L’arcipelago delle libertà
di Stefano Caliciuri, Barbara Mennitti, Cristiana Vivenzio
da Ideazione, gennaio-febbraio 2005

A sentire un luogo comune, il centrodestra italiano vivrebbe da sempre un deficit di appeal culturale. Tutti attratti da una certa superficialità dell’essere, le donne e gli uomini che ogni santa elezione appongono il loro voto su uno dei simboli dei partiti della Casa delle Libertà stampigliati sulla scheda elettorale, avrebbero nelle loro case, a voler essere compiacenti, libri acquistati non per essere letti ma per ben figurare sulle riviste di arredamento d’interni. La cultura? Tutta a sinistra. Ma che si tratti, appunto, soltanto di un luogo comune è facilmente dimostrabile osservando la nascita e la crescita di una miriade di istituzioni, giornali, riviste, siti internet e blog che, più o meno da dieci anni, rende l’emisfero culturale e mediatico della destra ricco di vivacità. Si fa ormai quasi fatica a tener conto delle nuove iniziative, specie nel settore telematico dove l’effervescenza dei blog sfugge spesso ad una conta aggiornata. Insomma, a destra la cultura è divenuta pane quotidiano e la cultura politica, complice anche la necessità di elaborare le coordinate ideali di partiti nuovi e ridefinire i contenuti dei partiti tradizionali, fa la parte del leone.

Il problema, decisivo, è quello della loro visibilità mediatica, della capacità di “bucare” sui media nazionali, di imporre i temi e le parole d’ordine elaborate su riviste e convegni nel dibattito culturale del paese. Non è, appunto, problema di poco conto, ed è forse qui la differenza più evidente con il mondo dei think-tank americani. Ma intanto un arcipelago c’è già e sarebbe un buon punto di partenza cominciare a metterlo in rete. Dove sono, come si chiamano e come operano, dunque, le Heritage Foundation italiane? Come sono strutturate e quali sono i rapporti che intercorrono tra di loro? Chi sono gli uomini che le hanno fondate, e chi quelli che lavorano al loro interno? Quali rapporti hanno, infine, con la politica e con i partiti che operano sul terreno del confronto quotidiano con i problemi del paese? A queste domande abbiamo tentato di dare una risposta, spingendo tuttavia l’indagine anche oltre. Abbiamo provato a ridisegnare, su scala nazionale, un panorama che fosse il più possibile vicino a quello americano raccontato nella parte iniziale di questa sezione. Per questo, non abbiamo limitato l’analisi alle sole fondazioni o agli istituti di ricerca, ma l’abbiamo allargata anche alle riviste, ai quotidiani, ai siti Internet e, laddove possibile, anche alle radio e alle televisioni (non quelle generaliste pubbliche o commerciali, ma solo quelle nate con un progetto editoriale dichiaratamente schierato).

Qualche avvertimento è necessario, nel momento in cui ci apprestiamo a tracciare per la prima volta una mappa tanto impegnativa. Innanzitutto, come tutte le buone mappe che si rispettino, essa apparirà in qualche modo incompleta. Ce ne scusiamo fin d’ora con gli interessati, denunciando i limiti di questo lavoro che, avendo in qualche modo il centro politico come sfondo di riferimento, ha il difetto di essere un po’ troppo “romanocentrico”. Esistono realtà culturali locali che sono sicuramente sfuggite al nostro rapporto: una buona occasione per approfondire successivamente questo versante della battaglia culturale, scendendo più in dettaglio sul territorio. In secondo luogo, i riferimenti e i legami sono stati delineati così come sono apparsi alla nostra personale indagine: inevitabile questa prospettiva soggettiva, della quale ci assumiamo tutta la responsabilità. In terzo luogo, la differenza con la realtà americana appare subito dalle dimensioni delle strutture e dalla ricchezza del badget finanziario di cui esse dispongono. La replica del modello americano è dunque, in parte, una forzatura giornalistica, anche se al di là dell’Atlantico sono al culmine di un percorso più che quarantennale; al di qua raccontiamo un processo appena avviato, descriviamo un mondo che ha appena iniziato il suo percorso in mare aperto. Come dire, buon vento.

