La nuova scuola firmata Moratti
di Riccardo Paradisi


Un boato da stadio di quindicimila anime ha salutato l'ingresso al Palacongressi di Rimini di Letizia Moratti, invitata al meeting di Comunione e liberazione a parlare della scuola che verrà. E la Moratti, Letty per gli amici, lo ha fatto alla sua maniera, senza tante ambagi e andando dritta al succo, favorita in questo anche dalle domande che i ragazzi le hanno rivolto in successione. "Non ho un modello in testa - ha detto come prima cosa la Moratti - la scuola è fatta dagli studenti e dai docenti" Come a dire, chi ha orecchie per intendere intenda. E certo le orecchie di De Mauro e quelle di Berlinguer - rappresentate durante le manifestazioni di studenti e professori con quelle di un somaro - avranno fischiato parecchio. Loro infatti un modello di scuola - ahinoi - in testa ce l'avevano ...a la maniere degli illuministi però. Per questi due signori infatti, eredi dei Procuste di ogni sinistra che si rispetti, vale sempre il principio che è più importante il modello della realtà e poco importa che la scuola che volevano loro non la voleva nessuno, il modello era quello e così doveva rimanere. Il boato dei giovani di Rimini e gli applausi di tanti docenti erano per la Moratti ma erano anche contro Berly e Tullio De Mauro, contro il loro progetto di riforma dei cicli, contro le loro fasce incostituzionali, contro la loro volontà di smantellare il liceo classico, contro i loro astrattismi e filosofemi fatti di circolari su Gramsci e corsi di lingua albanese, di miscele di pragmatismo americano e didatticume sinistrorso in vista di una scuola che poteva diventare la via di mezzo tra "Saranno famosi" e un istituto tecnico industriale della periferia della Leningrado che fu. 

La Moratti è donna colta ma concreta; in quattro sedute ha spazzato via dai magazzini del ministero i mostri e le chimere che il duo dei suoi predecessori aveva concepito e lasciato lì dentro; ha ridotto le fasce di inserimento da cinque a tre, ha bloccato la riforma dei cicli, ha cominciato a consultarsi con chi nella scuola ci vive e ci lavora. A Rimini ha difeso il liceo classico e ha detto che l'esame di maturità "deve essere riorganizzato visto che ultimamente ha perso rigore e serietà: la percentuale dei promossi è salita a quota 97, la più alta dal 1923, mentre i costi complessivi sono arrivati a 300 miliardi". Basta anche con la pletora di esterni: "Penso che la commissione possa essere costituita dal collegio degli insegnanti più un presidente esterno che garantisca l'osservanza delle procedure". E poi le lezioni quest'anno cominceranno dal primo giorno di scuola grazie a un decreto del governo Berlusconi che immetterà in ruolo i docenti precari e i vincitori di concorso per un totale di 60000 assunzioni. 

E la questione scuola privata? La Moratti ha parlato anche di questo. "Persino le costituzioni dei paesi post-comunisti emanate, la croata, la bulgara, la estone e l'ungherese danno ai genitori libertà di scelta del modello educativo. E nella legge scolastica russa sono previsti finanziamenti pubblici per le scuole private". Insomma, solo in Italia esiste ancora il monopolio pubblico dell'istruzione e dunque un mercato della cultura e delle idee senza respiro e senza libertà. A un ragazzo che raccontava alla Moratti di una sua esperienza negli Usa, dove il pragmatismo trionfa a scapito della complessità, il ministro ha risposto che "non possiamo costruire il futuro senza capire da dove veniamo; dobbiamo difendere la grande tradizione del liceo Classico". E questa sarebbe la deriva efficientista e mercantile che i nemici del governo denunciano ad ogni piè sospinto, dimenticando che erano proprio Berlinguer e De Mauro a voler fare gli americani senza peraltro conoscere quello che Cristopher Lash aveva scritto del modello didattico progressita Usa già negli anni Ottanta: che era cioè fallito irrimediabilmente da almeno quindici anni. 

7 settembre 2001

ricparad@hotmail.com