Euroevo
EUROPA, L'UTOPIA E L'IDEALE

E’ probabile che vi sia troppa enfatizzazione attorno a questa vicenda dell’euro. E tuttavia ci pare che la sostituzione delle monete nazionali con una moneta unica per undici Paesi dell’Unione (Italia compresa) meriti tutta l’attenzione che da qualche tempo i mass media riservano a questo evento. Si tratta del primo tassello del trattato di Maastricht, con il quale il vecchio continente vuole procedere sulla strada di una completa unificazione, che dopo la moneta unica prevede i traguardi della politica di difesa comune, di un’univoca politica estera, di una compiuta integrazione politica e della tutela in ultima istanza dei diritti dei cittadini. In realtà, questi ulteriori obiettivi appaiono oggi di difficile realizzazione e basta osservare l’assenza di coordinamento con cui l’Europa comunitaria affronta l’emergenza dei Balcani (quella passata e quella presente) per lasciarsi sopraffare dal più cupo pessimismo.

Sull’euro, invece, ci siamo. Le scadenze dei prossimi mesi sono indicate da Enrico Colombatto e Massimo Lo Cicero nelle pagine che seguono. I due autori analizzano le tappe che porteranno all’introduzione della moneta unica e i comportamenti che i Paesi interessati dovranno tenere da qui al 2001. Colombatto insiste su alcuni aspetti legati allo strumento dell’euro che rendono questa avventura ancora incerta e che potrebbero rendere la strada assai più impervia di quanto oggi non si pensi. Avvolti da una comprensibile - ma non per questo giustificata - melassa di euro-ottimismo, i dubbi che esprime l’economista torinese aiutano ad affrontare la stagione che verrà con maggiore consapevolezza di quanto il mondo politico e quello intellettuale non stiano facendo oggi. Fuori da ogni sterile polemica tra euroscettici ed eurofavorevoli ma pienamente dentro le dinamiche legate all’introduzione della moneta unica, Colombatto evidenzia tutta una serie di incognite che verranno al pettine nei passaggi più delicati che l’Europa dovrà affrontare.

Più legato all’Italia il saggio di Lo Cicero: riconoscimenti al governo Prodi per quanto quantitativamente fatto nei mesi passati. Ma sulla qualità, quanti rimpianti! Il nostro Paese giunge all’appuntamento con l’euro sfiancato da una tassazione imponente e senza aver messo mano ad alcuna riforma strutturale. Eppure euro (ed Europa) significa soprattutto privatizzazioni, mercato del lavoro più flessibile, spesa pubblica razionalizzata, apparato statale ridotto. Ma su questo versante il governo dell’Ulivo appare costituzionalmente incapace di operare ed un’ulteriore testimonianza è data dal fatto che le speranze di rimanere all’interno del gruppo euro sono affidate principalmente all’ipotesi di una riduzione dei tassi d’interesse. Un’ipotesi, appunto. Un ulteriore fattore di rischio per l’Italia.

Sui ritardi italiani sul tema specifico del mercato del lavoro interviene Fausto Carioti, mentre due giovani economiste, Giuseppina Gianfreda e Nathalie Janson, affrontano il tema della Banca centrale europea, l’istituzione che di fatto governerà le prossime mosse dell’Europa monetaria. Anche qui un’analisi critica che mette in luce i meccanismi di funzionamento della Banca europea e segnala alcune incertezze che potrebbero rendere opportune alcune correzioni di marcia, come quella dell’adozione di una moneta parallela. Impreziosisce la sezione un lungo colloquio tra due economisti di estrazione liberale, Pascal Salin e Giuseppe Pennisi. Due studiosi che tanto hanno scritto in questi anni su questo tema e che oggi, alla vigilia dell’Euroevo, riflettono sullo stato del vecchio continente e sulle sue prospettive legate alla moneta unica.

Il lettore osserverà che questa sezione ha un taglio fortemente economico. È una scelta voluta, perché economica è la strada che l’Europa ha prescelto per avviare il lungo processo di integrazione. Ma come affermava Sturzo (la frase accompagna la copertina di questo numero) sarà una strada lunga e difficile che, ci auguriamo, ci condurrà verso l’ideale e non l’utopia dell’Europa unita. Un ideale che ha bisogno di analisi e riflessioni concrete e pragmatiche. Quelle che abbiamo voluto fornire ai lettori, strappandoli per cinquanta pagine dall’europeismo retorico che alimenta le presunzioni e le illusioni di chi si propone di disegnare il futuro a tavolino.


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1998