Liberal-conservatori, il mondo di Ideazione

Partiamo dunque dalle istituzioni culturali, che spesso fungono da contenitore di più iniziative: dagli studi di settore alla convegnistica alla pubblicazione editoriale. E per risolvere subito l’evidente conflitto d’interessi con la testata che ospita questo articolo, togliamoci il dente e parliamo di Ideazione che rappresenta una realtà ricca e complessa, capace di articolare su più piani l’attività politico-culturale. Tutto nasce nel 1994 attorno alla rivista bimestrale fondata da Domenico Mennitti, fresco dell’esperienza organizzativa di Forza Italia creata da Silvio Berlusconi e destinata a sconvolgere e poi a determinare gli equilibri politici del decennio successivo. Ideazione è il primo “centro di raccolta” dell’intellighenzia moderata: i suoi numeri, anno dopo anno, contribuiscono a formare il corpo della riflessione politica di quello che in maniera spregiativa viene all’inizio considerato “un partito di plastica”. Si consolida l’impostazione liberale e conservatrice che guarda all’esperienza anglosassone per una semplificazione del quadro istituzionale, un rafforzamento degli organi decisionali, robuste riforme liberiste in campo economico. I convegni a margine della presentazione dei numeri, poi dei libri della casa editrice, formano l’embrione di un’attività istituzionale che, attraverso la costituzione nel 1997 di un Centro culturale, sfocia nel 2000 nella Fondazione Ideazione. Presieduta da Domenico Mennitti – che, rientrato in politica prima come parlamentare europeo, poi come sindaco di Brindisi, ha nel frattempo lasciato la direzione del bimestrale – la Fondazione sviluppa ricerche su cinque filoni principali: il dibattito culturale, la politica estera, le riforme economiche, la politica energetica, il Mezzogiorno. Il comitato scientifico, presieduto dal filosofo Vittorio Mathieu, è composto da studiosi e politici che negli ultimi dieci anni sono passati attraverso la collaborazione al bimestrale. Ruolo rilevante rivestono i responsabili delle attività editoriali di Ideazione (Pierluigi Mennitti, direttore del bimestrale, Alessandro Campi, direttore delle collane editoriali, Andrea Mancia, caporedattore del bimestrale), a testimonianza di un progetto complessivo che si compendia nell’attività della Fondazione. Negli ultimi anni l’attività si è mossa su un terreno più istituzionale, meno legato ai partiti e più attento al dibattito culturale. Massimo Lo Cicero è il direttore dell’Osservatorio sul Mezzogiorno, che incide con provocatoria originalità nel dibattito meridionalista contemporaneo (la Fondazione ha anche contribuito alla stesura dello statuto regionale della Puglia). La Fondazione ha una sede centrale a Roma e una regionale in Puglia (Bari-Brindisi), due biblioteche tematiche aperte al pubblico, un sito internet aggiornato, una serie di monografie sui temi oggetto delle ricerche. Organizza convegni e presentazioni librarie. Momenti qualificanti: i convegni di Gubbio su politica estera ed energetica, i convegni di Bari dell’Osservatorio sul Mezzogiorno, i convegni di Roma dedicati alle riflessioni di cultura politica, le ricerche sulla riforma pensionistica e sulla politica energetica. L’attività editoriale di Ideazione si è nel frattempo sviluppata anche sul web con un quotidiano on-line (Ideazione.com) al quale si sono aggregati negli ultimi tempi dei blog tematici e il mensile di geo-economia Emporion.

Dal terzismo a Forza Italia l’evoluzione di Liberal


Un percorso non troppo dissimile è quello della Fondazione Liberal, fondata nel 1995 per iniziativa di Ferdinando Adornato (attuale presidente della Commissione cultura della Camera dei deputati). Nata anch’essa attorno all’omonima rivista mensile, ha seguito nei primi anni il progetto “terzista” di favorire l’incontro dei valori etici e politici del pensiero liberale laico e cattolico. è della prima fase l’appoggio di personaggi come Carlo Azeglio Ciampi, Mino Martinazzoli, Ernesto Galli della Loggia, Giorgio Rumi, Sergio Romano, Cesare Romiti e Marco Tronchetti Provera. Successivamente, Adornato ha trovato più spazio per sviluppare il suo progetto dentro la Casa delle Libertà. Trasformato prima in settimanale, poi in bimestrale, Liberal ha sviluppato le attività della Fondazione, stringendo i rapporti con il partito di Silvio Berlusconi. Ha rafforzato il comitato scientifico che funge anche da Consiglio di indirizzo di Forza Italia, ha elaborato la costituzione della Carta dei Valori degli “azzurri” e ha intensificato l’attività convegnistica sui temi della politica nazionale e internazionale. La sede è a Roma, ma l’attività è articolata sul territorio nazionale, giacché la Fondazione Liberal ha aperto una serie di club nelle principali città italiane. Momento qualificante: il convegno di inizio anno a Todi, nel quale Adornato raduna quelle che potremmo definire le “teste d’uovo” dell’intellighenzia moderata per una riflessione puntuale sul dibattito politico del momento. La dimensione internazionale della politica, oltre che sulle pagine di Liberal, trova spazio in una nuova pubblicazione, il trimestrale di geopolitica Risk che raccoglie firme autorevoli del giornalismo internazionale.

Economia e mercato, la Free Foundation

Più orientata verso le tematiche economiche è la Free Foundation (dove Free sta per Foundation for Research on European Economy) presieduta in origine da Renato Brunetta, economista e europarlamentare di Forza Italia, e Franco Frattini, neo vicepresidente della Commissione europea e commissario per Giustizia, libertà e sicurezza. La Fondazione, ora completamente diretta da Brunetta, si descrive come uno strumento di servizio «rivolto a quanti in Italia operano per promuovere una moderna economia di mercato, nel quadro di uno Stato autorevole e leggero, orientato ai principi della sussidiarietà e del federalismo». Operando in rete con associazioni europee analoghe, Free elabora analisi e previsioni sulle tendenze dell’economia italiana, europea e internazionale con un occhio particolare alla riforma dello Stato sociale. Grazie al suo centro di raccolta, elaborazione e diffusione di informazioni statistiche ed economiche, pubblica ogni quattro mesi un Rapporto di analisi e previsione economica. Come ogni fondazione, inoltre, organizza incontri tematici, seminari e convegni.

