Ad Ovest di Berlusconi
di Pierluigi Mennitti
da Ideazione, maggio-giugno 2004

Non mi era mai capitato, nell’ancor breve carriera giornalistica, di raccogliere un testimone in corsa. Di rappresentare un punto di passaggio nell’ideale percorso di un’avventura editoriale. Nella stessa esperienza di Ideazione mi ero già misurato con editoriali di presentazione. Ma si trattava di iniziative nuove di zecca, come quelle del nostro giornale on line (ideazione.com) o del quindicinale di geo-economia Emporion, altra rivista telematica che arricchisce l’offerta del nostro gruppo. Oggi, che le circostanze spingono alla direzione della rivista ammiraglia, del bimestrale di cultura politica che ha dato origine al mondo di Ideazione, avverto il peso e lo stimolo di una responsabilità ancora più grande.

Allo stesso tempo, proprio il fatto di guidare una rivista che conta un decennio di storia, può rendere il compito più leggero, soprattutto per chi ha creduto in questa impresa sin dalla sua nascita, preferendo i temi dell’approfondimento e i tempi della riflessione a quelli, pur coinvolgenti per un giornalista, dell’informazione quotidiana. In dieci anni di vita (e sono tanti per una rivista di cultura politica) si sono sommati, raccolti e consolidati rapporti di collaborazione talmente estesi da poter rendere la gestione di Ideazione quasi un problema di ordinaria amministrazione. E tuttavia questa rivista non ha mai ceduto alle comodità dell’ordinaria amministrazione. Ha sempre cercato nuove strade e nuove sfide, fedele all’idea originaria di spiegare ai propri lettori i percorsi del cambiamento, nella politica e nella società, in Italia e nel mondo e di farlo da un’ottica politico-culturale che aveva gli strumenti per leggere il mondo e suggerire soluzioni vincenti ai problemi. La cultura liberale e conservatrice, che Ideazione ha provato a rappresentare nell’ultimo decennio, ha dimostrato di essere più vitale e innovativa rispetto a quella concorrente, tanto da dettare l’agenda delle riforme e della modernizzazione del paese sulla quale la politica, a destra come a sinistra, ha misurato la propria capacità di governo. Questa è una sfida vinta, un dato di fatto acquisito che Ideazione può ascrivere a proprio merito.

Oggi però le sfide sono divenute più complesse. La data dell’11 settembre 2001 ha davvero segnato una cesura rispetto all’epoca della guerra fredda e al suo entusiasmante e caotico epilogo seguito alla caduta del Muro di Berlino. La minaccia all’Occidente e ai suoi valori non viene più dalle steppe statalizzate dell’utopia comunista ma dai deserti totalitari dell’estremismo islamico, dove opera un esteso scisma religioso che produce terrorismo e attacca il mondo arabo moderato e noi. Rispetto a dieci anni fa la posta in gioco, per le nostre democrazie, non è tanto quella interna di allargare i diritti civili, perfezionare i sistemi istituzionali o ampliare le libertà dei mercati, cioè rafforzare quei valori che fanno dell’Occidente un mondo forse non perfetto ma certamente il migliore nel quale vivere: è l’esistenza stessa di questi valori. È la sopravvivenza di quei diritti, di quelle democrazie e di quelle libertà di mercato cui un gruppo di fanatici islamici ha deciso di muovere guerra con attacchi assassini giunti al cuore dei nostri paesi. E che la stragrande maggioranza dei politici e dei cittadini di questi nostri paesi cerca di esorcizzare facendo finta di non vedere e sperando che tutto questo un giorno finisca, d’incanto, così come d’incanto apparvero quegli aerei di linea dirottati nei cieli di New York e Washington due anni e mezzo fa. Questa è invece la partita che Ideazione vuole giocare, in difesa di quei valori di libertà, di individualismo, di tolleranza che fanno della nostra cultura qualcosa di cui vantarsi, di cui essere orgogliosi. Qualcosa per cui battersi.

Dietro il cambio di direzione di Ideazione c’è un salto generazionale che porta alla ribalta un intero gruppo di lavoro che si riconosce in quella generazione X che ha vissuto la propria educazione sentimentale nei miti degli anni Ottanta, del riflusso dalla politica ideologica e totalizzante, della riscossa del privato sul pubblico, dell’esplosione della Tv commerciale, della rivincita della musica pop rispetto al rock impegnato degli anni Settanta. Più Margaret Thatcher e meno Fidel Castro, riassunto in una formula che ebbe assai fortuna in quegli anni: la generazione dell’edonismo reaganiano. Questo disincanto verso le grandi maiuscole dell’ideologia, questa predilezione per la concretezza in uggia all’ubriacatura utopistica della generazione precedente, viene oggi messa alla prova proprio nel momento in cui quei valori, così concreti, avrebbero bisogno di un contorno epico – verrebbe da dire ideologico – per essere difesi con la passione dovuta.

Sul piano dei contenuti, vogliamo inserire di più la rivista nel panorama internazionale, contribuendo a sprovincializzare il dibattito politico e culturale italiano, notando come le novità più interessanti giungano ormai dagli angoli più impensati del pianeta. Sguardo curioso verso gli Stati Uniti e l’Europa, specie quella ricca di novità che viene dall’Est, ma anche verso le nuove aree emergenti dell’Asia, dalla Cina all’India, le terre apparentemente lontane dell’Australia e dell’America latina, le sorprese di alcune regioni dell’Africa. Attenzione maggiore anche a quegli interessi non strettamente politici che occupano tanto tempo nella vita delle nuove generazioni, non più schiacciate su un’esistenza ad una dimensione, quella politica: internet e arti, media e musica, nuove tecnologie, tendenze e mode. Credo che questo allargamento di prospettive e di interessi possa tornare utile anche alla nostra classe dirigente che, se non ha bisogno di intellettuali che dettino una linea politica, necessita di immergersi nella corrente viva del pensiero globale per non assuefarsi al teatrino nazionale.

Un’ultima aggiunta riguarda il suggerimento che nell’editoriale di commiato ci viene dato: interpretate i tempi nuovi, non adagiatevi nella continuità. Ma la cosa cui non rinunceremo è l’eredità più grande che ci viene consegnata: l’indipendenza, a cominciare da quella verso i partiti “di riferimento”. Voluta, cercata, mantenuta anche a costo di qualche rinuncia personale. Tanto più preziosa, questa indipendenza, quanto chiara è stata fin dall’inizio la scelta di campo di Ideazione. È una risorsa iscritta nel Dna di questa rivista. Una specie di marchio di famiglia. Ma lo stimolo critico rivolto alla propria parte politica non indebolirà la battaglia per un’Italia che vogliamo più libera, più moderna, più spregiudicata e meno politically correct. Ad Ovest di Berlusconi.

10 maggio 2004

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