Elogio del Marco fuori corso
di Mario Accolti Gil
Ideazione di settembre-ottobre 2005

Lo so che adesso che vi appare un po' imbolsito e che i digiuni non gli riescono più bene (quello per Sofri l'ha visto arrendersi), sareste anche capaci di suggerirgli una bella cura dimagrante Messegué. So che adesso che l'avete visto sconfitto negli ultimi dissennati referendum dopo averlo visto nelle precedenti elezioni ridotto a far parte per se stesso, lui ch'è stato uno dei fautori del bipolarismo, può sembrarvi che abbia fatto il tempo suo.

Eppure vi posso assicurare che Marco da giovane era bello come un fiore, davvero un Giacinto, anzi un Narciso. Erano i tempi della lotta contro l'abrogazione del divorzio e poi per la depenalizzazione dell'aborto, tempi in cui, coi due grandi partiti-chiesa incapaci (come s'era già visto col primo centrosinistra) di capire le nuove esigenze del paese, ci volevano il suo sfrenato egocentrismo, il suo esibizionismo, il suo delirante furore, il suo gusto dell'avventura, la sua purissima passione politica, il suo piacere nell'andare controcorrente per buttarsi nella mischia, rimescolare gli schieramenti, dare coraggio ai progressisti pavidi, e vincere.

In quelle occasioni egli conficcò l'arma del referendum nel cuore di questioni vitali interpretando, lui egocentrico disinteressato e visionario, i prosaici, egoistici ma legittimi e sacrosanti interessi della maggioranza degli italiani. Poi però, avendo il sistema (che per lui è tutto un regime) in gran dispetto, ha cominciato a reclutare imberbi disinseriti, impolitici immaturi e libertari integralisti per le battaglie più strampalate o più sottilmente iperpolitiche che solo uno come lui che s'è formato alla politica universitaria degli anni Cinquanta riusciva a inventare e capire. E fu la volta che fece eleggere Toni Negri e Cicciolina.

Pannella però non è un puro movimentista come se ne trovano a bizzeffe nel mondo anglosassone, è un iperpolitico senza partito (senza partito perché ha divorato i suoi discepoli) che usa i referendum per costringere a viva forza gli italiani riottosi a mutare costumi e valori e per forzare le decisioni di un parlamento dove lui non è più di casa e quelle di un governo di cui avrebbe fatto volentieri il ministro. Il problema è che non ci azzecca più tanto, visto che a suo tempo si vantò – e non gli parve vero! – di essere stato il regista dell'elezione di Oscar Luigi Scalfaro a presidente della Repubblica.

Lui che in giovinezza scelse per sé il nome dell'evangelista più profetico e tenebroso, oggi, vedendosi messo in croce fra i due poli a cui s'è offerto invano non senza aver tralasciato d'insultarli, s'identifica direttamente col Messia confidando nella propria resurrezione.

Che gli auguriamo di cuore, non dimentichi del glorioso passato, pronti a perdonargli i passati errori e i futuri, se solo per una volta riuscisse a riconoscere di aver sbagliato e vi ponesse rimedio. È quello che ogni buon politico sa all'occorrenza di dover fare. Ma non lui, sicché è facile prevederlo vittima della coazione a ripetersi, a rischio di finire, come già accadde a un altro Napoleone, in farsa.

Gli è che Marco sa di avere l'intelligenza, la genialità, il carisma e l'intraprendenza di un grande leader. Sarebbe stato in effetti un nuovo Duce, se non fosse troppo democratico e troppo egocentrico. Drogato di sé, è davvero un politico che s'è fatto da solo: le sue iperpoliticissime battaglie non hanno in realtà altro obiettivo concreto che non sia quello di contrapporlo, inesauribile e perennemente insoddisfatto, contro quel sistema che egli sente di avere i mezzi per dominare e fare suo.

Pannella insomma ha smesso da un pezzo di essere un caso politico (lo fu quando gli altri politici erano troppo savi per capire la gente) e si è rivelato un umanissimo caso umano, da guardare col rispetto e la simpatia che si portano di buon grado non alla vittima che lui finge d'essere, ma a un indomabile vecchiaccio prepotente, posseduto da un inestinguibile invidiabile infantile desiderio di onnipotenza.

Facciamo un piccolo esempio. Tempo fa il nostro annunciò che non avrebbe rinunciato a fumare in nome della libertà di dire no ai buonisti che poco laicamente vogliono imporre la virtù a colpi di legge. Detto così, sembra sacrosanto. In realtà, a parte il fatto che chi è per lo spinello libero non poteva certo dichiararsi contro il fumo delle comuni sigarette, è sintomatico che Pannella non abbia nemmeno sospettato che forse il ministro Veronesi non intendeva certo impedirgli d'intossicarsi quanto gli pare, ma solo d'intossicare o almeno infastidire gli altri. Ma i diritti degli altri che lui ha sempre tutti difeso, il principio liberale secondo cui la propria libertà finisce là dove comincia quella degli altri, a lui che pure è un vero laico, stavolta non gli son passati neppure per l'anticamera del cervello perché ha avuto la reazione tipica, profondamente irrispettosa, del minoritario prepotente che si crede vocato a sfidare il mondo e a cambiarlo anche se quello non ha nessuna voglia di cambiare.

In un'altr'epoca un tipo come lui sarebbe stato un grande profeta, di quelli integerrimi ma tremendi che nella Bibbia rompevano i coglioni ai re esortandoli alle imprese più disastrose e che ai tempi delle crociate guidarono i bambini all'autodistruzione. E in un certo senso lo è stato (anche se non certo di quelli disarmati, anzi armato, armatissimo dell'arma del ricatto non violento).

Non più, direi, di quella del referendum, che per aver troppe volte bandita a sproposito, gli si è, ci si è, purtroppo spuntata in mano. Ma, oggi che il vecchio leone, acciaccato com'è e infastidito da nugoli di parassiti, appare prossimo a uscire di scena e rassegnato a trovare ospizio nello zoo dell'Unione, l'onore delle armi lo merita lo stesso, visto che oggi sono alla ribalta non più tanto i radicali ma verdi, no global, pacifisti, centri sociali e altri borderlines della politica molto meno puri e assai più balzani di lui, politico puro in entrambi i sensi. Vedremo come se la caverà in tale compagnia. Può contare su giovani discepoli, accorti e solerti, ma pare proprio destinato a perdere la piccola pattuglia di compagni liberisti, che nelle antiche battaglie erano riusciti a conservare la propria personalità.

Divino Pannella! Come Saturno – è vero – ha divorato i suoi figli che non sopporta adulti, ma ha pur partorito come Giove dalla testa una figlia armata e sapiente, Emma Minerva Bonino. C'è qualcosa di bello e perfino dolcissimo in questo passaggio del testimone da un libertario egocentrico e straripante come Marco a una donna tenace e concentrata che non s'è fatta né deludere né distruggere. Ché se tutto il femminismo italiano non avesse prodotto che lei, ce ne sarebbe comunque d'avanzo.




Mario Accolti Gil, giornalista, è stato caporedattore del Giornale Radio Rai e membro del comitato di redazione di Mondoperaio negli anni di Craxi. Collabora con testate quotidiane su temi di cultura e politica.

(c) Ideazione.com (2006)
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