Da Bruxelles il monito del Ppe: mai più strumentalizzazioni
di Alessandro Bezzi


Alla fine è sceso in campo l’intero Ppe a stoppare l’offensiva eurosocialista contro l’Italia. Nessuna deriva antieuropeista da parte di Roma, nessun osservatorio speciale sull’Italia. Non ce n’è bisogno. Di più: non sarà consentito alla sinistra italiana e a quella europea di proseguire nella delegittimazione di un governo che legittimamente occupa un posto importante nel consesso europeo. La riunione interna del gruppo dei popolari europei al parlamento di Bruxelles ha rotto il silenzio di questi giorni e per bocca del presidente tedesco Poettering ha messo in tavola le proprie carte: totale fiducia nel presidente del Consiglio italiano, il cui europeismo non ha bisogno di controlli di garanzia da parte di nessuno.

In realtà, sul piano continentale, diverse e autorevoli sono le voci di dissenso nei confronti di quella che lo stesso Berlusconi ha denunciato come “una campagna masochistica” dell’Ulivo italiano. A cominciare dal direttore dell’Economist, autorevole settimanale economico inglese non sospettabile di sompatie berlusconiane: “Non credo – ha detto il direttore in un’intervista a Repubblica – che il governo italiano debba essere messo in croce per il semplice avvicendamento di un ministro che peraltro si distaccava dalla politica estera espressa dal capo del governo. In Inghilterra è Blair che determina le linee di politica estera e il ministro degli Esteri le applica fedelmente. L’Italia poi non mi pare un paese anti europeo”. Quel che non va più giù ai popolari europei è che una visione dogmatica dell’Europa sia presa a pretesto dalla sinistra italiana (e per riflesso condizionato da quella continentale) per sollevare polveroni polemici che alimentano una fibrillazione continentale che risulta sempre più inopportuna. Nel corso della riunione a Bruxelles, il capogruppo di Forza Italia Antonio Tajani ha illustrato il punto di vista del governo sulla situazione politica, ottenendo il consenso di tutti i gruppi nazionali, da quello tedesco a quello olandese. E anche i rappresentanti del Ppi – in evidente imbarazzo - pur offrendo una valutazione diversa, hanno dovuto convenire sull’inopportunità di utilizzare lo scenario europeo come terreno di scontro politico nazionale.

Dopo le dichiarazioni del premier spagnolo José Maria Aznar, presidente di turno in questo semestre europeo, che aveva già dichiarato la propria sicurezza circa la linea di politica estera italiana, liquidando il caso Ruggiero come un fatto interno ad uno degli stati membri, Berlusconi incassa anche l’appoggio del più grande raggruppamento politico continentale. Un punto di forza ulteriore in vista del dibattito alla Camera che la prossima settimana lo vedrà di fronte all’opposizione.

11 gennaio 2002

alexbezzi@usa.net