Ratzinger e il liberalismo:
forum aperto sui blog di TocqueVille

di Enzo Reale*
[20 apr 05]

Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde - gettata da un estremo all'altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all'individualismo radicale; dall'ateismo ad un vago misticismo religioso; dall'agnosticismo al sincretismo e così via. [...] Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie.

Sono state queste due frasi dell'omelia pre-conclave del futuro Benedetto XVI ad accendere la discussione tra i blog di TocqueVille su Chiesa, modernità e tradizione: in una parola su quello strano rapporto di amore-odio che unisce e divide da sempre cattolicesimo e liberalismo.

E' JimMomo a sollevare il problema di un Ratzinger disperato nel suo tentativo di omologazione definito assolutista: Ratzinger bolla come «inganno» tutto ciò che si pone al di fuori del «Credo della Chiesa», sia le ideologie che hanno osato farsi fede, sia la libertà di pensiero che sostiene il metodo del dubbio di fronte a qualsiasi verità rivelata. E ancora, poco dopo l'elezione: Seguendo la definizione ratzingeriana di relativismo si finisce col buttare il bambino con l'acqua sporca. Ratzinger qualifica come «inganno» ogni frutto del pensiero moderno, la cui colpa è quella di dubitare e di rifiutare l'assoluto, di rendere possibile una tesi e il suo superamento critico, una mentalità e il suo sviluppo. Ciò non significa essere sbattuti qua e là dalle mode del momento o dal proprio incerto e mutevole interesse egoistico, ma poter cambiare opinione in base a un più convincente sistema di pensiero e a un mutato criterio di giudizio. E' forse questa una dittatura?

Gli fa eco 1972 che osserva: Chi ha sempre considerato l'individuo come la misura laica (e per chi vuole perfino religiosa) di tutte le cose, valutando il grado di decenza di una società dal rispetto dei diritti e delle libertà personali (inclusa quella religiosa) e vedendo proprio nel liberalismo l'argine più solido contro relativismo e nichilismo, non può accettare la propria riduzione alla stregua di ideologie che l'individuo hanno costantemente annullato e umiliato. Ci piacerebbe che i liberali - e soprattutto quelli che oggi salutano l'elezione di Ratzinger come un fatto altamente positivo - rifiutassero senza mezzi termini un tentativo di omologazione così rozzo. Si potrà continuare a definire il tedesco un buon pastore di anime anche dopo aver riconosciuto che quel "dal marxismo al liberalismo" risulta indigeribile proprio perché espressione dello stesso relativismo che si dichiara di voler combattere. Se TocqueVille c'è, batta un colpo.

E TocqueVille c'è. Malvino se ne va disgustato dal finto liberalismo dei Ratzinger-boys. Peccato perché c'è materia per un contraddittorio non banale e il suo contributo poteva essere importante. Random Bits è terrorizzato dal pastore tedesco: solo gli integralisti islamici - secondo lui - sono peggio. Liberopensiero prevede un pontificato in linea con quello di Giovanni Paolo II ma con cinque differenze principali. Giudamaccablog confonde un po' la blogpalla laica con quella massimalista (dare del nazista a Benedetto XVI non è esattamente un punto di vista laico) ma in sostanza chiede tempo per giudicare: il che è saggio. Pinocchio si domanda cosa intenda davvero il Papa quando parla di liberalismo mentre per Friedrich chi legge Ratzinger come un nemico del liberalismo pecca di superficialità: Ma se nemmeno i liberali  - e dopo secoli - hanno ancora definito in modo univoco il Liberalismo; se è vero che la Chiesa, dal canto suo, da oltre un secolo sta facendo in modo pubblico e tormentato i conti con qualcosa che chiama e definisce Liberalismo; se è vero che la Chiesa stessa è stata protagonista di primissimo piano - ancora una volta in modo tormentato - nella sconfitta del principale nemico che il Liberalismo (qualsiasi cosa significhi) ha combattuto nel secolo scorso, il comunismo; se tutto ciò è vero, come possiamo pensare che un Cardinale Ratzinger "condanni il Liberalismo" come fosse un prete di campagna della fine dell'800? E che strumenti abbiamo utilizzato per valutare se tale "condanna" abbia preso di mira una, cento o mille tra le diverse versioni di Liberalismo che i sedicenti liberali propongono?

