La Tangentopoli sul Reno
di Heinz-Joachim Fischer
Ideazione di maggio-giugno 2000

Ancora non si capisce bene quando finirà. È difficile prevedere quali saranno le conseguenze dello scandalo dei finanziamenti illegali alla Cdu tedesca e al suo vecchio cancelliere Helmut Kohl, che da mesi brucia senza fiamma. Si tratta di finanziamenti e finanziatori, conti all’estero e cifre presumibilmente in contanti, di soldi per il partito che non sono stati sottoposti all’occhio attento del sistema di controllo dello Stato. Quindi di violazione della legge tedesca sul finanziamento dei partiti. Si fa strada il ricordo della crisi italiana nella prima metà degli anni Novanta, del coinvolgimento di un’intera classe dirigente politica nel sistema della corruzione, dell’abuso di ufficio e non solo di isolate violazioni della legge sul finanziamento dei partiti. L’Italia negli “anni del fango”; una repubblica plasmata dall’onnipresenza del traffico illegale di denaro. Si fanno paragoni, si stabiliscono parallelismi. Tangentopoli sul Reno e sull’Elba?

Un lunedì mattina in Germania i giornali hanno scritto che Kohl, quando era presidente della Cdu e cancelliere, aveva «fatto spezzettare dei grossi finanziamenti per mantenere segreti i nomi dei protettori della Cdu – contro lo spirito della legge sui partiti». Così scriveva il settimanale di Amburgo Der Spiegel, che non è bendisposto né nei confronti della Cdu né nei confronti di Kohl e fin dall’inizio del suo cancellierato nell’ottobre del 1982 si è lagnato del suo fallimento, settimana dopo settimana, per 16 anni. La divisione di 120.000 marchi, circa 120 milioni di lire, in somme di 20.000 marchi (20 milioni di lire) – che in base alla legge vigente non doveva essere fatta – rappresenta forse un crimine inaudito, in disprezzo della democrazia e della costituzione da parte dell’allora capo del governo? O è stato l’imprenditore di Amburgo (di nome Otto) a volere che i suoi finanziamenti restassero anonimi e per questo li ha fatti passare attraverso diverse società da lui controllate?  Il presidente del Bundestag Thierse – Spd – dice, rivolto alla Cdu ma anche al suo stesso partito, che ricorreva abitualmente a questa pratica: “Chi spezzetta grossi finanziamenti commette una violazione della legge”. Davvero? O un cittadino non può tranquillamente usare le scappatoie della legge? O viceversa: uno Stato che voglia regolamentare tutto senza alcuna lacuna, diventa inumano, chiede troppo ai suoi cittadini. Ma l’obiezione principale dell’opinione pubblica tedesca è sempre la stessa: proprio i politici che hanno fatto le leggi, le hanno poi infrante o prese alla leggera. Proprio quelle regole che il legislatore, vale a dire la volontà giuridica dei cittadini, aveva espressamente posto come freno alle loro spese.

