L'Europa dei
    moderati 
    
    RICOMINCIAMO 
    DALLA GERMANIA
    
    Il lungo viaggio di Ideazione attraverso l’Europa
    dei moderati approda questa volta in Germania. Non è una tappa casuale,
    anzi è quasi un chiudere il cerchio nel punto esatto dal quale si era
    partiti. Si ricomincia da Kohl, a otto mesi dalla sua sconfitta elettorale,
    da quel settembre 1998 che segnò l’ultimo atto di un’offensiva
    socialdemocratica in tutta Europa. Una sconfitta annunciata, eppure dal
    forte valore simbolico, dal momento che era l’ultimo grande leader
    moderato di una lunga stagione politica a lasciare il campo. 
    Da allora, Ideazione si è messa in viaggio,
    attraverso le presunte rovine dell’Europa liberal-moderata: l’Italia di
    Berlusconi, Fini e Casini ma anche di Cossiga e Buttiglione, la Francia di
    Chirac e della diaspora neogollista, l’Inghilterra degli abulici eredi
    della Thatcher, fino alla Spagna dell’astro nascente José Maria Aznar.
    Spezzoni di centro-destra, alla faticosa ricerca di una strategia e di una
    identità comuni, oscillanti tra un popolarismo rinnovato e un liberismo di
    ritorno. Siamo andati alla scoperta di un concetto assai di moda, quello del
    moderatismo, memori di quanto osservava Sergio Romano (Ideazione 6/98):
    "Il moderato non lancia grandi idee, non formula piani di largo
    respiro, non ha intuizioni coraggiose e geniali. Non è lui che scrive
    l’agenda di cui dovranno discutere, negli anni seguenti, gli uomini
    politici del suo Paese. Il moderato aspetta che altri decida il da farsi e
    interviene poi per diluire, sfumare, sgrossare, attutire". 
    Abbiamo così attraversato le diverse anime del
    centro-destra europeo, scoprendo le tante differenze che ancora albergano al
    suo interno. Uno sforzo comune è certo presente soprattutto a livello di
    programmi politici ma l’azione delle rispettive formazioni risente molto
    delle contingenze nazionali. In Italia, a fronte della scomposizione del
    centro democristiano, s’impone un Polo ancora incerto fra la ripresa di un
    grande progetto di rivoluzione liberale (non a caso rinnovato cavallo di
    battaglia di un agguerrito movimento "di confine" come quello di
    Marco Pannella) e una strategia più attendista, quasi postdemocristiana, di
    gestione "migliorista" dell’esistente. In Francia la leadership
    di Chirac è giorno dopo giorno messa in discussione dalla nascita
    prepotente di piccoli leader e piccoli movimenti che hanno ormai fatto
    esplodere la vecchia coalizione gollista-giscardiana. In Inghilterra una
    avventurosa pattuglia di giovani thatcheriani osserva impotente il
    saccheggio del tesoro ideologico di famiglia operato dal premier laburista
    Blair. In Spagna, il credito e il successo che accompagnano il governo di
    Aznar non riescono a varcare i confini dei Pirenei: all’unico leader
    moderato europeo in carica sembra ancora difettare quel carisma
    indispensabile a guidare un raggruppamento di dimensione continentale. 
    Eppure qualcosa si muove. A livello di contatti, il
    grande gelo sembra superato. Proprio dal centro-destra italiano, più
    bisognoso di altri di farsi conoscere e di entrare nel circuito
    internazionale, è partita nei mesi scorsi una forte iniziativa. Silvio
    Berlusconi si è recato a Bonn e poi a Londra, ha rassicurato Kohl e ha
    omaggiato la Thatcher: un tentativo di sintesi tra la prospettiva
    critiano-democratica e quella liberal-conservatrice, che forse rappresenta
    la vera sfida del moderatismo europeo. 
    Helmut Kohl, appunto. I suoi umori, le sue strategie,
    le sue ambizioni. Per interpretarle, abbiamo inviato in Germania un
    giornalista di grande prestigio e competenza, Heinz-Joachim Fischer, che da
    vent’anni segue con attenzione la politica dell’ex cancelliere. 
    Proprio Kohl, tra tutti i leader conservatori, appare
    il più vicino al ritratto del moderato fatto da Sergio Romano:
    "Aspetta che altri decida il da farsi e interviene poi per diluire,
    sfumare, sgrossare, attutire". Kohl attende, per nulla scalfito da una
    sconfitta elettorale che avrebbe smontato chiunque. Attende che, nei vari
    paesi, i diversi centro-destra risolvano le proprie questioni interne e i
    propri rapporti di forza. Non interviene in questioni altrui. Non
    distribuisce patenti di legittimità. E lavorerà, dal 13 giugno, per
    ricostruire un gruppo moderato europeo con tutti quei partiti che avranno
    superato con successo la prova elettorale.  | 
    
    
      
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