Internet,la ragnatela della libertà
AVVISO AI NAVIGANTI
di Andrea Mancia

Ad osservare - anche superficialmente - l'onda impetuosa della Rivoluzione Digitale in corso, il fenomeno Internet è senza dubbio quello che balza agli occhi nel modo più autoritario. Da quando, nell'aprile del 1995, il governo degli Stati Uniti d'America ha deciso di completare il processo di privatizzazione della Rete, il "traffico" mensile su Internet ha fatto registrare una crescita del 10mila per cento, passando da 31 a 3.000 terabytes (nota 1) in meno di tre anni. Un'accelerazione oggettivamente impressionante, resa però possibile dall'esplosione combinata di due distinte tecnologie, che soltanto nell'ultimo decennio hanno iniziato a trovare concreti punti di contatto: l'informatica e le telecomunicazioni. Rispetto alla fine degli anni Cinquanta, oggi sono in commercio computer con un rapporto prezzo/prestazioni 100 milioni di volte più vantaggioso, grazie ad un aumento di 100mila volte della velocità operativa e ad un costo finale del prodotto che è diventato mille volte più basso. Elaboratori elettronici sempre più potenti e sempre meno costosi sono entrati nelle aziende, nelle scuole e nelle case, sviluppando una sorta di "decentramento della potenza di calcolo" che ha reso sensibilmente più democratico e libero il mondo dell'impresa, della cultura e dell'entertainment.

Malgrado i giganti della telecomunicazione mondiale abbiano sistematicamente tentato di ostacolare la diffusione di infrastrutture telematiche concorrenti, poi, l'avvento della fibra ottica ha reso possibile lo scambio massiccio di informazioni digitali attraverso reti originariamente progettate per il "trasporto" della voce. Soltanto tre anni fa, la quantità media di dati che passava per i cavi delle compagnie telefoniche di tutto il pianeta era stimata in un terabit al secondo. Oggi, grazie a un unico filamento sottile come un capello umano, è possibile muovere - a velocità appena inferiori a quella della luce - più di tre terabit di informazioni ogni secondo (nota 2). Anche in questo caso, si tratta di un'accelerazione tecnologica con pochi precedenti nella storia dell'umanità.

Forse non avremo a che fare con il World Wide Web (nota 3) (come oggi lo conosciamo) per il resto dei nostri giorni, insomma, ma non si può fare a meno di pensare che la Rivoluzione Digitale abbia fondamenta assai più solide di quelle che troppi sinistri sociologi vorrebbero attribuirle. Adesso, per la verità, dopo qualche anno trascorso nel dipingere Internet come un covo transnazionale di neonazisti pedofili con scarsa attitudine alle relazioni sociali, l'ultima moda intellettuale - soprattutto in Europa - sembra essere diventata quella di inneggiare alle "sorti magnifiche e progressive" della Rete, mettendo però in guardia il genere umano da atroci pericoli che sembrano ricalcati, senza neppure troppa cura, da qualche decrepito manuale tardo-marxista ancora in voga in molti licei italiani. I nemici, naturalmente, sono sempre gli stessi: dal virus incontrollabile del libero-mercato allo strapotere del modello culturale anglosassone, dai rischi di una diffusa alienazione giovanile all'incubo cospirativista di una dittatura mondiale manovrata dalle multinazionali.

La realtà, invece, molto più banale, è che Internet è un universo in rapidissima espansione ancora estremamente instabile. Uno "spazio virtuale", libero per sua stessa natura, che sembra resistere con insospettabile energia a qualsiasi tentativo di regolamentazione governativa. Il fallimento del Telecommunication Decency Act (varato dall'amministrazione Clinton per poi essere giudicato incostituzionale dalla Corte Suprema statunitense) e la disperata guerra condotta dall'industria discografica mondiale contro le migliaia di hackers che si scambiano le ultime novità musicali via Internet (nota 4) sono soltanto due esempi di questo rapporto, difficile e spesso conflittuale, tra il diritto sulla Rete e il diritto nelle aule dei tribunali. Tra il Cyberspazio, insomma, e il "mondo reale".

"Noi siamo - scrive il futurologo staunitense Alvin Toffler nel suo The Third Wave Revolution - l'ultima generazione di una vecchia civiltà e la prima di una nuova. E questo dato di fatto è anche la causa di gran parte delle nostre angosce, della nostra confusione e del nostro disorientamento. Siamo abituati alla produzione di massa, al consumo di massa, all'educazione di massa, alla comunicazione di massa, all'intrattenimento di massa e alle armi di distruzione di massa. Ma tutto questo è destinato a scomparire, ad ogni livello, e dovremmo cercare di farcene una ragione". Ebbene, sembra che quasi tutte le organizzazioni politiche statunitensi, dopo qualche comprensibile titubanza, abbiano cominciato a "farsene una ragione".

Partiti, lobbies, fondazioni, riviste: praticamente ogni realtà organizzata di un certo peso, negli States, gestisce in proprio un sito sul World Wide Web. Non mancano, inoltre, associazioni nate direttamente sulla Rete, spesso coordinate da un numero molto ristretto di individui, che sono riuscite a sfondare la "cortina di ferro" dei media tradizionali diffondendo idee, progetti ed iniziative in tutto in nordamerica e nel resto del mondo. Non sempre, naturalmente, ci si trova di fronte ad un uso intelligente delle risorse messe a disposizione dalla telematica. Ma per fare esperienza sulla Rete, l'unica palestra efficace è la Rete stessa, con tutte le sue sfumature, i suoi paradossi, i suoi pericoli (soprattutto quelli meno reclamizzati dai giornalisti in cerca di sensazionalismo nota 5). E non bisogna neppure aver paura di sbagliare, visto che anche il sito più ripugnante e caotico può diventare - nel giro di una notte - gradevole ed ordinato.