Un mercoledì il Frankfurter Allgemeinen Zeitung scrive che il servizio di sicurezza di Stato (Stasi) della Ddr (lo Stato tedesco comunista fino al 1989/90) sapeva dei conti all’estero della Cdu. Sorge il sospetto che l’affare di Kohl e della Cdu sia un grande intrigo orchestrato per sminuire o addirittura annientare l’operato del “cancelliere dell’unificazione” e i meriti dei democristiani tedeschi nell’unificazione tedesca e in Europa all’occhio dell’opinione pubblica. Kohl stesso ha espresso occasionalmente la preoccupazione che questi innegabili errori – sulla cui gravità e entità si potrebbe anche discutere, visto che sono stati piuttosto limitati nelle dimensioni – siano stati gonfiati oltre misura con chiari fini politici. In questo modo si poteva condurre una campagna a danno della Cdu, mettere in giro delle gravi calunnie su di lui, fingendo di difendere lo Stato di diritto. Senza dubbio dal novembre scorso l’affare Kohl-Cdu ha fatto comodo alla sinistra. Ha aiutato il governo rosso-verde, composto da socialdemocratici e Verdi e guidato dal cancelliere Schröder, a uscire dal pantano. L’affare continuerà a “cuocere”, per garantire a lungo alla sinistra la superiorità politica? Che ruolo ha giocato in tutto questo la Stasi della Ddr? Anche qui era all’opera il pericoloso braccio del servizio segreto comunista? Non si è trattato, dunque, che di una forma di contrasto politico a vantaggio dell’Spd? Quindi molto gradito all’avversario politico? Domande su domande. Domande alle quali si potrà rispondere, in Germania come all’estero, solo quando si accerteranno i fatti, si chiariranno le circostanze in cui si sono verificati e saranno identificate le persone coinvolte e le loro responsabilità. Quando sarà colmato l’abisso, che si è visibilmente aperto fra le gravi accuse dell’opinione pubblica tedesca contro l’ex cancelliere e il suo, stando alle sue dichiarazioni, “non avere niente da rimproverarsi”. Helmut Kohl, che il 3 aprile di quest’anno ha festeggiato il suo settantesimo compleanno con riservatezza ma senza disperazione e pentimenti, ha rappresentato per molto tempo l’incarnazione della coscienza giuridica dei tedeschi e un capo di Stato la cui rettitudine non veniva messa in dubbio neanche dagli avvesari politici. Nessuno insinua, infatti, che Helmut Kohl, per motivi di arricchimento personale abbia preso decisioni politiche in considerazione di finanziamenti per sé o per il partito. Ma allora cos’è che da una parte induce Kohl a tenere fede alla parola data e non rivelare i nomi dei finanziatori e che d’altra parte induce gran parte dell’opinione pubblica a dubitare e addirittura a perdere la fiducia nella “credibilità della democrazia dei partiti”? Evidentemente Kohl ha dei motivi per ritenere il suo onore personale più importante dell’osservanza delle regole sul finanziamento pubblico dei partiti. Ma l’opinione pubblica e la maggior parte dei commentatori lo ritiene un motivo sufficiente per mandare sotto processo l’ex cancelliere.

Senza dubbio Kohl avrebbe dovuto saperlo: in tutte le democrazie il finanziamento dei partiti è un argomento delicato, seguìto attentamente dai cittadini. E a ragione. L’indipendenza dei partiti non deve essere alterata o addirittura minata dai finanziamenti. Per questo lo Stato, in Germania come in Italia, è generoso con i partiti e li finanzia con denaro pubblico. Cosa che però riesce solo a destare maggiore appetito. Perché, quasi senza eccezioni, i partiti si lamentano delle loro finanze malandate. Soltanto i piccoli partiti, quelli nuovi, quelliche non sono ancora abituati all’abbondanza di denaro e possono aumentare allegramente le spese, si sentono sufficientemente considerati. Da ciò l’opinione pubblica, in Italia e in Germania, conclude che i partiti dovrebbero accontentarsi di quello che hanno senza pescare nel torbido. I partiti tedeschi, in particolare la Cdu, lo hanno scoperto negli anni Ottanta, quando scoppiò lo scandalo sui finanziamenti ai partiti del miliardario Flick e venne istituita una commissione d’inchiesta parlamentare.

L’odierno scandalo che coinvolge Kohl e la Cdu risale all’inizio degli anni Novanta. Riepiloghiamo i fatti.

– 26 agosto 1991: in Svizzera il commerciante d’armi – pecunia non olet – Schreiber, in presenza dell’allora tesoriere della Cdu Kiep, consegna al revisore dei conti (incaricato dalla Cdu) Weyrauch un milione di marchi in contanti.

– 5 novembre 1999: nell’inchiesta del pubblico ministero (istruita contro di lui per evasione fiscale) Kiep dichiara che questo milione di marchi era arrivato alla Cdu sotto forma di finanziamento.

– 6 novembre 1999: Helmut Kohl, non più cancelliere dall’ottobre del 1998, assicura di non sapere niente di questo finanziamento. Nello stesso mese l’ex procuratore generale della Cdu Lüthje conferma l’esistenza di questo finanziamento e dice di averne usufruito egli stesso, insieme ad altri; Kiep rivelò al pubblico ministero l’esistenza di altri conti segreti della Cdu; Kohl nega che si trattasse di una tangente in cambio del permesso del governo di fornire carri armati all’Arabia Saudita; inoltre Weyrauch riferisce al pubblico ministero che per anni, d’intesa con Kiep e Lüthje, erano stati trasferiti finanziamenti su questi conti, dei quali la centrale della Cdu non era al corrente e che non erano soggetti al controllo fiscale.

