L'impegno del governo nei primi cento giorni 
di M. Elisabetta Alberti Casellati (*)

La decisione di non tenere il vertice Fao a Roma ed il dibattito che ne è seguito, rappresentano sintomaticamente lo stato della politica italiana. Dopo i fatti di Genova il Governo ha deciso di non correre il rischio di far mettere a ferro e fuoco la capitale dagli stessi vandali che hanno dato bella prova di sé in occasione del G8. In questo modo il Presidente Berlusconi ha scelto di tirarsi fuori dalla trappola preparata dalla propaganda di sinistra secondo la quale il vertice avrebbe dovuto tenersi come da programma a Roma per non mettere in discussione la nostra credibilità internazionale, salvo poi attribuire la responsabilità degli eventuali problemi di ordine pubblico alle forze dell'ordine e alla maggioranza.

Il Governo ha agito pragmaticamente, cosa che evidentemente riesce difficile alla sinistra, prendendo atto della realtà. In specie, i gravi fatti accaduti durante i vertici di Goteborg, Nizza, Davos e Praga, ci dicono che viviamo uno stato di eccezionale tensione dovuto al saldarsi di una rete internazionale di violenti i quali attuano strategie di guerriglia che le forze dell'ordine dei paesi occidentali, e non solo quelle italiane, faticano ancora a tenere sotto controllo. Di conseguenza, da una parte, svolgere il vertice al centro di Roma avrebbe voluto dire esporre la città ad un grande rischio e costringere il Governo a militarizzare il centro storico per la gioia di quelli che non cessano di evocare il fantasma del "governo cileno". Dall'altra, seguire la linea del dialogo e dell'apertura di credito con gli Agnoletto di turno sarebbe stato insensato dopo che è stata ampiamente dimostrata la collusione fra Tute bianche ed anarchici. Pertanto, il Governo ha deciso di rispettare l'impegno di organizzare in Italia il vertice, ma ha optato per una località che meglio di Roma potesse garantire quegli standard di sicurezza che si sono dimostrati necessari. Tale linea è stata apprezzata dai segretari di Onu e Fao, i quali hanno peraltro compreso che al di là delle ragioni di ordine pubblico, c'era anche il rischio che i contestatori rubassero la scena al vertice trasformandolo in un boomerang per la Fao.

Da tutta questa faccenda risulta chiaramente che l'opposizione ha scelto di non comportarsi responsabilmente nella questioni che coinvolgono il ruolo internazionale dell'Italia - come invece aveva fatto il Polo nella passata legislatura in più di un'occasione (dall'affondamento della nave dei clandestini albanesi alla guerra in Kossovo) -, preferendo mestare nel torbido piuttosto che prendere atto dell'equilibrio mostrato dal governo in questo come nei casi della Macedonia e del Medio Oriente. Il medesimo deludente atteggiamento il centrosinistra lo ha peraltro tenuto in casa nostra, limitandosi a sentenziare che il Governo avrebbe fatto poco e niente. Avremmo capito se l'opposizione avesse messo in discussione il merito dei provvedimenti della maggioranza, ma negarne addirittura l'esistenza dopo averli duramente avversati in Parlamento ha un che di ridicolo. In realtà, il Governo ha realizzato in poco più di cinquanta giorni la gran parte del programma stabilito per i primi cento. Molte cose concrete sono state fatte per risolvere i problemi che stanno più a cuore ai cittadini. Le richiamiamo per rinfrescare la memoria ai tanti Mattia Pascal dell'opposizione. 

Fra i provvedimenti già approvati da almeno un ramo del Parlamentosi possono ricordare: gli interventi per il rilancio dell'economia, fra cui gli sgravi fiscali per gli utili reinvestiti (la cd. Tremonti bis), l'abolizione della tassa sulle successioni e donazioni, e le norme sull'emersione del lavoro sommerso; la proroga delle agevolazioni fiscali per l'edilizia; il riconoscimento della proprietà delle invenzioni nelle università e negli enti pubblici; la legge obiettivo per il rilancio delle infrastrutture e delle attività produttive; la riforma del diritto societario; la semplificazione di alcune procedure burocratiche; gli incentivi per le nuove tecnologie; l'adozione del contratto di lavoro a termine previsto dalla normativa europea che renderà più facili le assunzioni; il blocco della riforma dei cicli scolastici.

Fra gli altri interventi occorre menzionare: l'approvazione definitiva della variante di valico fra Firenze e Bologna, il via libera dato ai lavori per il passante di Mestre e l'accordo per la realizzazione della nuova autostrada Milano-Brescia; il patto siglato con le regioni per il contenimento della spesa sanitaria; un documento di programmazione economica e finanziaria fortemente innovativo. Su altre questioni, devoluzione immigrazione e conflitto d'interessi, i provvedimenti approntati devono essere limati e tra breve andranno in Consiglio dei Ministri. Tutto ciò richiamato, si deve sottolineare che accanto al partito degli "smemorati", c'è n'è un altro che sta prendendo quota fra gli oppositori in questi ultimi giorni: quello dei contestatori a priori. Alfiere di questo gruppo che avversa i provvedimenti del Governo prima ancora che siano presi è Cofferati, il quale ha annunciato che contro il Governo Berlusconi si deve preparare un autunno di lotta e scontri. Purtroppo per il Paese non vi è traccia all'orizzonte dell'opposizione propositiva che servirebbe per affrontare al meglio le delicate questioni internazionale e le sfide dello sviluppo che ci attendono nel prossimo futuro. Né, d'altra parte, pare scorgersi quell'opposizione consapevole dell'interesse generale che abbia la volontà di emarginare i suoi cattivi maestri, nel momento in cui, con le bombe al Tribunale di Venezia ed alle sedi di Forza Italia a Padova e della Lega di Vigonza, riesplode la violenza terroristica.


7 settembre 2001

(*) Senatrice di F.I., presidente Commissione parlamentare
per le questioni regionali