta fare un giro per i palazzi delle istituzione
comunitarie per rendersi conto di quanto sia ormai arrugginito l’asse
franco-tedesco, un tempo vera e propria colonna portante del tempio
europeo. Tedeschi e francesi sembrano messi all’angolo un po’ ovunque,
appaiono grigi e fuori moda come le loro ricette economiche e come i
loro governi socialisti o socialdemocratici. Ora che è accaduto anche
l’impensabile, il richiamo ufficiale della Commissione alla Germania che
presenta conti pubblici non proprio in regola, l’Unione Europea sembra
pronta a voltare pagina. Al posto degli ex timonieri ingrigiti, a
Bruxelles sono sbarcati da un po’ di anni gli spagnoli, aggressivi e
concreti, competenti e baciati dal miracolo economico, con
quell’ottimismo e quella sicurezza di chi è certo di proporre soluzioni
vincente.
A differenza di molti altri, gli spagnoli hanno sempre preso sul serio
l’Unione Europea e le sue istituzioni: la leggenda narra addirittura che
il presidente Aznar proibisca tassativamente agli europarlamentari
eletti nelle file del suo partito di ritornare in Spagna, per evitare
che si distraggano dall’ambiente europeo e prendano sotto gamba i loro
compiti. E, ora che la Spagna, dopo il deludente semestre belga, ha
assunto la presidenza dell’Unione Europea, gli iberici sembrano più
pronti che mai a scuotere le sonnacchiose istituzioni di Bruxelles.
José Maria Aznar e la sua squadra di governo, composta dal ministro
degli esteri Piqué e da quello dell’economia Rato, non sono
evidentemente abituati a fare complimenti e sono partiti lancia in
resta, sperando di traslare a livello europeo quello che sono riusciti a
realizzare nel loro paese. Il momento è molto delicato per la
costruzione europea, con la nuova moneta unica che ha bisogno di segnali
e di risultati economicamente solidi per imporsi e reggere il confronto
con il dollaro e la necessità di dare una soluzione ai problemi
rimandati a Laeken.
Si preannuncia un vento liberista e fra i primi nodi che verranno al
pettine ci saranno sicuramente la liberalizzazione del mercato
dell’energia, fortemente osteggiata da Francia e Germania, la questione
dell’offerta pubblica europea (congelata dal veto tedesco) e quella del
brevetto europeo. In campo internazionale, Aznar non ha fatto mistero di
voler consolidare l’alleanza con Bush, tanto che ha scelto un quotidiano
statunitense, il Wall Street Journal, e non una testata continentale,
per annunciare il suo programma, eloquentemente intitolato “More
Europe”(che potrete trovare sul sito della presidenza spagnola (www.ue2002.es/principal.asp?idioma=ingles).
Tema principale della cooperazione euro-statunitense sarà, ovviamente
visto i tempi che corrono, la lotta al terrorismo. Nuovo impulso
riceverà sicuramente anche il forum euro-mediterraneo di Barcellona,
nato nel 1995 e arenatosi a causa del conflitto arabo-israeliano.
Insomma, questo semestre di presidenza appena iniziato rappresenterà una
bella prova per il leader spagnolo Aznar e le sue ricette liberiste, ma
anche per la nuova alleanza di ferro con Berlusconi e Blair, che sembra
destinata a raccogliere il testimone del logoro asse franco-tedesco.
15 febbraio 2002
bamennitti@ideazione.com
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