Mai più!
di Michael Ledeen
[12 set 01]
Nel corso di tutta la nostra storia, gli Stati Uniti sono stati di
solito risparmiati dalla follia autodistruttiva dei nostri nemici. Dopo
tutto siamo il primo popolo nella storia umana a credere che la pace sia
la condizione normale del genere umano e perciò non siamo mai stati
preparati ad un attacco dei nostri nemici. Siamo stati attaccati con
siluri nell'Atlantico settentrionale durante la prima guerra mondiale.
Siamo stati bombardati nel Pacifico durante la seconda guerra mondiale.
Siamo stati risvegliati dai nostri sogni di pace da Stalin e costretti
alla guerra fredda. E siamo stati trascinati, recalcitranti e
riluttanti, nella guerra del golfo da Saddam. Tutti questi nemici della
libertà si sono convinti che eravamo troppo fiacchi per combattere,
troppo auto indulgenti, troppo comodi, troppo isolazionisti e troppo
deboli per poterli minacciare. E' sembrato che fossimo pronti a farci
fregare e così cercavano di intimidirci, di metterci di fronte a un
devastante fatto compiuto, sapendo, già dalla seconda decade del
Ventesimo secolo, che l'America costituiva il loro nemico finale e che
avrebbero dovuto vedersela con noi o perire.
La stessa cosa si è ripetuta ancora una volta e non dovremmo lasciarci
confondere da una ventina di fanatici che parlano a vanvera, sforzandosi
di oscurare quello che è un quadro molto chiaro. Non sappiamo
esattamente chi ha fatto questa cosa vile, ma sappiamo perché l'ha
fatto. L'hanno fatto perché i loro sogni di potere e di gloria, o di
vendetta e distruzione, non possono avverarsi finché ci siamo noi. Non
ci stanno "mandando un messaggio", come ha detto a caldo un giornalista.
Ci stanno uccidendo. E ci stanno uccidendo perché siano loro
d'intralcio, in tutto il mondo. Li intralciamo in Medio Oriente, dove
stiamo ostinatamente con Israele. Li intralciamo in Africa, dove
rifiutiamo di accettare i loro attacchi razzisti agli ebrei. Li
intralciamo in Asia, dove continuiamo a difendere la libertà di Taiwan e
li intralciamo in Europa, dove sosteniamo che i paesi liberi
dell'Occidente debbano essere in grado di difendersi dagli attacchi
missilistici. E' per questo che ci odiano ed è per questo che ci stanno
uccidendo. Mentre scaviamo fra la cenere e le macerie e piangiamo i
nostri amici (la meravigliosa Barbara Olson è morta su un aeroplano che
avrebbe dovuto portarla a Los Angeles ma è stato, invece, dirottato e si
è schiantato sul Pentagono), il primo ordine del giorno è dimostrare a
questi animali che non siamo intimiditi. Dimostrarglielo, non dirglielo.
Il Medio Oriente è il primo posto dove bisogna cominciare. La gente di
Arafat era piena di gioia alla notizia della nostra morte, quindi egli
non è più accettabile nella società civilizzata. Mai più. Quei
palestinesi esultanti che ballavano stavano mettendo in atto i desideri
dei loro leader e noi non accogliamo chi festeggia una strage di
americani. Il loro disgustoso festeggiamento dimostra, una volta per
tutte, che non fanno alcuna distinzione fra noi e gli israeliani. Ci
vogliono tutti morti. Stando così le cose, dobbiamo chiarire che nessuno
può causare screzi fra noi e l'unico popolo libero del Medio Oriente. E
non ci accontenteremo di un qualche muro difensivo che protegga Israele
da questi assassini. Ancora, spostare la nostra ambasciata a Gerusalemme
dimostrerà ulteriormente la nostra risolutezza. Non sembra possibile che
questo attacco ben progettato e ben organizzato possa essere stato
attuato da un piccolo gruppo terrorista. Non posso credere che non vi
sia un governo dietro. Non è plausibile suggerire, come hanno fatto in
molti, che un unico sceicco, bin Laden o chiunque altro, possa aver
fatto tutto. Puzza di un servizio di intelligence ufficiale.
Ora che siamo stati attaccati, i nostri alleati capiranno
improvvisamente il pericolo che corrono. Dopo il crollo del comunismo
hanno vissuto in un paradiso artificiale, credendo di poterci condannare
pubblicamente quando tornava utile alle loro ambizioni politiche
interne, sicuri che li avremmo difesi da tutte le minacce. Ora avranno
paura che ci ritireremo all'interno, lasciandoli soli. Vi assicuro che
ora stiamo ricevendo informazioni dai nostri alleati, informazioni che
avevano tenuto per sé fino a questa mattina, informazioni che ci
aiuteranno a identificare i criminali che hanno organizzato il massacro.
E posso anche assicurare che abbiamo ricevuto offerte di aiuto, di ogni
genere immaginabile, da alleati che per molto tempo si sono
pubblicamente mostrati molto sensibili alla causa dei nostri nemici.
Questo caso è diverso. Questa è guerra contro l'unico bastione di mondo
libero e nessuno di loro può rischiare la nostra sconfitta. Sono pronti
ad unirsi alla battaglia, se noi cominceremo. Lo faremo?
12 settembre 2001
©
National Review on line
(traduzione dall'inglese di Barbara Mennitti)
|