Tutti gli uomini del presidente, la Fondazione Magna Carta

Ultima nata, ma già molto attiva e con prospettive di ampio respiro, è la Fondazione Magna Carta, riconducibile al presidente del Senato Marcello Pera che ne è il presidente onorario. Il presidente operativo, invece, è Gaetano Quagliariello, professore alla Luiss di Roma e consulente culturale di Pera. Quagliariello si muove da tempo negli ambienti culturali liberal-conservatori: è stato negli anni Novanta tra le anime principali della rivista Ideazione, ne ha fondato la casa editrice, funge da raccordo con la casa editrice liberale Rubbettino, ha raccolto attorno a sé un folto gruppo di docenti liberali che oggi compongono l’ossatura di Magna Carta. La Fondazione si caratterizza per un profilo più istituzionale. Orientata sull’analisi delle transizioni, si dedica allo studio delle possibilità di riforma di quattro grandi aree tematiche: istituzioni, politica estera, ricerca e istruzione, welfare e regole di mercato. Molto attiva sul terreno delle riforme istituzionali, la fondazione ha inciso nel recente dibattito sulla riforma federalista dello Stato con convegni e tavole rotonde.

Negli ultimi mesi ha accentuato la convegnistica sulla politica estera, soprattutto sull’analisi del conflitto di civiltà tra Occidente e mondo islamico e sui temi della laicità e della religiosità. Sull’onda del dialogo istituzionale che ha visto confrontarsi il cardinale Joseph Ratzinger e il presidente del Senato Marcello Pera, la Fondazione Magna Carta ha organizzato a dicembre un importante convegno romano sul tema “Cristianesimo, laicità e valori liberali”. La stuttura della Fondazione è assai articolata e ricalca quella dei think-tank americani: a ciascuna delle aree di studio corrisponde un board composto da circa venticinque esperti, per lo più esponenti del mondo universitario, giornalistico e di quello politico. Nomi di rilievo, sia tra i ricercatori e gli esperti, sia tra i finanziatori. La sede è a Roma.

La Destra liberale, l’Osservatorio Parlamentare

Un po’ più a destra si colloca l’Osservatorio Parlamentare fondato da Adolfo Urso, deputato di An e viceministro con delega al Commercio estero. Garanti dell’attività sono anche il senatore dell’Udc Francesco D’Onofrio, il governatore della Lombardia Roberto Formigoni e il ministro della Difesa Antonio Martino. L’Osservatorio, fondato nel 1996, si prefigge di dare voce alle fonti cattoliche, liberali e nazionali della cultura politica. Viene considerato il laboratorio liberale all’interno di Alleanza Nazionale ma l’attività svolta negli ultimi anni, anche di supporto alla specifica attività governativa del suo fondatore, l’ha spinto ad abbracciare con grande impegno tematiche di tipo internazionale. L’Osservatorio diede un grande apporto allo studio delle transizioni politiche ed economiche nell’Europa centro-orientale, organizzando a Roma, sul finire degli anni Novanta, importanti convegni con la partecipazione di uomini politici dei paesi dell’allargamento europeo. Lo sguardo al futuro si nota anche nell’attenzione alla formazione dei giovani: intensa è l’attività finalizzata alla crescita di una nuova classe dirigente ed alla elaborazione di programmi di governo per la modernizzazione sociale, economica ed istituzionale. I corsi di formazione politica che annualmente si tengono assieme al Centro Studi del Pantheon, sono un punto di riferimento costante e consentono ai partecipanti anche visite dirette alle istituzioni nazionali ed europee.

Deus ex machina dell’Osservatorio è Federico Eichberg che ne è il direttore operativo. La sede centrale è a Roma, quelle periferiche a Padova, Vicenza, Bologna e Catania. Tra le attività, da segnalare il centro studi legislativo articolato in 14 commissioni, la rivista mensile Charta Minuta, una biblioteca aperta al pubblico, un sito Internet aggiornato con gli articoli del mensile in versione integrale, una collana di atti che raccoglie le ricerche elaborate dall’istituto. Momento qualificante: il seminario estivo annuale all’Abbazia di Vallombrosa, divenuto un punto di riferimento classico per il dibattito giovanile fra le anime del centrodestra.