– Alla fine del novembre del 1999 prima l’ex segretario generale della Cdu, Geißler, poi il presidente del partito (dal 7 novembre 1998), Schäuble, confermano l’esistenza di tali conti sotto la responsabilità del capo del partito (Kohl) e del tesoriere (Kiep). Nel presidium della Cdu Helmut Kohl ammette di essere stato a conoscenza di questo. Questa prassi dei conti separati dalla contabilità ufficiale del partito gli era parsa sostenibile; allo stesso tempo si scusa per la mancanza di trasparenza dei finanziamenti, la mancanza di controlli e le possibili violazioni della legge sul finanziamento dei partiti.

– 2 dicembre 1999: il Bundestag istituisce una commissione parlamentare d’inchiesta “finanziamento dei partiti e traffico d’armi”. Il presidente della Cdu Schäuble dichiara di avere una volta incontrato il commerciante d’armi Schreiber, non menziona però passaggi di denaro.

– Il segretario generale del Landesverband della Cdu in Assia, Müller, conferma quanto dicharato da Weyrauch: fra il 1989 e il 1991 il partito aveva ricevuto somme dall’estero per più di sei milioni di marchi; l’ex tesoriere della Cdu dell’Assia, il Principe di Wittgestein, formula l’ipotesi che il denaro potesse provenire da emigranti ebrei (l’erronea allusione agli ebrei ha in Germania un effetto particolarmente infelice).

– 16 dicembre 1999: in una trasmissione dell’emittente televisiva Zdf, Helmut Kohl dice di aver preso, fra il 1993 e il 1998, finanziamenti per 1,5-2 milioni di marchi. Dice anche di non averli consegnati alla ordinaria contabilità del partito, ma di averli usati per il lavoro del partito soprattutto nei nuovi Länder della ex Ddr. Ammette di aver commesso un errore. Dice di aver dato ai finanziatori la sua parola d’onore, assicurando loro che non avrebbe fatto i loro nomi e che la manterrà.

– 21 dicembre: in un articolo per il Frankfurter Allgemeine Zeitung il segretario generale della Cdu Angela Merkel prende le distanze da Helmut Kohl ed esorta il partito a distaccarsi dal padre e patriarca.

– 31 dicembre 1999: la Cdu presenta un nuovo rendiconto per il 1998, da cui risultano finanziamenti nell’ordine di circa 1,5 miliardi di marchi non regolarmente registrati.

– 2 gennaio 2000: la Cdu dell’Assia ammette di non aver registrato denaro per circa 2 milioni di marchi, destinato alla campagna elettorale.

– 3 gennaio: la procura della repubblica di Bonn apre un’indagine contro Kohl sospettato di aver mentito a svantaggio della Cdu.

– 10 gennaio: Schäuble ammette in televisione di aver ricevuto da Schreiber un finanziamento di 100.000 marchi (cento milioni di lire) in contanti, che è stato utilizzato per l’attività del partito senza essere registrato.

– 14 gennaio: l’ex presidente della Cdu del Landesverband in Assia ed ex ministro dell’interno, Kanther, ammette di aver trasferito negli anni Ottanta milioni di marchi su conti segreti in Svizzera e di averli ripresi in seguito, fingendo che si trattasse di eredità. Poiché questo denaro era stato utilizzato anche per la campagna elettorale del presidente dell’Assia (dal marzo 1999), Roland Koch, l’opposizione dell’Spd ne chiede le dimissioni.

– 18 gennaio: a Berlino la leadership della Cdu consiglia a Kohl di lasciare silenziosamente l’incarico di presidente onorario del partito ed egli lo fa. Nel Bundestag Schäuble chiede scusa per le violazioni della legge sul finanziamento dei partiti, commesse dalla leadership  del partito, ma non può ancora dare indicazioni definitive e precise sull’ammontare del denaro in nero.

