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    virtù del populismoL'ALLEGORIA POPULISTA
    DEL MAGO DI OZ
 di Consuelo
    Angiò
Nell’aprile
    1900 veniva pubblicato Il meraviglioso mago di Oz, un racconto per bambini
    che riscosse immediato successo e divenne ben presto un classico della
    letteratura per l’infanzia. Sebbene il libro fosse stato scritto per
    intrattenere un pubblico giovane, nel concepirlo il suo autore, L. Frank
    Baum, si era ispirato alla realtà sociale, economica e politica degli Stati
    Uniti di fine secolo, realtà che, in quanto editorialista di un giornale di
    provincia, l’Aberdeen Saturday Pioneer, nonché genero della suffragista
    Matilda Gage, conosceva a fondo. La storia del Mago di Oz costituisce,
    pertanto, un prezioso documento di critica sociale dell’America di fine
    Ottocento, quando il populismo e la sua ideologia non erano ancora
    declinati. L’ultimo ventennio del XIX secolo fu un periodo cruciale della
    storia degli Stati Uniti, caratterizzato da un alto livello di tensioni e di
    fermento sociale e politico. L’industrializzazione del Nordest del paese
    poneva per la prima volta la questione operaia. Quelli di fine secolo furono
    anni di grandi conflitti industriali: Haymarket, Homestad, Pullman. La
    questione agraria, tuttavia, era notevolmente più complessa e
    pressante.  L’America
    era ancora caratterizzata da una economia prevalentemente agricola. Le
    innovazioni tecnologiche e scientifiche avevano causato un aumento della
    produzione agricola, che a sua volta aveva portato ad una diminuzione dei
    prezzi. Politiche ferroviarie discriminatorie e politiche economiche
    restrittive da parte del governo indebolirono ulteriormente la posizione
    degli agricoltori. Conseguentemente, quest’ultimi si trovarono a dover far
    fronte ad una depressione economica che in molti casi li obbligò alla
    vendita delle fattorie. Dopo il 1887, il Kansas, in particolare, fu colpito
    da un lungo periodo di siccità e una media di tre fattorie su quattro
    dovettero essere ipotecate. Molti agricoltori cominciarono a invocare il
    libero coniaggio dell’argento come panacea dei problemi economici e
    sociali che li affliggevano, criticando lo standard aureo, istituito a
    partire dal 1873, con l’accusa che favoriva lo sviluppo industriale a
    danno di quello agricolo e il Nordest del paese a danno dell’Ovest e del
    Sud. Il libero coniaggio dell’argento divenne dunque sinonimo di maggiore
    liquidità, aumento dei prezzi dei prodotti agricoli e ritorno alla
    prosperità. Il crescente malcontento diede vita a una serie di movimenti
    politici e si concretizzò infine nella costituzione di un Partito
    populista, la cui piattaforma politica prevedeva la sfida al potente sistema
    bancario, al monopolio delle ferrovie e allo standard aureo, causa degli
    alti tassi di interesse e del basso livello di circolazione monetaria. Le
    speranze dei populisti culminarono con la candidatura del maggior esponente
    del partito, William Jennings Bryan, a tre consecutive elezioni
    presidenziali, nel 1896, 1900 e 1904. Tuttavia, Bryan non riuscì a
    coalizzare i voti degli operai del Nordest e fu ripetutamente sconfitto. La
    natura allegorica del Mago di Oz è già evidente nel titolo. Oz, è infatti
    l’abbreviazione di once, la misura usata nel coniaggio dell’oro e
    dell’argento. Quanto ai personaggi, Dorothy rappresenta l’uomo comune
    (everyman), lo Spaventapasseri rappresenta l’agricoltore, il Boscaiolo di
    latta è l’operaio e il Leone codardo impersona William Jennings Bryan. La
    città di smeraldo, verde come i dollari a simboleggiare il potere del
    denaro (money power), è Washington e il mago ciarlatano ovviamente è il
    presidente degli Stati Uniti. La strega cattiva dell’Est rappresenta
    banchieri e capitalisti, mentre sua sorella, la strega cattiva dell’Ovest,
    raffigura il monopolio ferroviario, le compagnie ipotecarie e la natura
    indomita. Infine, le scarpe d’argento, che Dorothy indossa dopo aver
    accidentalmente ucciso la strega cattiva dell’Est all’inizio del
    racconto, simboleggiano il potere che i populisti attribuivano al libero
    coniaggio dell’argento. Tuttavia, la strada che conduce alla città di
