Una composta dimostrazione d'affetto

E' stata una gran bella serata, a Piazza del Popolo. Ed è andata esattamente così come l'aveva immaginata il suo ideatore, Giuliano Ferrara. Molte bandiere a stelle e strisce e tricolori e poche bandiere di partito. Molta gente comune e pochi (molti meno di quanto avevano suggerito le cronache giornalistiche) militanti trasportati. Una ricca presenza di intellettuali e artisti (toh, ci sono anche loro a destra) e pochi politici. Insomma una bella serata di solidarietà verso il popolo americano, sentita e genuina. Una Piazza del Popolo gonfia di orgogliosi stendardi al vento, stretta nella commozione delle arie magistralmente cantate da Andrea Bocelli, delle testimonianze drammatiche dei pompieri di New York, degli omaggi all'America raccontati da Sofia Loren e Alberto Sordi.

Sobrio il discorso finale del premier Berlusconi, che riproponiamo nella sua interezza qui di seguito come documento importante in questa difficile fase della vita del nostro paese. Un discorso nel quale il capo del governo è stato attento a salvaguardare la sostanziale unità politica del paese guadagnata con il voto parlamentare della scorsa settimana. Un passaggio del discorso, quando Berlusconi ringrazia l'opposizione per il senso di responsabilità dimostrato in Parlamento, è stato applaudito dalla folla, generalmente poco incline agli apprezzamenti verso gli avversari politici.

Ma questo è stato il clima di Piazza del Popolo. Stonano dunque ancor di più le dichiarazioni della vigilia, tipo quella di D'Alema, che avvertiva i cittadini italiani della sua gita fuori porta. Sarà stata una gita amara: perché era brutto tempo, perché ha ripetuto una delle più brutte uscite politiche di Bettino Craxi, perché avrà guardato con difficoltà negli occhi i propri figli. Meglio di lui hanno fatto Rutelli e Fassino che almeno hanno impiegato un po' del loro tempo per andare a salutare i soldati in partenza. E stonata è apparsa tuta la manfrina orchestrata dalla stampa di sinistra che aveva preannunciato una città, Roma, in stato d'assedio per chissà quali timori. E invece tutto è filato nel modo più logico e sereno possibile e la prossima volta gli operatori dell'informazione farebbero bene a tenere un profilo più responsabile e meno incline al sensazionalismo, perché davvero di drammatizzazioni non se ne avverte il bisogno.

Roma, d'altronde, ha digerito pure la contro manifestazione dei cosiddetti no-global. Che hanno sfilato più o meno pacifici, fatta salva qualche banca assaltata (e il servizio d'ordine interno ha evitato il peggio con qualche difficoltà) e qualche bandiera americana bruciata e calpestata. Pazienza. Dall'altra parte della città, 50mila persone hanno testimoniato di un diverso sentimento. In fin dei conti è più pacifico sventolare che dare fuoco. Anche se si tratta di una bandiera.

11 novembre 2001