Cattivi pensieri. Chi dà le pagelle ai ministri?
di Vittorio Mathieu

Dopo la partita i giornalisti sportivi danno il voto ai giocatori, all’arbitro, agli allenatori. La partita della legislatura in corso è appena cominciata, ma il “Corriere della Sera” ha sentito il bisogno di dare una pagella ai ministri. Non con i voti in decimali, ma con frecce che indicano il salire o il discendere o il restare fermo del prestigio di ciascuno. Piacerebbe sapere a nome di chi venga dato il giudizio. C’è il nome di un curatore, che però non parla a titolo personale. Di ciò che è anonimo in un giornale risponde personalmente il direttore, ma qui le opinioni non sono presentate come personali, neppure del direttore o di uno sconosciuto. Anzi, non sono neppure presentate come opinioni del giornale, secondo la prassi dei giornali che si pretendono autorevoli (un tempo i “Times”, oggi “Il Foglio”) e che, appunto perciò, non recano firme. Qui il “si dice” e il “si pensa” impersonale forse vuol richiamare piuttosto il detto “vox populi, vox Dei”. Al centro campeggia una foto di Berlusconi, ma non si ha il coraggio di attribuire a Berlusconi quei giudizi sul proprio governo, ma piuttosto di suggerirglieli. Il punto di vista pare essere quello di un valore assoluto: il “politicamente corretto”.

Stessa incertezza tra fatti, opinioni e verità assolute quando si entra nel merito dei giudizi. Di alcuni ministri si indicano pecche o meriti puntuali, ma per altri la motivazione è così generica che non permetterebbe neppure di individuare il personaggio. Anche le caricature di Vincino non permetterebbero di individuare il personaggio, ma, poiché vicino c’è il nome, è possibile capire chi vogliano rappresentare. Se leggessimo solo i testi, per contro, a volte non capiremmo di chi si tratta. Soprattutto, non capiremmo perché i fatti indicati spostino la freccia verso destra (merito) o verso sinistra (demerito). Nel caso del ministro Ruggiero si dice che “è apprezzato anche da parte dell’opposizione”; che i seguaci della Casa delle Libertà lo sentono come un corpo estraneo; e che Cossiga gli ha rinfacciato il suo passato nel gruppo Fiat. Sembra che questi tre motivi siano stati determinanti nel far inclinare la freccia verso destra.

Quanto ai titoli di testa, si sa che, in genere, non hanno molta attinenza con i testi. Rivelano però le intenzioni di qualcuno in redazione. Nel nostro caso, il titolo principale è “Chi vince e chi perde alla corsa dei ministri”, sotto l’annunzio: “Giro di boa, Berlusconi annuncia un esame di produttività per la sua compagine”. Sembra di poter desumere che l’intenzione di chi sta in redazione sia di sostituirsi al presidente del Consiglio nel dare un giudizio sull’operato dei suoi ministri e di stabilire quali vadano conservati, incoraggiati, o, al contrario, redarguiti e al limite sostituiti. E’ un atteggiamento non infrequente. Mutatis mutandis, ricorda quello di più di un teologo che, ad ogni conclave, suggerisce allo Spirito Santo chi debba fare in modo che venga eletto Papa.

7 dicembre 2001

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