Le
dieci regole del new terrorism
di
Maurizio Stefanini
Ideazione
di settembre-ottobre 2005
Nel 1998 Kevin Kelly, executive editor della celebre rivista dei navigatori
Internet Usa Wired, lanciò le sue famose Nuove Regole per un Nuovo
Mondo: un decalogo per chi vuole cavalcare le nuove tecnologie e non esserne
scavalcato, che contribuì in modo fondamentale al lancio della nuova
etichetta di new economy. L'11 settembre del 2001 lo spettacolare assalto
di al Qaeda contro New York e Washington sembrò porre fine al clima
di euforia che l'idea di una “nuova economia” aveva diffuso. In realtà,
un'analisi attenta dei flussi economici dimostra che quel po' di new economy
assimilabile a una bolla speculativa aveva in realtà già iniziato
a svaporare, né le fasi della crisi economica successiva corrispondono
esattamente ai momenti dell'offensiva del gruppo di bin Laden. Ma, d'altra
parte, proprio il modo in cui al Qaeda agisce dimostra come certe tendenze
di fondo che Kelly e altri avevano individuato non solo continuano a operare,
ma dal mondo delle organizzazioni economiche si sono ormai trasferite anche
a quello dei gruppi terroristi. Non è d'altronde solo dai tempi di
Clausewitz che le logiche di economia, politica e arte militare sono strettamente
collegate.
Nel frattempo, la new economy è stata ribattezzata più opportunamente
net economy: senza voler ancora prestabilire in modo dogmatico che è
iniziata una “nuova economia” in cui le regole della vecchia si siamo modificate,
importa comunque constatare il funzionamento di una peculiare “economia
di Rete” provvista di logiche proprie. Allo stesso modo, esiste ormai un
new terrorism che si basa anch'esso sul principio della Rete, e che nasce
appunto da un data-base di nomi e indirizzi contenuti nel computer di bin
Laden: “la Base”, in arabo al Qaeda. Vogliamo provare a confrontare le dieci
regole della new economy di Kevin Kelly con le modalità d'azione
di questo new terrorism di bin Laden, così come si sono riaffermate
dopo gli attentati alla metropolitana di Londra?
Uno. “Potere allo sciame”. La prima regola di Kelly è quella secondo
la quale nel momento in cui il potere defluisce dal centro, il vantaggio
competitivo appartiene a coloro che si pongono nei punti di controllo decentralizzati.
Ebbene, anche al Qaeda ha abbandonato il principio della centralizzazione
che negli ultimi secoli è stato comune a Stati, corporation, partiti
politici, eserciti e gruppi clandestini. Qualunque gruppo di ragazzini fanatizzati
che in qualunque parte del mondo decida in modo autonomo di farsi saltare
in aria inneggiando ad al Qaeda, quella è al Qaeda.
Due. “Rendimenti crescenti”. Con l'idea che più aumentano le connessioni
tra persone e cose, più le conseguenze di queste connessioni crescono
in proporzioni ancora maggiori, Kelly colpiva al cuore quella Legge dei
Profitti Decrescenti che Marshall aveva posto tra i fondamenti della old
economy. I successi iniziali non sono dunque autolimitanti, ma autoalimentati.
E mentre chi ha acquisito un vantaggio iniziale ne acquisisce uno maggiore,
chi perde mercato continuerà a perderlo. Anche questa è una
similitudine che salta subito agli occhi. Così come per l'impresa
di new economy, anche per al Qaeda il problema non è stato di concepire
nuovi prodotti, ma di farli accogliere subito favorevolmente da almeno un
nucleo influente del mercato. La distruzione di risorse rappresentata dai
kamikaze invece di esaurire la capacità operativa dell'organizzazione
l'ha moltiplicata all'infinito.
Tre. “Abbondanza, non scarsità”. Via via che le tecniche manifatturiere
perfezionano l'arte di rendere le copie più perfette, il valore è
determinato dall'abbondanza piuttosto che dalla scarsità. E mentre
nella old economy le cose che valevano di più erano le più
rare, nella new economy valgono di più le cose più diffuse.
In parte per la logica della Rete, che accresce il valore di prodotti come
fax, telefoni o modem quanti più sono gli utenti che li condividono:
è il famoso paradosso del primo fax, che non valeva niente senza
nessun altro fax a cui inviare un messaggio, e che acquistò invece
tanto più valore quanti più divenivano i soggetti con cui
interloquire. In parte è la logica della tribù, con la moda
della griffe e del logo. Mao è un esempio di teorico della guerra
rivoluzionaria che però concepiva le operazioni in termini di old
war: risparmiare le forze ritirandosi quando il nemico era forte, per poi
colpire in contropiede. Per la “logica di griffe” di al Qaeda “salvaguardare”
i propri combattenti è invece un non senso. Tanti più martiri
si fanno, tanto meglio si potrà sostituirli.
