Quel pasticciaccio brutto di viale Mazzini

Per quel che si è capito, questa vergognosa vicenda della Rai che, con il pretesto della satira, ha riversato una montagna d'insulti su Berlusconi e Dell'Utri, è finita a tarallucci e vino. E' bastato un banale invito dei due presidenti delle Camere perché Zaccaria si rafforzasse dentro il palazzo di viale Mazzini, sbarazzandosi delle contestazioni interne. Contri e Gamaleri sono tornati di corsa ad occupare le sedie abbandonate con gran rimpianto e tutti si sono dichiarati soddisfatti: si colgono le ragioni di Zaccaria, quelle degli altri due francamente no.

Non siamo appassionati ai giochi interni della Rai, ma quanto è accaduto nei giorni scorsi resta inaccettabile. Le dimissioni dei due consiglieri avevano reso evidente e clamorosa la situazione ma, ora che anch'essi sono tornati all'ovile, è affidato a noi, cittadini che paghiamo il canone, il compito di non lasciar seppellire dal compromesso una pagina di inciviltà. Perché una cosa deve restare chiara: che la libertà di esprimersi, anche attraverso il linguaggio graffiante della satira, non l'abbiamo mai messa in discussione. I preoccupati difensori della libertà che in questi giorni sono scesi in campo promuovano un dibattito all'interno dell'Ulivo, visto che D'Alema reagì alle vignette di Forattini con una richiesta di riparazione miliardaria. Noi, esperti delle emarginazioni che si subiscono all'opposizione, abbiamo familiarità con la satira, perché è un'arma che consente di colpire il potere mettendolo alla berlina. Immaginarsi se possiamo ipotizzarne una limitazione, peraltro quando nelle sale di comando ci sono ancora gli altri, i martiri immaginari paralizzati dalla paura di perdere le poltrone.

La Rai ormai è diventata proprietà privata di direttori di rete, comici e conduttori che la usano secondo le proprie convenienze. Non era mai accaduto che un conduttore trattasse male, addirittura assumendo un atteggiamento minaccioso, un ospite e tanto meno che si atteggiasse a decisore del diritto di accesso di un parlamentare. Lo ha fatto Santoro. Così come non era mai accaduto che un comico giudicasse sommariamente un uomo impegnato a difendere la propria innocenza di fronte ai giudici. Lo ha fatto Luttazzi. Contro questa violenza gli uomini liberi debbono insorgere. I sermoni - del capo dello stato come dei presidenti della Camere - vanno respinti perché nella realtà evitano di accertare la verità: la strada della barbarie è lastricata degli espedienti dei prudenti. (diemme)

20 marzo 2001


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