Le battaglie culturali, il Circolo e il Domenicale

Un’altra iniziativa a cavallo fra cultura e politica nata dall’esperienza di Forza Italia è l’associazione Il Circolo, fondata nel 1999 a Milano da Marcello Dell’Utri, per creare sedi di dibattito e di approfondimento per i cittadini che si riconoscono nell’area politico culturale del centrodestra. Il primo circolo fu fondato a Milano in via Marina 1; oggi ne esistono novanta, dieci dei quali “giovani”, sparsi per tutto il territorio nazionale. Organizzano convegni, tavole rotonde e corsi di formazione. Particolarmente effervescente è l’attività dei circoli giovanili che, un paio di volte l’anno, riuniscono i loro comitati direttivi per meeting nazionali. Due siti Internet – uno del circolo principale di Via Marina, l’altro che raggruppa i circoli giovani – pubblicizzano le attività. Nella stessa struttura trova ospitalità la redazione del settimanale Il Domenicale, l’unico periodico esclusivamente culturale che il centrodestra possa annoverare. Diretto da Angelo Crespi e animato da Marco Respinti, l’elegante settimanale milanese si arricchisce spesso di inserti tematici e fa dello studio del conservatorismo americano e della polemica contro l’egemonia della sinistra in Italia due cavalli di battaglia. Nuova di zecca la “Biblioteca di via Senato Edizioni”, una raffinata casa editrice che ha pubblicato a dicembre i suoi primi titoli.

La Milano da pensare, tra Kirk e Nova Res Publica

Marco Respinti dà vita a Milano al Centro Studi Russell Kirk, un istituto di teoria politica dedicato al padre del conservatorismo tradizionalista americano. Il Centro costituisce l’appendice italiana del Russell Kirk Center for Political Renewal che ha base a Mecosta, Michigan, e realizza convegni internazionali un po’ in tutta Italia con il fine di approfondire le comuni radici occidentali che legano Europa e Stati Uniti. Sempre a Milano opera Nova Res Publica, presieduta dal ministro ai Beni culturali Giuliano Urbani, che si definisce una fondazione insolita: non è un centro studi ma una “fondazione promotrice”. Organizzando momenti di confronto e strumenti di comunicazione, Nova Res Publica intende dare vita ad un luogo di dibattito che diffonda la cultura politica liberale nella società italiana, promuovendo, in particolare, una nuova idea di Stato. I coordinatori del comitato scientifico sono Angelo Maria Petroni, direttore della Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione di Roma e consigliere d’amministrazione della Rai, e Carlo Sechi, rettore dell’Università Bocconi di Milano.

La Destra sociale, tutto attorno ad Area

Non è un mistero che l’area culturale che oggi si riconosce nella destra sociale di Alleanza Nazionale sia stata tradizionalmente molto attenta alla dimensione culturale della politica. Tale tradizione si rinnova oggi con l’Associazione culturale Area, fondata nel 1996 dall’attuale ministro delle Politiche Agricole Gianni Alemanno e dal governatore del Lazio, Francesco Storace. Come accade spesso per le istituzioni culturali vicine all’area di An, il legame con le strutture di partito è più forte che altrove, a testimonianza del fatto che An mantiene una salda struttura di partito e che le correnti interne, oltre che competere per gli organigrammi interni, competono anche per la supremazia culturale.

Come per l’Osservatorio Parlamentare di Urso, anche l’Associazione Area è dunque direttamente riconducibile a due esponenti di primo piano del partito, come Alemanno e Storace. L’associazione nasce anche in questo caso attorno a una rivista, il settimanale Area diretto da Marcello De Angelis, battagliero periodico di intervento politico e di riflessione culturale, protagonista di molte battaglie giornalistiche che hanno suscitato un dibattito non confinato all’interno della destra. La cifra “sociale” dell’associazione si ricava dalle priorità che si propone: la valorizzazione e la diffusione della cultura popolare, comunitaria, tradizionale e nazionale, dei valori della civiltà italiana, mediterranea ed europea e delle forme espressive delle diverse identità comunitarie. Comunitarismo e non liberalismo, dunque, la dimensione nella quale si muove il gruppo di Area, attento alle questioni sociali dell’economia e del lavoro, alla definizione di valori forti per la politica, ad una visione della politica estera più nazionale ed eurocentrica rispetto al sostanziale filo-atlantismo della maggioranza delle altre istituzioni del centrodestra. L’attività principale è legata alla convegnistica che si sviluppa su tutto il territorio nazionale grazie a una fitta rete di circoli. Grande attenzione per le tematiche giovanili, specie quelle legate al disagio sociale. Un sito Internet ricco (ma da perfezionare in alcuni link) permette di conoscere in tempo reale le manifestazioni organizzate a Roma e nelle altre sedi locali aperte in questi anni dall’associazione.

Sulle orme dei Libertarian, l’Istituto Bruno Leoni

Dai comunitari ai libertari, il salto non potrebbe essere più lungo. E tuttavia, come negli Stati Uniti, un raggruppamento ampio raduna al suo interno posizioni anche assai differenti, che dialogano e si confrontano e si scontrano tra di loro anche con grande impeto polemico. Sugli Ogm, ad esempio, il ministro Alemanno è incalzato da una piccola e agguerrita istituzione torinese, l’Istituto Bruno Leoni. Fondato nel 2003 grazie a una donazione della famiglia del grande economista liberista pavese, il Bruno Leoni ha l’ambizione di divenire il punto di riferimento della cultura antistatalista in Italia. Convinti che gran parte dei problemi di cui soffrono il nostro paese e l’Europa siano dovuti alla mancanza di un forte punto di vista liberale, Carlo Lottieri, accademico e saggista, e i due giovani ricercatori Carlo Stagnaro e Alberto Mingardi hanno deciso di colmare il vuoto. Il loro Istituto, il cui presidente onorario è Sergio Ricossa, intende studiare, promuovere e diffondere gli ideali del mercato e della libertà di scambio con il fine ultimo di costringere lo Stato a fare molti passi indietro.

