Globalofobia: i contestatori italiani frenano Internet
di Giuseppe Mancini


Internet è lo strumento comunicativo d'elezione del movimento globalofobo. A Seattle, a Davos, a Melbourne, a Praga, a Napoli gli attivisti - tradizionali, mediatici e telematici - e gli arrabbiati ne hanno sfruttato con intelligenza le potenzialità organizzative: per elaborare obiettivi e strategie, per coordinare attività ed iniziative di lotta e di protesta, per diffondere informazioni in tempo reale e su scala planetaria. Transnazionalità, interattività, alternatività: i flussi informativi digitali penetrano le frontiere, nascono dall'iniziativa dei singoli individui presenti sul campo, aggirano i monopoli comunicativi del sistema mediatico tradizionale.

Per il G8 di Genova, tutti si aspettavano il salto di qualità: che però, tranne pur significative eccezioni, non c'è mai stato. Tutto per colpa dei movimentisti italiani. Scarsa conoscenza delle lingue, sicuramente; ma soprattutto smania di protagonismo, ricerca di visibilità politica, carrierismo, avida attenzione per i finanziamenti pubblici, brama di copertine patinate. E così, agli stranieri è stata riservata una presenza solo nominale all'interno del Genoa Social Forum: che ha istituito la figura del portavoce (che gli stranieri mai hanno riconosciuto), che ha inviato delegazioni a 'dialogare' con le autorità, che ha flirtato coi partiti dell'opposizione istituzionale, che ha coinvolto nelle proprie manovre persino autorevoli esponenti della Chiesa cattolica. All'orizzontalità è stata preferita la gerarchia: le proteste, nella mailing-list del Contro G8, si sono sprecate. Inascoltate. 

Unico, apprezzabile successo, l'attivismo mediatico: la raffinata capacità di utilizzare la Rete - trasnazionale, interattiva, alternativa - integrando nuove tecnologie e linguaggi diversi (web, posta elettronica, radio, video, foto) per diffondere all'esterno, direttamente da Genova, il proprio messaggio fatto di contestazione ma anche di informazioni pratiche (logistica, trasporti, punti di raduno, orari). I progetti più interessanti sono tre. In primo luogo, Indymedia, italy.indymedia.org, attivo ormai da un paio d'anni, che punta sull'aggiornamento in tempo reale di un sito web con file audio e video, reportage giornalistici, qualche approfondimento, moltissime foto digitali. In secondo luogo, Indynetwork (web.vita.it/indynetwork), un indice ragionato delle risorse globalofobe (appuntamenti, agenzie, rassegna stampa, produzioni alternative, gruppi di discussione online, approfondimenti e commenti, uno 'spazio estero' desolatamente deserto).

Infine, il progetto RadioGap (Global Audio Project) - www.radiogap.net -, un servizio radiofonico sul web (e anche in modulazione di frequenza, via radio tradizionale), che raccoglie la produzione di un manipolo di radio movimentiste italiane. RadioGap, poi, è l'unica fonte d'informazione globalofoba italiana che dà ampio spazio alle lingue straniere, con un palinsesto anche in francese, in inglese e in spagnolo. Inoltre, le trasmissioni in diretta vengono affiancate, sul sito, dalle registrazioni (in .mp3) di servizi e programmi: per l'ascolto in differita, ma anche per essere utilizzate da qualsiasi emittente (sottinteso: globalofoba) che lì voglia trasmettere e diffondere nei giorni del G8. Insomma, l'apparato informativo dei contestatori è di eccellente qualità: ma un tantino sovradimensionato, visto che le iniziative di cui parlare, risse e saccheggiamenti a parte, grazie ai furbacchioni nostrani non saranno poi molte.

20 luglio 2001

giuse.mancini@libero.it



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