– 26 gennaio: Il ministro delle finanze Spd, Schleußer della Renania-Westfalia, si dimette per irregolarità. La commistione fra vita privata e dovere d’ufficio a svantaggio delle finanze dello Stato grava sul politico socialdemocratico – si parla di cose simili anche per il presidente della Repubblica Rau – e suggerisce al partito di governo di essere prudente nell’accusare la Cdu.

– 31 gennaio: Il presidente della Cdu Schäuble ammette di aver avuto un altro incontro con Schreiber. Vengono scoperte altre lacune nei resoconti e nuovi conti sconosciuti della Cdu.

– 15 febbraio: il presidente del Bundestag Thierse (Spd) condanna la Cdu a pagare allo Stato 41,3 milioni di marchi (41 miliardi di lire) come risarcimento danni per aver violato la legge sul finanziamento dei partiti.

– 16 febbraio: Wolfgang Schäuble si dimette da entrambi i suoi incarichi: presidente della Cdu e capogruppo della Cdu in Bundestag.

– 27 febbraio: nelle elezioni regionali dello Schleswig-Holstein l’Spd vince nettamente sulla Cdu. Prima dello scoppio dello scandalo, nel novembre del 1999, in tutti i sondaggi quest’ultima era chiaramente in vantaggio.

– 29 febbraio: l’avvocato quarantaquattrenne Friedrich Merz viene eletto successore di Schäuble come capogruppo della Cdu nel Bundestag.

– A marzo il ministro della Cdu dell’Assia, Koch, viene riconfermato, il segretario generale della Cdu Angela Merkel viene scelta come unico candidato per la presidenza del partito. Helmut Kohl riesce a raccogliere circa sei milioni di marchi (sei miliardi di lire) in una iniziativa personale per raccogliere fondi; in questo modo cerca di diminuire i danni materiali per la Cdu.

Da questa cronologia degli avvenimenti emergono differenze e somiglianze con la Tangentopoli italiana. Più differenze che somiglianze. In entrambi i casi ci troviamo di fronte a violazioni della legge vigente sul finanziamento dei partiti (nella formulazione tedesca come in quella italiana). Violazioni tanto meno giustificabili in quanto commesse da coloro che hanno formulato tali leggi e dovrebbero essere i primi responsabili della loro osservanza. Se non altro per furbizia, l’ex cancelliere Kohl e il suo successore alla presidenza della Cdu avrebbero dovuto attenersi strettamente alle leggi, anche se queste apparivano loro un ostacolo ad un’attività di partito efficiente, snella e “non burocratica”. Non vi sono indizi che indicano che i leader del partito si siano arricchiti personalmente. Il fatto che con questo denaro Kohl abbia rafforzato la sua posizione nel partito, faceva quasi parte dei suoi doveri e presumibilmente delle condizioni dei finanziatori, che davano a lui personalmente il denaro.

A differenza dell’Italia, non vi sono parti materialmente lese. Finora nessun finanziatore ha sporto querela per essere stato costretto da Kohl o dalla Cdu a dare denaro, o per essere stato ricattato in situazioni difficili. In Germania le accuse di corruzione attiva e passiva, di abuso di potere tramite politici influenti – che in Italia sono state importantissime e per prime hanno portato alla luce il comportamento illegale della classe dirigente in tutta la sua gravità – si sono sgonfiate. Dopo essere state prese brevemente in considerazione dall’opinione pubblica e dal pubblico ministero, sono state nuovamente lasciate cadere. Niente suggerisce che i finanziamenti abbiano influenzato decisioni politiche di peso con conseguenti danni allo Stato. Quando in Italia venne fuori il sistema della corruzione, lo Stato aveva accumulato debiti enormi a causa della smania di spendere dei politici, o più precisamente a causa di decisioni sbagliate determinate dalle tangenti. Dopo 16 anni (dal 1982 al 1998), il bilancio del governo del cancelliere Kohl, al contrario, è positivo. Per questo le conseguenze negative per la Cdu dovrebbero essere piuttosto limitate.

 

traduzione di Barbara Mennitti

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