Il modo di lavorare ricalca quello della statunitense Heritage Foundation con la quale i giovani “leoniani” hanno intrecciato proficui rapporti (i paper dell’Istituto ricalcano volutamente, anche nella grafica, quelli della Heritage). Assai snella è la struttura: sede nominale a Torino, base operativa a Milano. Intensissima è l’organizzazione di convegni, dibattiti e tavole rotonde soprattutto sull’asse Milano-Roma, così come straordinari sono i rapporti che l’Istituto tiene con fondazioni e strutture accademiche europee, statunitensi e sudamericane, a testimonianza di una vocazione globale che trova su Internet puntuale riscontro. A ciò si affianca la pubblicazione di libri, l’elaborazione di brevi studi e briefing papers e la diffusione di articoli sulla stampa nazionale e internazionale.

Liberalismo classico, il Cidas di Torino

Sempre a Torino opera un’istituzione di lungo corso, nata addirittura negli anni Settanta. è il Cidas (Centro Italiano Documentazione Azione Studi) fondato nel 1970 quando il Partito comunista “forniva passaporti di libera circolazione nel mondo culturale” a intellettuali, artisti e giornalisti di provata fede marxista. Coraggiosamente il Centro, che annovera fra i suoi “buoni maestri” Sergio Ricossa e Enrico di Robilant, sfidò l’ostracismo intellettuale, continuando, nonostante tutto, a promuovere la cultura liberale. Diretto da Natale Molari, il Cidas ha all’attivo oltre cinquanta pubblicazioni e non ha mai smesso una serrata attività convegnistica, iniziata con il “1° Congresso per la difesa della cultura – Intellettuali per la libertà” del 1973, al quale aderì anche il commediografo Eugène Ionesco. Nella sua sede, inoltre, è aperta al pubblico una biblioteca formata dalle raccolte personali di Bruno Leoni e Sergio Ricossa.

Cattolicesimo tradizionalista, Alleanza Cattolica e Lepanto

Di ispirazione cattolico-tradizionalista sono due associazioni che operano da lungo tempo nel campo culturale. La prima è Alleanza Cattolica, un’associazione di laici cattolici che si propone lo studio e la diffusione della dottrina sociale della Chiesa: con sedi in tutta Italia, organizza convegni, conferenze e seminari sia su temi di cultura politica naturale e cristiana, sia su fatti storici e di cronaca. Temi ricorrenti: «spiritualità, dottrina sociale, bioetica, senso del dolore e della morte, contraccezione, aborto, eutanasia e fecondazione artificiale». Pubblica la rivista bimestrale Cristianità, fondata nel 1973, diretta da Giovanni Cantoni, punto di riferimento della battaglia anti-comunista negli anni Settanta e Ottanta, si occupa oggi di libertà religiose, nuova evangelizzazione e movimenti religiosi. Completa la produzione una casa editrice che ha pubblicato testi del sociologo Massimo Introvigne e del sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano. La seconda è il Centro culturale Lepanto, associazione europea di «difesa dei valori tradizionali e familiari», fondata nel 1982 e presieduta da Roberto De Mattei, allievo di Augusto Del Noce, consigliere per le questioni istituzionali di Gianfranco Fini. Oltre all’attività associativa e convegnistica, Lepanto pubblica Corrispondenza Romana, un’agenzia di stampa settimanale su temi politici e religiosi.

Un laboratorio fusionista, la rivista Percorsi

Molte fondazioni e associazioni, come si è visto, sono nate attorno a una rivista. La stessa cosa accadde negli anni Cinquanta, su un versante culturale differente, con il Mulino. Ma il panorama della destra pensante è ricco di altre riviste che mantengono come unica attività quella editoriale. Accade soprattutto nell’area della destra conservatrice e tradizionalista, dove spiccano personalità che da sempre spendono il loro nome sul versante culturale. È il caso di Gennaro Malgieri, deputato di Alleanza Nazionale e per dieci anni direttore del quotidiano di partito Il Secolo d’Italia, che dirige anche la rivista mensile Percorsi, un bel laboratorio politico e culturale impegnato negli ultimi tempi a ridefinire le ragioni ideologiche e identitarie della coalizione di centrodestra. Percorsi è pubblicata dall’Editoriale Pantheon che ha affidato allo stesso Malgieri la direzione della collana di saggistica politica Agorà. La rivista promuove anche una vivace attività convegnistica.