Sempre più spesso, poi, Internet si rivela uno strumento versatile e tutto sommato semplice da utilizzare. Stampare e distribuire un volantino richiede sempre la stessa quantità di risorse (non solo economiche). Dare vita ad un sito Web grazie al quale diffondere le proprie iniziative, al contrario, è più difficile (anche se non sempre più costoso) all'inizio, ma con il passare del tempo può rivelarsi un mezzo efficace e velocissimo per mobilitare i propri sostenitori, informarli degli avvenimenti che non trovano spazio sui media tradizionali e, magari, per riuscire a scovare qualche simpatizzante disperso nel Cyberspazio che non si avrebbe avuto altro modo di contattare.

Prendiamo l'esempio di Town Hall (www.townhall.com), "la casa dei conservatori sul World Wide Web" nata a Washington nel settembre del 1995 dalla collaborazione tra la Heritage Foundation e la National Review. Dopo un avvio silenzioso, Town Hall è presto diventata un punto di riferimento per tutte quelle organizzazioni della variopinta destra americana che, pur avendo intuito le potenzialità di Internet come mezzo di comunicazione politica, non avevano il background tecnico o la struttura necessaria per imbarcarsi in un'avventura di prestigio sul Web.

Oggi, dal "municipio" elettronico dei repubblicani statunitensi è possibile accedere ai siti di 36 diverse organizzazioni: dalla American Association of Christian Schools ai Citizens Against Government Waste, dall'Oliver North Radio Show alla Right Side of the Web. Nessuna "ortodossia ideologica", naturalmente, perché si spazia dalla destra religiosa ai libertarian duri e puri, e nessuna sudditanza psicologica nei confronti della sinistra, visto l'approccio spigliato scelto dalla maggior parte delle associazioni e la vasta produzione umoristica di cartoonist del calibro di Ray Driver e Paul Marsteller. Un esperimento, insomma, che sarebbe interessante replicare anche al di qua dell'oceano.

Concludiamo con una novità assoluta degli ultimi mesi: Radio America (www.radioamerica.org), è sbarcata in grande stile sul World Wide Web. L'emittente, fondata dieci anni fa dal presidente dell'American Studies Center, James C. Roberts, per garantire al pubblico di tutti gli Stati Uniti "24 ore di trasmissioni ispirate ai valori americani e al libero mercato", era già presente da un paio d'anni sul satellite. Ora, grazie alla tecnologia Real Audio (nota 6), è diventato possibile ascoltare Radio America in tutto il pianeta. Basta un personal computer e un modem, anche non dell'ultima generazione.

In Italia, non passa giorno senza che gli esponenti politici del centro-destra si lamentino dell'egemonia della sinistra nel mondo dei mass-media. Per carità, qualcuno li porti a fare un giro nel Cyberspazio. Prima che sia troppo tardi.

 

Note:

(nota 1) Un terabyte equivale a mille miliardi di bytes.
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(nota 2) Questo incredibile risultato, già annunciato dal futurologo statunitense George Gilder nell'aprile del 1997 durante la conferenza "Regulation in the Digital Age" (organizzata a Washington dal Cato Institute), è stato raggiunto separatamente nei laboratori della Nec, della Ntc Yokosuka e della Lucent Bell.
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(nota 3) Il World Wide Web è stato ideato da Tim Berners-Lee, un fisico del Cern di Ginevra, con la sua Proposta per un progetto di Ipertesto. "Un beneficio potenzialmente grande - scriveva Berners-Lee nel 1990 - può derivare dall'integrazione di una varietà di sistemi (…) in maniera che l'utente possa seguire i legami che puntano da un pezzo di informazione a un altro. Questa formazione di una ragnatela di nodi di informazione, piuttosto che di un albero gerarchico o di una lista ordinata, è il concetto di base che sta dietro l'ipertesto". I testi, spiega il fisico del Cern, "sono legati in maniera tale che uno possa andare da un concetto all'altro per trovare l'informazione che cerca. I legami della Rete sono chiamati ragnatela". Una ragnatela grande come il mondo: il World Wide Web, appunto.
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(nota 4) Con il metodo di compressione-audio Mpeg Layer 3, comunemente chiamato "mp3", è possibile ridurre drasticamente (il rapporto di compressione è 1:12) lo spazio occupato da un brano musicale archiviato in forma digitale su una memoria di massa, mantenendo standard qualitativi molto vicini a quelli di un normale compact disc. In questo modo, oltre a risparmiare spazio sul disco, il trasferimento via Internet è molto più veloce ed affidabile.
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(nota 5) Lo spamming, per esempio, consiste nel "bombardare", fino a renderlo praticamente inutilizzabile, l'indirizzo di posta elettronica del "nemico" con migliaia di messaggi spediti automaticamente da un software progettato proprio a questo scopo. Esistono anche forme più sofisticate (e dannose) di mail-bombing.
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(nota 6) Un sistema di compressione-audio che permette anche la trasmissione radio via Internet (in diretta o in differita). Anche con modem non velocissimi (come quelli a 28.8 kbps), Real Audio permette una ricezione di livello discreto, anche se il sistema non è indicato per le trasmissioni musicali, che in teoria richiedono una qualità sonora troppo "pesante" da gestire con lo streaming.
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Andrea Mancia


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1998