Quattro. “Mirare al costo zero”. Poichè il valore non dipende più
dalla scarsità ma dall'abbondanza, allora la generosità produce
ricchezza. Arrivare a regalare certe utilità previene il crollo dei
prezzi, e permette di trarre vantaggio dall'unica cosa che è veramente
scarsa: l'attenzione umana. La new economy dunque regala giornali per vendere
pubblicità, regala abbonamenti a Internet e cellulari per vendere
telefonate, regala software per vendere computer. Il new terrorism a sua
volta non punta alla concentrazione dello sforzo sul punto debole del nemico
come nella tradizione napoleonica, ma “regala” attentati un po' dappertutto,
proprio perché attrarre l'attenzione è considerato più
importante che rafforzarsi su un territorio. La scelta di bin Laden di “barattare”
la base afgana con la “pubblicità” dell'11 settembre è stata
non casuale, ma strategica. E così l'altra decisione di estendere
alla Francia la strategia dei sequestri, preferendo “punirla” per la legge
del velo che “premiarla” per la non partecipazione alla guerra irachena.
Cinque. “Per prima cosa, alimentare la Rete”. Dal momento che le Reti incrementano
la ricchezza, nella new economy l'obiettivo primario di un'impresa non è
più centrato sulla massimizzazione del proprio valore, ma su quello
dell'intera Rete. Così nel new terrorism la “casa madre” al Qaeda
può anche sacrificare la propria esistenza, se ciò contribuisce
ad alimentare la Rete delle sigle terroriste. Che non sono affatto annesse,
ma di cui anzi si incoraggia al massimo la capacità di autonoma iniziativa.
Sei. “Mollare alla vetta”. Con l'accelerazione dell'innovazione, nella new
economy saper abbandonare in tempo una posizione di successo prima che diventi
obsoleta diviene l'obiettivo più difficile, ma anche il più
essenziale. Nel new terrorism al Qaeda è stata più volte sul
punto di farsi “Stato”, in Sudan e in Afghanistan. Ma questa istituzionalizzazione
avrebbe rappresentato una forma di annacquamento simile a quelle cui sono
andati incontro l'Iran degli ayatollah, o il libanese Hezbollah dopo la
sua trasformazione in partito, o al limite la stessa Arabia Saudita dopo
l'ascesa della dinastia wahabita. Dunque, meglio buttare ogni tanto tutto
a carte quarantotto, per tornare a farsi movimento e galassia.
Sette. “Dai luoghi agli spazi”. Man mano che la prossimità fisica
(luogo) è sostituita dalle molteplici interazioni con tutto, tutti,
in ogni luogo, in ogni tempo, nella new economy anche le opportunità
per le nicchie di intermediazione si espandono enormemente. Insomma, si
consumano sempre meno molecole e sempre più informazioni. E anche
per il new terrorism un fronte sempre più importante diventa quello
di Internet. D'altra parte, per multinazionali come la Coca Cola o la McDonald
il marchio è ormai più importante del prodotto, tant'è
che non stabiliscono vere e proprie filiali, ma si limitano a fornire il
proprio nome in franchising, accompagnandolo con know-how e formazione del
personale. Mutatis mutandis, è una precisa descrizione anche del
modo con cui la multinazionale terrorista al Qaeda fa franchising del proprio
prestigio.
Otto. “Nessuna armonia, tutto flusso”. Poiché turbolenza e instabilità
diverranno norma negli affari, la più efficace possibilità
di sopravvivenza sarà in un costante ma altamente selettivo conflitto
che chiameremo innovazione. Che la flessibilità fosse un aspetto
essenziale anche di al Qaeda lo si vide già al momento del grande
massacro dell'11 settembre, costruito su tanta impudenza e un pugno di taglierini.
Nove. “Tecnologia delle relazioni”. Nel momento in cui il soft prende il
sopravvento sull'hard, nella new economy le tecnologie più potenti
sono quelle che estendono al massimo le relazioni di tutti i tipi. E anche
nel new terrorism l'obiettivo è quello di «incoraggiare i propri
clienti a parlarsi, a formare gruppi di affinità e tribù con
lo stesso hobby». Anche se in questo caso l'hobby è quello
di farsi saltare per aria in mezzo agli infedeli.
Dieci. “Prima l'opportunità, poi l'efficienza”. Dal momento che i
lavori saranno fatti via via da macchine più efficienti, la ricchezza
si farà scatenandosi alla creazione e scoperta inefficiente di nuove
opportunità, era la finale previsione di Kevin Kelly. O, detto in
altri termini, “la produttività è un problema dei robot”.
Anche il new terrorism potrebbe concludere che la conquista dei territori
e la debellatio degli eserciti nemici, antichi equivalenti militari della
razionalità capitalistica, “sono un problema dei marines”. Ai jihadisti,
basta spargere il terrore.
Maurizio Stefanini, giornalista e saggista.
(c)
Ideazione.com (2006)
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