Il cattolicesimo "rischioso" di Comunione e Liberazione
di Luca Pesenti


Salvatore Abruzzese, sociologo trentino, chiude il suo "Comunione e liberazione" (Il Mulino, pp.126, 14mila) definendo il movimento fondato da don Luigi Giussani come "il più "rischioso" dei movimenti cattolici, perché è quello che più si espone a contatti e commistioni con la società laica e secolarizzata, colta nelle sue manifestazioni strutturali: la cultura, l'economia e la politica". È propriamente l'apertura totale sul mondo l'anima più profonda di questo movimento, evidenziatasi ancora una volta quest'estate, nel Meeting riminese. Dove cultura, economia e politica come sempre si sono incrociati. E per ciascuna delle tre dimensioni vale la pena spender due parole.

Dal punto di vista culturale, il Meeting ha scelto una linea meno gridata rispetto all'edizione dello scorso anno. Abbandonate le provocazioni anti risorgimentali (con il seguito di polemiche che costrinse il vertice del movimento a ritirare dalla circolazione la famosa mostra, che pure Andreotti apprezzò privatamente prima di prenderne le distanze di fronte alla stampa), la polemica di quest'anno è venuta però dalla mostra-evento sui "Realismi", curata da Luciano Caramel. Contestata vivacemente da Vittorio Sgarbi, la mostra è parsa ai più maliziosi una sorta di omaggio alla cultura di sinistra e, nella sua prima parte, alla retorica resistenziale. È soprattutto la parte letteraria a mostrare una sorta di sudditanza psicologica nei confronti degli autori della cultura ufficiale: ridotti al minimo Longanesi e Guareschi, inspiegabilmente evitate le prime opere di Eugenio Corti.

Per il resto, il Meeting ha rilanciato l'immagine di un'economia complessa, in cui il privato sociale assume pari dignità rispetto al mercato, riempiendo di contenuti quell'economia sociale di mercato ipotizzata negli ultimi mesi dalla Casa delle Libertà. Giorgio Vittadini, gran patron della Compagnia delle Opere, si è spinto risolutamente alla ricerca di una terza via, capace di superare liberismo e statalismo conciliando libertà e solidarietà. E in questa linea prende ancor più corpo da questo Meeting l'ipotesi politica della costituzione di una vera e propria anima sociale all'interno del Governo, composta non soltanto dalla componente cattolica, ma allargata alla nuova Lega (rappresentata a Rimini dal ministro del lavoro Maroni) e alla destra sociale di Storace e Alemanno. Come ha sottolineato don Baget Bozzo, al Meeting di Rimini si è ricominciato a far politica, dopo la sbornia post elettorale e il fastidioso chiacchiericcio estivo.

Proprio lo stile d'insieme della kermesse agostana, più compassata e istituzionale rispetto alle ultime elezioni, meno polemica e più propositiva, rilancia il movimento fondato da don Giussani e il suo mondo di opere piccole e grandi, al centro del dibattito italiano. Forzatamente da questo momento si fa ancora più forte la natura "rischiosa" del movimento, che in questi nuovo protagonismo sociale si mette in gioco come da molti anni non succedeva, prioritariamente sul piano culturale. In gioco, ancora una volta, è quella "ingenua baldanza" (che alla fine così ingenua non è) di cui ha parlato più volte don Giussani: baldanza di un Cristianesimo che non evita il confronto con il mondo, ma giudicando tutte le cose alla luce dell'Avvenimento. Proprio ciò che rende CL così sostanzialmente distante da buona parte del restante mondo cattolico.

7 settembre 2001