Roma Social Forum: ma la protesta continua...
intervista a Guido Lutrario di Pierpaolo La Rosa


L'appuntamento è già fissato per il dieci novembre. Quel giorno, per le vie del centro di Roma, sfilerà un corteo di protesta contro l'Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto). Sarà dunque un battesimo di fuoco quello che attende il neonato Roma Social Forum, il movimento antiglobalizzazione capitolino che raccoglie i soggetti più disparati: centri sociali, partiti politici come Verdi e Rifondazione comunista che hanno un feeling particolare con la piazza, sindacati (Cobas), comitati di quartiere, associazioni ambientaliste e pacifiste. Di questa miscela esplosiva, destinata forse a saltare in aria da un momento all'altro, parliamo con Guido Lutrario, del centro sociale Corto Circuito. 

Prende il via il Roma Social Forum, ma si registrano le prime defezioni: i cattolici - Acli e Caritas in testa - per il momento non ne vogliono proprio sapere di entrare nel movimento…

Questo è un punto problematico, ma non è giusto parlare di spaccature. Credo anzi che il movimento sia in crescita: lo dimostrano sia le manifestazioni di fine luglio e agosto in tutta Italia che la gente venuta qui, in piazza del Campidoglio, per assistere alla nostra nascita. Per quanto concerne le altre componenti che sono state a guardare fino ad ora o che hanno manifestato un certo dissenso, beh hanno tutto il tempo per poter stabilire un rapporto più sereno con noi.

Eppure l'Acli sostiene che c'è già una voce contro la globalizzazione. Sul vertice Fao, poi, esiste una piattaforma con 400 Organizzazioni non governative (Ong) titolate a parlare…

C'è un lavoro che dura da anni: quella piattaforma, frutto di un importante controvertice che si tenne proprio durante la precedente riunione Fao, è stata confermata dai fatti. Le politiche in campo alimentare si sono rivelate un fallimento soprattutto perché si è liberalizzato ulteriormente il commercio. Sono convinto che la titolarità sia un qualcosa che appartiene un po' a tutto il movimento no global. Le componenti sono così diverse che dobbiamo trovare il modo per comunicare tra di noi, per spiegarci, per confrontarci. Non penso che ci possa essere qualcuno che si arroghi il diritto di parlare per tutti.

Insomma, quali sono gli obiettivi del Rsf?

Portare a Roma i temi della lotta alla globalizzazione delle multinazionali e dei poteri forti; coinvolgere nella nostra battaglia altri settori sociali rimasti finora al di fuori; mantenere l'unità delle diverse anime ed aggregarne di nuove. 

Voi siete per metodi non violenti? E' ancora vivo il ricordo delle parole pronunciate dal leader delle Tute Bianche, Luca Casarini, a ridosso del G8: "Porteremo la guerra a Genova".

Dobbiamo disobbedire ogni qualvolta ci vogliono imporre un divieto insopportabile. Questa è una domanda da rivolgere al ministro degli Interni: sono loro quelli che hanno scatenato la violenza, sono loro quelli che ci devono dire se intendono consentire il conflitto, la contestazione o se hanno deciso di reprimerla. Ricordo che a Genova ci hanno sparato addosso. Noi siamo persone pacifiche, non ho nessuna voglia di compiere atti violenti, ma intendo salvare la mia dignità di essere umano; penso sia un diritto che nessuno può togliermi.

7 settembre 2001

pplarosa@hotmail.com