Tra filosofia e De Felice, le riviste Palomar e Nuova Storia Contemporanea

E' pubblicato a Firenze, dalla casa editrice Le Lettere guidata da Giovanni Gentile, figlio dell’omonimo filosofo, il trimestrale Palomar, rivista di cultura e politica diretta da Daniela Coli, ricercatrice al dipartimento di Filosofia dell’Università fiorentina. Palomar è una dotta rivista di riflessione che predilige un approccio problematico ai temi politici: «Argomentare uno stesso problema da punti di vista diversi, lontana dal genere profetico ed esoterico tanto amato nell’apocalittico Ventesimo secolo, senza moralismi o censure, perché le savant a l’esprit douteux». Anche in questo caso la rivista sviluppa dibattiti e incontri. Le Lettere edita anche ogni due mesi la rivista Nuova Storia Contemporanea, diretta da Francesco Perfetti, ordinario di Storia delle relazioni internazionali all’Università Luiss di Roma e allievo di Renzo De Felice. E proprio all’insegnamento del grande storico del fascismo si richiama questo bimestrale dal taglio non solo accademico, che si presenta come «una rivista di impostazione liberale nell’accezione più ampia del termine, aliena da ogni tipo di ostracismo preconcetto e solo preoccupata della serietà e della scientificità, formale e sostanziale, dei contributi ospitati nelle sue pagine».

Geopolitica e Storia, la Destra, Imperi, Nova Historica


All’editore Lucarini fanno capo altre tre riviste di area conservatrice. La prima è una testata storica, La Destra, tornata in edicola ogni mese sotto la direzione di Fabio Torriero. La seconda è invece una novità: si tratta del quadrimestrale di geopolitica Imperi, affidato alle cure di Aldo Di Lello, responsabile anche delle pagine culturali del Secolo d’Italia che sintetizza così le coordinate della rivista: «L’ispirazione viene dall’insegnamento di Carl Schmitt, il grande giurista che teorizzò i grandi spazi imperiali. Oggi non possiamo più parlare di un unico impero mondiale. All’idea di universo contrapponiamo la concezione del pluriverso, inteso come una ripartizione della Terra in grandi aree politiche in cui confluiscono gli stati nazionali». Il terzo prodotto ha un taglio storico, si chiama Nova Historica, ed è diretto da quel Roberto De Mattei che abbiamo già incontrato alla presidenza del centro culturale Lepanto. Un’ulteriore novità di Lucarini è la collana editoriale Le nuove idee che ha di recente pubblicato un provocatorio saggio del polemista statunitense Michael Ledeen sull’attualità di Machiavelli.

I pensatoi dei partiti, le Formiche e l’editoria padana


Alle virtù del bimestrale crede oggi anche l’area cattolica vicina all’Udc che ha messo in campo la rivista Le Formiche, diretta e curata da Michele Guerriero e Paolo Messa. Editoriale di Marco Follini nel primo numero e una inchiesta critica, con tanto di sondaggio, sul progetto degli alleati forzisti di costituire un Ppe italiano. Sul versante federalista, a farla da padrone sono iniziative legate direttamente alla Lega di Umberto Bossi che, pur privilegiando una comunicazione di tipo più immediato (sono gli unici ad aver compreso e sfruttato il ruolo incisivo di radio e tv) non hanno fatto mancare pubblicazioni stampate come i Quaderni Padani, bimestrale di cultura federalista pubblicato dalla Libera compagnia padana e acquistabile solo in abbonamento, che rappresentano lo strumento di approfondimento ideologico e culturale: l’attuale direttore editoriale è Gilberto Oneto, autore di “L’invenzione della Padania”, edito da Foedus, considerato uno dei manifesti ideologici della Lega; è anche collaboratore del settimanale d’area Sole delle Alpi. Distribuito a Roma e in Piemonte, Veneto e Lombardia è il nuovo settimanale Il Federalismo, diretto da Stefania Piazzo, impegnato sul tema delle riforme istituzionali e della filosofia federalista.

La galassia libertaria, Enclave, élite, Liberi Libri e Rubbettino

Libertà, difesa della proprietà privata, apertura dei commerci, antistatalismo sono i temi affrontati sul trimestrale libertario Enclave, diretto da Leonardo Facco, l’editore che ha appena lanciato gli audiolibri e pubblica due collane in collaborazione con l’Ibl, e da Carlo Stagnaro. Periodicità trimestrale ha invece élite, rivista diretta da Mauro Maldonato. Nella piccola ma vivace galassia libertaria, merita una menzione la Libreria Dal Ponte di Guglielmo Piombini, presente anche in rete, che offre ampia scelta di libri liberali, libertari e anarco-capitalisti. Come detto in precedenza, il mondo libertario può oggi far riferimento all’intensa attività dell’Istituto Bruno Leoni che ne amplifica tutte le tematiche. Sul piano dell’editoria vanno aggiunte le pregevoli edizioni di Liberi Libri di Macerata che ha riproposto ai lettori italiani autori come Murray Newton Rothbard, Michael Novak, Ayn Rand e Frédéric Bastiat e le collane di teoria economica dell’editore calabrese Rubbettino (in collaborazione con l’Ibl). La saggistica di Rubbettino non si ferma però solo al versante libertario ma abbraccia l’ampio spettro della pubblicistica liberale italiana ed europea.

