Vita e opere di un campione della Old Right 
        
        
        
      
        da Ideazione, maggio-giugno 2004 
         
        Principe dei critici letterari americani, direttore di giornali e 
        riviste, polemista affilato, Henry Louis Mencken ha scritto – secondo 
        alcune stime – più di 3000 articoli di quotidiano nel corso della sua 
        vita, divenendo un punto di riferimento per una generazione di uomini di 
        lettere. H. L. Mencken nacque a Baltimora, nel Maryland, il 12 settembre 
        1880, figlio di August, erede di una fabbrica di sigari. Il padre lo 
        fece studiare al Baltimore Polytechnic Institute (1892-96) per poi farlo 
        lavorare nell’impresa di famiglia. Quando August morì nel 1899, il 
        figlio si sentì libero di seguire finalmente la sua strada, e decise di 
        entrare nel mondo del giornalismo. 
         
        «Fu un successo sin dal principio», scrisse, «e a ventidue anni ero city 
        editor, con sotto di me uomini che avevano il doppio della mia età. A 
        venticinque anni, ero direttore di un giornale in una città con mezzo 
        milione di abitanti». Dopo l’esaltante esperienza con il Baltimore 
        Herald, Mencken sarebbe arrivato al Baltimore Sun, per il quale scrisse 
        per la maggior parte della sua vita. Fra il 1916 ed il 1918 fu 
        corrispondente in Germania e in Russia. 
         
        Ma l’impatto di Mencken sull’ambiente culturale americano fu segnato 
        soprattutto da due grandi riviste: dal 1914 al 1923 egli fu, con George 
        Jean Nathan, condirettore dello Smart Set. Essi fondarono poi assieme, 
        nel 1924, l’American Mercury, di cui Mencken fu direttore dal 1925 al 
        1933. Con Nathan, inoltre, aveva già aperto i pulp magazine Parisienne, 
        Saucy Stories, e Black Mask, attorno al 1910. Dopo un primo lavoro nel 
        campo della poesia, Henry Louis Mencken pubblicò nel 1905 quello che 
        considerava il suo vero primo libro, George Bernard Shaw: His Plays 
        (primo lavoro saggistico sul commediografo) e poi nel 1908 uno studio 
        della filosofia di Nietzsche. 
         
        Nel 1919 arrivò il successo, con la pubblicazione di The American 
        Language, una guida alle espressioni ed agli idiomi americani, che 
        catalizzò grande attenzione di critica e pubblico. Il volume si arricchì 
        negli anni successivi in ciascuna nuova edizione ed ebbe diversi 
        supplementi. Mencken fu uno dei più influenti critici letterari, negli 
        Usa degli anni Venti. Aiutò ad imporsi nomi quali Theodore Dreiser (con 
        il quale ruppe poi una profonda amicizia) e Sinclair Lewis. Pubblicò 
        manoscritti di giovani scrittori quali Eugene O’Neill e Dorothy Parker, 
        Upton Sinclair e Francis Scott Fitzgerald. Detestava Ernst Hemingway. 
         
        Nel 1930, sposò la scrittrice Sara Haardt, di diciott’anni più giovane 
        di lui. L’aveva corteggiata per mesi nonostante il timido Mencken, in 
        quel periodo, intrattenesse anche un’altra relazione. La Haardt, già 
        gravemente ammalata ai tempi del loro matrimonio, morì nel 1935. In 
        questi anni, si dedicò a svariati lavori, fra cui il monumentale A New 
        Dictionary of Quotations (1936) ed al riordino in volumi dei suoi lavori 
        giornalistici, a cominciare dalla serie dei Prejudices e poi la briosa 
        Mencken Chrestomathy (1949). Pubblicò anche un’autobiografia in più 
        volumi. Mencken soffrì di una emorragia cerebrale nel 1949, che gli rese 
        difficile parlare e impossibile leggere. Morì per insufficienza cardiaca 
        il 29 gennaio 1956, a Baltimora, nella stessa casa in cui aveva passato 
        grossa parte della sua vita. 
         
        Critico sferzante del New Deal, è stato un esponente importante, e 
        senz’altro il più noto, della “Old Right” pre-bellica. Ateo militante, 
        il suo unico libro tradotto in lingua italiana è il Trattato sugli dei 
        (1930, trad. it. Il Saggiatore, 1967), assieme all’epistolario con John 
        Fante in Sto sulla riva dell’acqua e sogno. Lettere a Mencken 1930-1952 
        (Fazi, 2001). In Minority Report (1956) Mencken disse di sé: «gli 
        imbecilli che hanno stampato acri di commenti sui miei libri si sono 
        accorti di rado della caratteristica più importante del mio stile. È che 
        io scrivo con precisione pressoché scientifica – che ciò che voglio dire 
        non è mai oscuro. Gli ignoranti si sono spesso lamentati perché il mio 
        vocabolario va oltre le loro capacità, ma è così perché le mie idee 
        coprono un più ampio raggio delle loro. Una volta che essi abbiano 
        consultato il dizionario essi sapranno esattamente ciò che intendo 
        dire». 
         
        Fra i lavori saggistici su Mencken segnaliamo: The Man Mencken di Isaac 
        Goldberg (1925); H. L. Mencken di Ernest Boyd (1925); The Irreverent Mr. 
        Mencken di Edgar Kemler (1950); H. L. Mencken di Charles Angoff (1956); 
        H. L. Mencken di William H. Nolte (1966); H. L. Mencken di Philip Wagner 
        (1996); Mencken di Carl Bode (1969); H. L. Mencken di Douglas C. 
        Stenerson (1971); H. L. Mencken di W.H.A. William (1977); H. L. Mencken 
        di George H. Douglas (1978); Mencken: A Study of His Thought di C.A. 
        Fecherr (1978); On Mencken, a cura di John Dorsey (1980); Disturber of 
        the Peace di William Manchester (1986, già 1951); The Skeptic di Terry 
        Teachout (2002).
        
        18 agosto 2004 
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