Brindisi. La città del mare
Un progetto innovativo per ritrovare funzione e sviluppo
di Domenico Mennitti
da
Ideazione, maggio-giugno 2005
Brindisi da città “sul” mare a città “di” mare. È il percorso che
l’amministrazione comunale della città adriatica ha intrapreso da quando
si è insediato il nuovo governo locale, che ha individuato come
importante direttrice di sviluppo la valorizzazione del porto, nel solco
della sua tradizione. Brindisi ha evidenziato nella sua storia identità
diverse. Fra di esse quella marinara è rimasta permanente. E però la
organizzazione del territorio non si è evoluta avendo sempre il mare
come punto di riferimento. Il perimetro di terra che avvolge il porto si
estende per oltre sette chilometri, ma la città si affaccia su di esso
per meno di duemila metri. Una serie di vincoli, prevalentemente
militari, hanno determinato la espansione urbanistica nell’entroterra,
realizzando una città “dispersa”. Brindisi è da tempo dentro una lunga
fase di transizione nello sviluppo economico ed industriale, assiste al
declino delle industrie di processo, ancora lontane da un definito
progetto di riconversione verso i servizi e l’offerta delle risorse
naturali del territorio. Se si vuole ripartire da una nuova
“idea-motore” bisogna ricercare un acceleratore del rilancio e fare leva
su due fattori.
Il primo riguarda la valorizzazione ed il potenziamento di alcune
infrastrutture di base sulle quali investire per qualificarne la
produttività in termini di sviluppo economico; il secondo si riferisce
alla necessità di sollecitare un collegamento ideale all’immaginario
collettivo, una sorta di riconoscimento di visibilità che possa
sostenere una sfida di marketing territoriale. Entrambi questi fattori,
ed ancora di più la loro potenziale sinergia, portano ad identificare la
risorsa-mare come la leva di un progetto di rilancio. A favore del
progetto “Brindisi città di mare” giocano sia la destinazione
privilegiata di business turistici e di risorse del territorio verso
l’Italia meridionale, sia l’ubicazione strategica del suo porto rispetto
al Mediterraneo (Balcani e Nord-Africa). Questa condizione può inoltre
recuperare alcuni fattori caratteristici del Dna socio-economico del
Salento, in particolare le attitudini verso attività mercantili e di
mediazione culturale. Spetta alla struttura pubblica ed alle
associazioni imprenditoriali esercitare il ruolo di motore di avviamento
del progetto, attivando un laboratorio di eccellenza che favorisca
competenze gestionali e professionali specifiche e l’articolazione di un
centro di servizi reali a sostegno delle iniziative imprenditoriali.
L’amministrazione comunale ha provveduto ad affidare alla Ernst & Young
uno studio di fattibilità che, per la parte urbanistica, è stato
eseguito da un gruppo di architetti spagnoli coordinati da Alfredo
Arribas. Al “progetto Brindisi” sta lavorando, in stretto collegamento
con il Comune, un gruppo di professionisti attrezzatissimi, che hanno
una esperienza specifica collaudata in altre importanti opere realizzate
in tutto il mondo. Fra queste spicca il recupero urbanistico dell’intera
area portuale di Lisbona, considerato uno degli interventi più
significativi tuttora in corso. Il governo cittadino insediatosi l’anno
scorso ritiene che Brindisi, come d’altronde l’intero Mezzogiorno, viva
l’occasione di una svolta. Non è più proponibile uno sviluppo collegato
ai vecchi schemi, atteso che il Sud del paese è irrimediabilmente
marginale rispetto al cosiddetto mercato dell’euro nel quale, invece, è
ben collocato il Nord dell’Italia. Il futuro del Mezzogiorno va nella
direzione che la nuova organizzazione territoriale dell’Unione Europea
indica: la possibilità di disporre, dopo cinquant’anni di guerra fredda,
di interlocutori geopolitici nell’area del Mediterraneo, finalmente
“mare aperto”, mezzo di comunicazione, di traffici, di rapporti. C’è una
concorrenza serrata fra i grandi operatori del settore per disporre di
presenze nei porti; fra questi il porto di Brindisi offre irripetibili
potenzialità di sviluppo.
Il Comune è impegnato a coinvolgere nell’operazione tutti gli enti
locali ed ha già in atto una intensa collaborazione con l’Autorità
portuale, l’ente che ha competenza primaria nel settore. Analogo
coinvolgimento è stato avviato nei confronti della Provincia, della
Regione e della Camera di commercio. Per avviare una fase operativa è in
programma per il prossimo mese di giugno un convegno di studio che dovrà
definire gli aspetti urbanistici dell’intervento ed individuare lo
strumento tecnico di gestione dell’intera operazione. L’orientamento è
di guardare a quanto è già stato realizzato a Genova e a Napoli,
superando però le pesantezze burocratiche che quegli strumenti hanno
evidenziato. Appuntamento perciò a giugno, quando nel salone del
terminal-passeggeri di Costa Morena si discuterà della nuova
organizzazione urbanistica della città, dell’ente di gestione da
costituire, delle fonti finanziarie alle quali attingere, della ricaduta
economica sulla città. Intanto in questa sezione forniamo alcune
anticipazioni sui temi in discussione, perché abbiamo chiaro che
Brindisi potrà assumere la nuova connotazione solo raccogliendo consenso
intorno ad una ipotesi che coinvolge classi dirigenti e cittadini, tutti
ugualmente impegnati a cogliere la grande occasione.
16 maggio 2005
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