La forza della comunicazione, quotidiani, radio e televisione

Fondazioni e riviste scavano nel fondo della società italiana, allargano lo sguardo ai grandi cambiamenti internazionali, studiano ed elaborano le teorie che sostanziano le battaglie culturali e politiche nel nostro paese. Ma chi davvero incide nel mondo della comunicazione sono giornali, radio e tv. Quel tessuto di media popolari che raggiunge un numero di lettori più ampio e influenza con maggiore efficacia le idee e le azioni della classe dirigente, politica ed economica. Su questo piano il centrodestra italiano appare più debole: la stampa nazionale a larga diffusione conta redazioni prevalentemente orientate a sinistra, la presenza televisiva e radiofonica pubblica sconta una lunga tradizione di occupazione clientelare (ed evidentemente è una strada poco producente quella di contrapporre “clientela a clientela”), la tv privata vive sotto il giogo del conflitto d’interessi e lascia larga parte dell’intrattenimento intelligente (talk show, cabaret, nuovi format) nelle mani di uomini di sinistra. Come scriveva qualche tempo fa Giuliano Ferrara sul Foglio, «in Italia la tv è intrinsecamente de sinistra». Quanto alla radio, a destra sembra davvero che nessuno abbia voglia di imparare la lezione di Rush Limbaugh, l’estroso conduttore radiofonico che negli Usa ha inventato la radio de destra. O, guardando più a casa nostra, quella di Radio Radicale, il prototipo di una radio culturale e politica in grado di tenere 24 ore su 24 i propri ascoltatori incollati alla radiolina per seguire avvenimenti politici, dibattiti culturali, rassegne stampa e interventi sui maggiori avvenimenti del paese. Uniche eccezioni sul versante leghista, con la dinamicità di Radio Padania e gli esperimenti di Tele Padania e Antennatre. Anche la tv satellitare si è piegata al palinsesto di sinistra, nonostante non avesse più molto da suggerire in termini di innovazione. Il caso Sky Tg 24 è emblematico. Se negli Stati Uniti il magnate conservatore Rupert Murdoch ha trovato a destra il terreno fertile per imporsi con la sua Fox News, la tv all-news, in Italia ha ritenuto di seguire sentieri già sperimentati: e così Sky Tg 24 persegue nei tg una linea editoriale blandamente di centrosinistra e nella gran parte degli approfondimenti una più decisa linea di sinistra che sfiora le posizioni no-global sui temi di politica ed economia internazionale. Pare che gli ascolti ne soffrano. E d’altronde la tv italiana è piena di informazione di questo genere e allora perché non preferire gli originali?

Potrebbe sembrare un paradosso che a destra si punti più su Murdoch che su Berlusconi, nonostante la proprietà di tre reti private. Ma il conflitto d’interessi è un vaso di Pandora nel quale trovano posto tutte le ipocrisie di questo nostro paese bizantino: Berlusconi controlla, come è ovvio, le sue tv – e questo non fa bene a una equilibrata democrazia occidentale – ma le sue tv trasmettono il più efficace prodotto politically correct del paese. Emilio Fede escluso. Distrazione? Pare difficile. Ma se un brillante conduttore come Giuliano Ferrara trova spazio solo sulla rete concorrente de La 7, qualche cosa che non va, evidentemente, deve esserci.

Il terzismo prudente della grande stampa borghese

Tuttavia, il panorama della stampa quotidiana è, oggi, meno uniforme. Alcuni grandi giornali aprono di tanto in tanto le loro pagine dei commenti ad opinionisti non di sinistra. È il caso del Corriere della Sera che si affida a una schiera di editorialisti come Ernesto Galli della Loggia, Piero Ostellino, Angelo Panebianco, Giuliano Zincone i quali, pur rientrando in un’area che si autodefinisce “terzista” e che non può essere confusa con posizioni più schierate politicamente, tuttavia hanno un orientamento culturale liberal-democratico distante dal terreno del politicamente corretto. Sullo stesso quotidiano milanese c’è stato il lavoro di Paolo Mieli (oggi tornato alla guida del Corriere) nella rubrica delle Lettere che fu di Montanelli. Pierluigi Battista è una delle firme più lette della Stampa. Più espliciti Il Sole 24 Ore, con le analisi dell’economista Renato Brunetta e di Giuliano Cazzola, e il Messaggero, dove trovano spazio le opinioni di Gaetano Quagliariello. I giornali del gruppo Riffser (il Giorno, Resto del Carlino e La Nazione) mantengono una linea editoriale nel complesso moderata e sul versante cattolico si distingue Avvenire. Eppure queste prudenti aperture non eguagliano la provocazione dei grandi giornali liberal americani come il New York Times e il Washington Post, che hanno tra le loro fila commentatori fieramente conservatori.

