“Il referendum è politicamente superato. Votiamo no”
intervista a M. Elisabetta Alberti Casellati di Cristiana Vivenzio


“Andrò a votare e voterò no. Sono convinta che questa legge di riforma costituzionale abbia nei contenuti poco o nulla di federalista”. La senatrice Elisabetta Alberti Casellati, di Forza Italia, Presidente della commissione bicamerale sulle questioni regionali, non ha dubbi sulle intenzioni di voto del 7 ottobre e accusa il centrosinistra di strumentalizzare il prossimo referendum sulla riforma delle autonomie. “Perfino i suoi promotori - prosegue la senatrice - hanno ritenuto opportuno cancellare dal testo la dicitura ordinamento federale della Repubblica. Se le parole hanno un significato, dobbiamo concludere che il legislatore non ha voluto legiferare in senso federalista. E poi, in un certo modo, il referendum c'è già stato...”

In che senso?

Il referendum è un istituto di democrazia diretta, tutelato dalla Costituzione, e come tale merita il più assoluto rispetto. Tuttavia, prima del 13 maggio gli elettori hanno potuto conoscere il nostro programma, nel quale avevamo promesso di tracciare entro i primi 100 giorni le grandi linee della devoluzione, in alternativa al progetto del centrosinistra. Si è votato, i cittadini hanno dato la maggioranza alla Casa della libertà. Ecco perché, a mio avviso, non bisogna dare troppa importanza a questo referendum, poiché è politicamente superato.

Quale valutazione dà del testo di legge? Su quali punti, cioè, si basa la contestazione del centrodestra?

Le lacune sono molte e ci sarà bisogno di integrazioni successive, e non da poco. Non basta vantarsi d'aver rovesciato la logica dell'attuale articolo 117, elencando le materie riservate allo stato, se poi l'elenco di queste materie resta ancora troppo lungo. Non serve parlare di federalismo fiscale, se è formulato in termini così modesti. Con questo testo, inoltre, non si riforma la Corte costituzionale, per dare spazio alle autonomie, né si introduce la Camera delle Regioni, che caratterizza qualunque stato federale.

Ma allora come valuta la posizione della maggior parte dei governatori di centrodestra, che invitano a votare sì?

E’ una posizione debole e non la condivido. Sappiamo tutti che il testo dovrà essere modificato, che l'impostazione del ministro Bossi è diversa. A questo punto, meglio realizzare una riforma completa e convincente piuttosto che accontentarsi di un semplice embrione, per di più assai discutibile.

A pochi giorni dal voto, probabilmente molti italiani non conoscono neppure l’oggetto della consultazione…

C'è una grossa disinformazione, questo è certo. E noto in giro un certo disinteresse, perché le persone non capiscono in che modo questo voto potrebbe avere una ricaduta sulla loro vita quotidiana.

A chi attribuisce la responsabilità di questo generale disinteresse? Alle forze politiche? Alla situazione internazionale? Ai mezzi di comunicazione?

Certo, l'incombere della guerra richiama l'attenzione di tutti. Ma una grossa responsabilità nell’indifferenza dimostrata nei confronti dell’argomento l’ha avuta la scarsa credibilità del centrosinistra. Se avessero creduto davvero a questa riforma, in cinque anni di governo avrebbero potuto attuarla o, almeno, attuarne alcuni principi fondamentali. Invece è stata approvata alla fine della legislatura, con una maggioranza risicata. Sembra che sia stato fatto più per desiderio di polemica che per spirito riformatore. Ecco perché c'è disaffezione all'argomento.

28 settembre 2001

cvivenzio@ideazione.com