Scriveva Ratzinger nel 1996 in riferimento al comunismo: Che questo presunto movimento di liberazione fosse, accanto al nazionalsocialismo, il più grande sistema di schiavitù della storia contemporanea, nessuno può in realtà più negarlo: le dimensioni della cinica distruzione dell'uomo e del mondo vengono invero spesso vergognosamente taciute, ma nessuno può più contestarle.
La superiorità morale del sistema liberale in politica e in economia, apparsa con tanta evidenza, non suscita tuttavia alcun entusiasmo.

Il liberalismo come il minore dei mali, dunque? Così sembra pensarla Le Guerre Civili: Una cattiva lettura soggetta al relativismo e alla schiavitù delle appartenenze di bandiera, ha visto in ciò una condanna. Travisamento esemplare: non è il papa che condanna il liberalismo, lo fa già lo stesso liberalismo quando dice, con la voce possente di Winston Churchill, che esso è solo il minore dei mali possibili.

Quindi il bene esiste ma non è di questo mondo? Un punto essenziale più volte sfiorato ma che nessuno ha ancora avuto il coraggio di toccare. Windrosehotel crede che la difesa dell'identità cattolica debba contenere necessariamente elementi di intransigenza: ma fino a che punto e a spese di chi? La risposta: (...) Richiamo innanzitutto l’attenzione sul fatto che, in materia di fede, la domanda sul fino a che punto non mi sembra lasciare spazio a troppi dubbi e incertezze, nel senso che non ci può essere un punto oltre il quale non si può andare. Non per essere sbrigativi, ma le cose sono due: o si crede o non si crede. Nel primo caso se ne devono trarre le conseguenze, nel secondo, ovviamente, non si pone neppure il problema. In secondo luogo, chiedere a spese di chi? potrebbe essere fuorviante, perché in realtà le convinzioni in materia di fede sono personali, e il riverbero che esse hanno sul prossimo non può essere a spese di qualcuno, ché se così fosse avremmo la prova provata che la fede non è  altro che un sistema repressivo al servizio di qualcosa o qualcuno, come hanno ipotizzato in molti, in particolare Marx, Nietzsche e in un certo senso anche Freud.

Phastidio riflette sulla Cristofobia europea di cui parla anche Christian Rocca sul Foglio. Harry invece si sofferma sull'anticlericalismo con osservazioni che si potrebbero applicare letteralmente anche all'antiamericanismo. Malvino invece, nella sua furia iconoclasta, dimostra che a voler distruggere tutto si rischia di ritrovarsi con un bel nulla in mano: purtroppo la dittatura del relativismo non è affatto una pagliuzza né un ossimoro, come sbrigativamente liquida Luca Sofri. Un liberale dovrebbe saperlo.

Anche Azione Parallela stenta a riconoscerla ma pone alcune domande pertinenti: Ratzinger condanna la dottrina politico-filosofica liberale, o no? E quale vi oppone? Non sarà mica comunista? Ci torniamo a rileggere il De Monarchia (che era già un bel passo avanti), o i monarcomachi? Eppoi, perché il Papa non può dire di preferire (la democrazia liberale al socialismo statolatrico), ecc.? Il suo compito primario è la fede cristiana? E che vuol dire: non ha compiti secondari? Non parla il Papa di questo e di quello? Non è la città del Vaticano uno Stato? E la fede cristiana è forse indifferente all’alternativa?

Su Testicoli (sic!) altri spunti. Newblognewblog non fa sconti al nuovo pontefice rischiando di commettere lo stesso errore che i più critici imputano a Ratzinger: buttare il bambino con l'acqua sporca.

Come vedete più domande che risposte. Ma è un bene che il primo vero dibattito pubblico in TocqueVille abbia evidenziato differenze e contrasti. Quando si mettono insieme tante teste abituate alla riflessione e all'indipendenza di giudizio non può che scaturirne qualcosa di interessante. Se siete interessati ai diversi interventi al di là di questo veloce riepilogo dei temi caldi, il consiglio è quello di andare sulla piattaforma e scegliersi il blog che interessa. TocqueVille non ha ancora visto la luce e già discute e fa discutere. E il meglio deve ancora venire.

25 aprile 2005

enzreale@gmail.com

* Enzo Reale è il titolare del blog 1972

 

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