La stampa di centrodestra: Giornale, Foglio, Libero, Tempo, Opinione, Roma, Indipendente

Ma le novità più interessanti vengono proprio dai giornali che dichiarano esplicitamente la loro posizione culturale e politica. Negli ultimi dieci anni, anzi, la stampa quotidiana a destra ha conosciuto un’insospettabile ripresa. Tanto che non si fa poi troppa fatica a sovrapporre la flottiglia dei giornali di centrodestra italiani a quella degli omologhi conservatori americani. E se il Giornale diretto da Maurizio Belpietro mantiene la leadership della diffusione, forte anche di una tradizione quasi trentennale che potrebbe rinforzare puntando all’autorevolezza di un Wall Street Journal, il Foglio di Giuliano Ferrara può essere avvicinato alle raffinate edizioni del New York Sun, con il suo gusto per le battaglie culturali e per la scrittura elegante e la sua capacità di influenzare l’establishment nazionale (cosa piuttosto rara a destra). È stata l’invenzione che ha avuto il maggior numero di imitazioni nell’ultimo decennio, quattro fogli (ma oggi sono molti di più) di testo fitto, opinioni, analisi, commenti e prese di posizione nette che suscitano sempre discussione. E una capacità (anche questa piuttosto rara a destra) di imporre un linguaggio che detta i toni del dibattito culturale. Uno dei recenti numeri di Libero, il battagliero quotidiano di Vittorio Feltri, riportava una prima pagina del New York Post, aggressivo tabloid newyorkese che accomuna inchieste politiche, cronaca, tanto sport e una efficace batteria di polemisti di rango: sembra la descrizione dello stesso Libero, giornale popolare di grande efficacia che il suo direttore getta nelle polemiche più accese senza riguardi per nessuno, neppure per i partiti di riferimento. È tornata a buoni livelli anche una storica testata moderata romana, Il Tempo, cui il direttore Franco Bechis ha restituito lo smalto di un tempo dopo anni di grigia sopravvivenza: alla diffusa informazione parlamentare, uno dei tradizionali punti di forza, Bechis ha aggiunto la sua naturale predisposizione allo scoop politico e una maggiore attenzione alle novità dell’economia italiana.

Una fucina di giovani giornalisti è stata in questi dieci anni L’opinione di Arturo Diaconale: si può dire senza smentita che l’ossatura della nouvelle vogue giornalistica di destra provenga tutta da questa piccola redazione romana. Segno che Diaconale sa seminare bene e che il piccolo quotidiano politico di area liberale (venne fondato nell’Ottocento da Camillo Benso di Cavour) va sempre tenuto d’occhio, soprattutto oggi che alla diffusione cartacea aggiunge un dinamico sito Internet. Al deputato di Alleanza Nazionale Italo Bocchino va riconosciuta una certa predisposizione per l’editoria. A lui fanno capo due testate quotidiane: il Roma di Napoli, giornale mito della destra napoletana che visse i suoi anni d’oro sotto le cure di Achille Lauro e che oggi, con la direzione di Antonio Sasso, è tornato a rappresentare l’alternativa locale al Mattino; e il giovane Indipendente, tornato in edicola con la linea libertaria di Giordano Bruno Guerri in formato “quattro pagine”.

A metterli in fila, questi giornali d’opinione superano di gran lunga quelli di sinistra, a testimonianza di una effervescenza intellettuale che, se ancora non è tracimata nei grandi quotidiani d’informazione indipendenti (sic), gioca apertamente la sua sfida all’establishment giornalistico. E, sia detto per inciso, è anche una sfida generazionale, perché queste redazioni (come anche quelle delle riviste) sono piene di giovani. Per completezza si devono inserire i giornali di partito, rinnovati rispetto al passato e capaci di andar oltre le ristrette notizie di bandiera, avviando dibattiti culturali che spesso rimbalzano sui mezzi d’informazione esterni: il Secolo d’Italia per Alleanza Nazionale, la Padania per la Lega, la Discussione per l’Udc, l’Avanti per i socialisti confluiti nella Casa delle Libertà.

Right Nation prossima ventura, la frontiera di Internet

Una nuova frontiera della comunicazione è rappresentata da Internet. Abbiamo citato, nel corso di questa lunga cavalcata attraverso il mondo culturale del centrodestra italiano, quelle realtà che hanno puntato sul web per potenziare la propria produzione editoriale e convegnistica. La rete ribolle di iniziative e un’analisi specifica meriterà un nuovo articolo. Si può dire che, dopo un’iniziale distrazione che ha permesso alla sinistra una presenza tuttora dominante, la destra si è rimessa in movimento, comprendendo le potenzialità del mezzo che permettono di aggirare le barriere ormai poste a difesa dei media più tradizionali. Ai siti si vanno aggiungendo mese dopo mese i blog tematici e personali, che creano tra di loro un fitto reticolato di collegamenti. È davvero materia che meriterà uno spazio approfondito in uno dei prossimi numeri di Ideazione (o magari sull’edizione on-line del nostro giornale) anche perché potrebbe venire da qui una delle spinte più incisive per ribaltare le posizioni acquisite.

23 febbraio 2005

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