    smeraldo è lastricata di mattoni gialli, come lo standard aureo adottato in
    quegli anni. Il racconto comincia con la fortuita uccisione della strega
    cattiva dell’Est da parte di Dorothy, che un tornado ha trasportato miglia
    e miglia lontano dal Kansas (una regione in cui i piccoli agricoltori
    indipendenti sono ancora la norma) dove zia Em e zio Henry possiedono una
    piccola fattoria e conducono una vita fatta solo di duro lavoro, ignorando
    il significato della parola “gioia”. La loro condizione è talmente
    precaria, dice Dorothy, da non potersi nemmeno permettere di “indossare il
    lutto”. L’uccisione della strega cattiva dell’Est (banche e capitale)
    libera i Munchkins (la piccola gente) e attribuisce a Dorothy il possesso
    delle scarpe d’argento che appartenevano alla strega e che sono dotate di
    un potere magico. Sfortunatamente, né Dorothy, né i Munchkins e nemmeno la
    strega buona del Nord (gli elettori del Nord) sanno in cosa consista questo
    potere.  Così,
    la strega buona, che ammette di non essere altrettanto potente delle due
    streghe cattive, spiega a Dorothy che l’unica persona in grado di aiutarla
    a fare ritorno in Kansas è il potente Mago di Oz. Per raggiungere la città
    di smeraldo, dove il Mago vive, Dorothy dovrà seguire una strada di mattoni
    gialli (lo standard aureo) che è l’unica strada a condurre colà. Durante
    il suo viaggio Dorothy incontra tre personaggi. Il primo di essi è lo
    Spaventapasseri, una figura agraria, imbottita di paglia e senza cervello.
    Nel 1986, W.A.White aveva pubblicato un articolo dal titolo “Qual’è il
    problema in Kansas?” (What’s the Matter with Kansas), in cui accusava
    gli agricoltori di essere ingnoranti, irrazionali e anche un po’ tonti. Più
    avanti nel racconto, il Mago spiegherà allo Spaventapasseri che solo «l’esperienza
    conduce alla conoscenza» e che, dunque, la vera intelligenza nasce
    dall’esperienza. Nei suoi articoli editoriali, Baum aveva spesso
    rappresentato il movimento degli agricoltori come un nobile tentativo di
    recuperare il controllo politico a favore dell’uomo comune. Il finale
    utopico del libro, vede lo Spaventapasseri assumere il potere ad Oz, dopo
    che il Mago si dilegua in una mongolfiera. Il secondo personaggio ad unirsi
    alla compagnia è il Boscaiolo di latta. Egli è l’operaio industriale,
    che la strega cattiva dell’Est ha trasformato in una macchina senza cuore.
    In realtà, spiega il Boscaiolo, egli una volta viveva come lavoratore
    indipendente nella terra dei Munchkins. Ma la strega cattiva lo volle punire
    per essersi inammorato di una ragazza, e così stregò la sua accetta. Ogni
    nuovo colpo inferto tagliò via una parte del suo corpo, che il Boscaiolo
    sostituì con parti in latta finché non rimase più nulla di umano in lui.
    Ma la perdita per cui egli soffre maggiormente è quella del suo cuore; ed
    è proprio un cuore che domanderà al potente Mago di Oz. La compagnia si
    completa quando i nostri incontrano il Leone codardo, che ha imparato a
    farsi rispettare ruggendo il più forte possibile. In realtà, messo di
    fronte a una decisa opposizione, il Leone rivela la sua vera natura. «Ho
    imparato, spiega, che se ruggivo molto forte ogni creatura vivente si
    spaventava e si toglieva di mezzo… Se gli elefanti e le tigri e gli orsi
    avessero provato a battersi, sarei scappato io – Sono un tale codardo».  Il
    Leone codardo impersona Bryan, il candidato populista, nei confronti del
    quale gli elettori e gli attivisti si erano creati grandissime aspettative,
    presto deluse. Baum illustra in tono satirico i rapporti tra Bryan e il
    mondo operaio: quando il Leone incontra il Boscaiolo di latta, gli dà una
    zampata. Ma con sua grande sorpresa, «non riuscì a fare alcuna impressione
    sulla latta, sebbene il Boscaiolo cadde in terra e rimase immobile». Baum
    si riferisce al fatto che, nel 1896, gli operai del Nord subirono pressioni
    da parte dei datori di lavoro e finirono col votare per McKinley. Stupito,
    il Leone aggiunge: «mi ha quasi spuntato gli artigli» e prosegue, «Quando
    ho graffiato la latta, ho sentito un brivido freddo lungo la schiena».
