"Truppe specializzate e già pronte a combattere"
intervista a Carlo Jean di Cristiana Vivenzio

Professore di Studi Strategici all'università Luiss Guido Carli di Roma, il generale Carlo Jean è uno dei massimi esperti militari del nostro paese. A lui abbiamo un chiesto un parere sui tempi e le modalità dell'intervento italiano in Afghanistan al fianco degli alleati anglo-americani nell'ambito dell'operazione Endurance Freedom.

Il parlamento ha votato con una maggioranza netta l’intervento diretto dell’Italia nelle operazioni militari...

E' ancora troppo presto per definire i termini e le modalità dell’intervento. Si possono fare supposizioni, si possono immaginare strategie. Ma dire esattamente quello che andremo a fare e come lo faremo potremo solo quando le nostre truppe saranno chiamate ad operare. Mi pare prematuro anche parlare di “Italia in guerra”. Il voto parlamentare ha piuttosto fornito la disponibilità ad intervenire. Il resto è - come detto - ancora da stabilire. Può sembrare una eccessiva prudenza affermare queste cose. E invece è bene ribadirle, perché le missioni militari sono operazioni talmente delicate che per poter spiegare ai lettori qualcosa di concreto è bene che siano definite dai comandi militari.

In termini concreti, dunque, non è possibile azzardare alcuna previsione?

Tutto dipenderà dalla strategia che da qui ai prossimi mesi articoleranno e metteranno in pratica i comandi militari alleati. Ma se ancora non è possibile fornire previsioni in proposito, certo è che proprio questa rinnovata disponibilità impone all’Italia un nuovo ruolo nello scenario internazionale. E altrettanto certo è che quando verranno impiegati i contingenti italiani, le oltre 2700 unità aeree e terrestri previste, la qualità dell’intervento italiano sarà determinata dalla possibilità di fornire un valore aggiunto alla presenza militare alleata già presente sul terreno bellico.

Anche perché l'Afghanistan, nella sua storia, si è sempre rivelato un territorio difficile da conquistare...

Sì. e dipende soprattutto dalle sue caratteristiche geografiche e climatiche. Il territorio afgano, infatti, è prevalentemente montuoso, con inverni rigidi e scarse possibilità di trasferimenti interni.

Questo influenzerà il dispiegamento delle forze italiane?

Certamente. Con ogni probabilità verranno impiegate principalmente le forze specializzate nei combattimenti in montagna, come il corpo degli alpini per esempio che sono stati addestrati proprio per questo tipo di intervento e che già hanno dimostrato la loro capacità di gestire le situazioni più difficili

Ci saranno problemi per coordinare il nostro intervento con quello degli anglo-americani?

Assolutamente no. La qualità dei nostri soldati e dei nostri ufficiali ci permetterà di raggiungere una integrazione piena ed efficiente con tutte le altre truppe alleate. Lo abbiamo dimostrato in passato e lo dimostreremo anche in Afghanistan.

9 novembre 2001

c.vivenzio@libero.it