    Giunti alla città di smeraldo, Dorothy e i suoi compagni di viaggio,
    scoprono che tutti là sono obbligati a indossare occhiali verdi, il che
    significa che a Washington il denaro è misura di tutto. Il “Grande e
    Terribile Oz”, che più tardi si rivelerà essere semplicemente “un
    ometto con la testa pelata e la faccia rugosa”, non si mostra mai in
    pubblico. Quando i compagni di viaggio sono separatamente ammessi al suo
    cospetto, Oz appare loro in differenti guise. Lo Spaventapasseri vede una
    bellissima donna, forse ad indicare che gli agricoltori subivano le lusinghe
    dei politici che promettevano molto e mantenevano poco. Il Boscaiolo,
    invece, vede una «bestia terribile», come avrebbe fatto qualsiasi operaio
    dell’Est dopo i conflitti degli anni Novanta, durante i quali il
    presidente si era schierato dalla parte degli industriali.  Il
    Leone si trova di fronte ad una grande palla di fuoco che lo obbliga a
    indietreggiare, così come i movimenti riformisti dell’epoca erano spesso
    costretti ad abbandonare qualsiasi tentativo di sfidare il potere centrale.
    Il Mago promette di esaudire le richieste di ognuno a patto che il piccolo
    gruppo riesca ad uccidere la strega cattiva dell’Ovest. Durante la
    spedizione, lo Spaventapasseri darà prova di intelligenza, il Boscaiolo
    dimostrerà di avere un gran cuore e il Leone si rivelerà molto coraggioso.
    La strega cattiva dell’Ovest, che conosce l’enorme potere delle scarpe
    d’argento indossate da Dorothy, viene finalmente uccisa. Le scimmie alate
    (gli Indiani d’America) e i gialli Winkies (i cinesi che lavoravano alla
    costruzione delle ferrovie e nelle miniere dell’Ovest) sono liberati.
    Tuttavia, tornando ad Oz, i nostri scoprono con grande disappunto che Oz
    «è un brav’uomo» ma un «pessimo Mago». In realtà lo Spaventapasseri,
    il Boscaiolo e il Leone hanno già ciò che desideravano: un cervello, un
    cuore e il coraggio. L’unica a non poter riscuotere la propria ricompensa
    è Dorothy. In suo soccorso viene la strega buona del Sud che le rivela lo
    straordinario potere delle scarpe d’argento. Saranno loro a ricondurre
    Dorothy da zia Em e zio Henry. Ironia della sorte, durante il volo di
    ritorno a casa, le scarpe scivolano dai piedi della bambina e si perdono per
    sempre, così come il movimento populista lasciò ben presto cadere tutte le
    proprie rivendicazioni. Il racconto si conclude ottimisticamente con lo
    Spaventapasseri lasciato a regnare su Oz, il Boscaiolo che andrà a
    governare l’Ovest e il Leone che proteggerà gli animali più piccoli «in
    una grande vecchia foresta». Ad indicare che gli interessi degli
    agricoltori acquisteranno importanza a livello nazionale,
    l’industrializzazione si sposterà ad Ovest e Bryan comanderà in una
    foresta abitata solo da politici di piccolo calibro. Nondimeno,
    si tratta di un lieto fine. A dimostrazione del fatto che, nei primi anni
    del Novecento, in America c’era ancora spazio per sperare nel successo di
    un sistema economico e sociale alternativo all’allora nascente potere
    delle grandi corporations, e una larga fetta della popolazione del paese
    credeva che i valori difesi dal populismo fossero gli unici veramente in
    grado di garantire una vita migliore. Bibliografia Esistono
    numerosi saggi dedicati all’allegoria populista del Mago di Oz. Qui ci
    limitiamo a riportare quelli maggiormente significativi. Henry M.
    Littlefield, “The Wizard of Oz: Parable on Populism”, American Quoterly
    16 (Spring, 1964), che costituisce il primo studio sull’argomento. Per un
    approfondimento dei temi economici dell’allegoria Hugh Rockoff, “The
    ‘Wizard of Oz’ as a Monetary Allegory”, Journal of Political Economy,
    98.4 (1990). Infine, il saggio di Gretchen Ritter, “Silver Slippers and a
    Golden Cap: L. Frank Baum’s The Wizard of Oz and Historical Memory in
    American Politics”, Journal of American Sudies, 31 (1997) analizza in
    particolare la “geografia politica di Oz” e il rapporto tra populismo e
    memoria storica. 
    (Ideazione Marzo-Aprile 2000) |  |