Le mie conclusioni
di Roberto Nicolai*
[30 mar 06]
La politica
di oggi ci offre un confronto di livello basissimo basato sulla
demonizzazione dell’avversario e su slogan propagandistici. La mia
speranza è che questo modo di fare evolva verso un confronto anche duro
ma che sia in grado di sviluppare capacità critica. Sull’eutanasia
infantile abbiamo sentito
diverse versioni
e
diverse posizioni
ma, ad eccezione di
rarissimi casi,
le argomentazioni assunte dalle due fazioni erano, a mio parere,
influenzate da quelle che le stesse hanno come posizione di partenza
sull’eutanasia.
Nella discussione sul protocollo di Groningen questo atteggiamento è
poco producente. Chi è contrario all’eutanasia comunque e sempre lo sarà
tanto più quando questa riguarda neonati o bambini e chi invece è più
aperto verso questo tema corre il rischio di sposare l’eutanasia
infantile per non rischiare di essere attaccato sulle sue posizioni di
base.
Quello che dovremmo sforzarci di fare per comprendere il
dibattito sul “caso olandese” è invece spogliarci del nostro
credo. Siamo costretti a farlo perchè la discussione che si sta
sviluppando in tutto il mondo (e non è limitata all’uscita del
Ministro Giovanardi) non riguarda l’eutanasia ma piuttosto il
riuscire a comprendere se il protocollo del Dott. Verhagen sia
“altro” rispetto all’eutanasia con derive che possono degenerare
nell’eugenetica e nell’infanticidio.
Fatto questo dovremmo considerare cosa sia l’eutanasia e
verificare se quest’ultima è il confine ultimo delle casistiche
del protocollo.
Non ci
possiamo limitare all’etimologia, la quale ci spiega che
eutanasia significa “buona morte” (al
contrario di eugenetica che significa “buona nascita”
n.d.robinik), ma dobbiamo considerare il significato
che è universalmente accettato del termine eutanasia. Per
semplificazione credo ci sia permesso di affermare che per
eutanasia intendiamo l’intervento volto a soddisfare
un’esplicita richiesta di un paziente che desidera terminare la
propria vita o l’astensione dal proseguire nelle cure di un
paziente incapace di esprimere la propria volontà ma il cui
mantenimento in vita è dipendente in modo totale da macchinari
scientifici o da terapie definibili come “accanimento
terapeutico”.
A
questo punto possiamo porci la fatidica domanda:
Il protocollo di Groningen
norma l’eutanasia? La mia risposta è no. La mia risposta è che al contrario il
protocollo di Groningen sia un documento che sposta su terzi la
decisione del dirittto alla vita di esseri umani che non sono in
grado di manifestare la propria volontà in tal senso basandosi
su considerazioni agghiaccianti e casistiche troppo ampie e che,
a fronte di questo, si possono prestare ad intercettare casi di
bambini o neonati che possono avere prospettive di vita anche
senza il ricorso ad accanimento terapeutico.
Solo
nella prima categoria Verhagen individua casi sui quali ogni
persona può convenire che non solo si stia normando la
possibilità di eseguire un’eutanasia ma anche che se ne possa
discutere. Bambini nati senza cervello. I famosi (sic) bambini
di cui ci parlano i difensori del protocollo affermando con
sicurezza massima che gli stessi morirebbero comunque dopo pochi
giorni e che, sempre i sostenitori dell’eutanasia infantile
nella versione olandese, giurano che siano gli unici casi in cui
questa può essere applicata.
Nella seconda ed ancora più
nella terza categoria
(Definita dallo stesso verhagen di difficile definizione e nella
quale ricadono sempre per ammissione di Verhagen il 75% dei casi
di eutanasia infantile) sono aperte le porte all’eugenetica e
all’infanticidio. I parametri che si assumono
come sufficienti per deliberare un’intervento di “life-ending”
si riducono ad un indefinibile dolore e a ciò che rende il
protocollo agghiacciante:
La qualità della vita,
la decisione che persone terze pretendono di emettere come
verdetto a riguardo di quale vita valga la pena di vivere e
quale no.
Chi
sostiene il contrario è disinformato nel migliore dei casi o
pericolosamente in cattiva fede nel peggiore.
Ci dicono a fronte di questo che a garanzia di questa decisione
stanno medici e genitori. Non ritengo questa una garanzia. Non
la ritengo tale non solo perché sposta la decisione su terzi ma
perché questa “garanzia” presuppone il fatto che queste persone
siano per definizione a difesa della vita del bambino. La storia
è piena di medici che hanno messo firme su decisioni contrarie e
per i genitori…
Ma
davvero i sostenitori del protocollo di Verhagen sono convinti
che ogni genitore sia per definizione al fianco del diritto a
vivere del figlio? Ma davvero persone che sottoscrivono che “la
morte sia più umana del proseguimento della vita”
ritengono che il genitore venga prodotto nella casa del Mulino
Bianco con un’infinita voglia di diventare genitore e con la più
ampia disponibilità a trarre giovamento dalle inevitabili
sofferenze, dagli inevitabili sacrifici derivanti dal
mantenimento economico ed ancora più sociale di un neonato o di
un bambino affetto da gravissime malattie? Davvero coloro che
partono dal presupposto che terminare una vita sia scelta di
libertà, che l’aborto debba essere più libero di quello che già
è non hanno il mimino dubbio sul fatto che
qualche genitore possa non
volere il proprio figlio?
Io non
posso credere a queste contraddizioni, non posso credere ad un
mondo che parte sempre dal presupposto della buona fede e
nessuno può convincermi che a crederci siano i sostenitori della
“dolce morte”. Il protocollo di Groningen è eugenetica
legalizzata e denunciarlo è doveroso.
Il
protocollo mette a questa volontà eugenetica, a questa
esplicitata disquisizione su quali vite siano degne o meno di
essere vissute una pezza che dovrenne far rabbrividire chiunque:
Il ricorso contro la decisione può essere fatto solo una volta
che questa è stata presa e che il bambino o il neonato è
morto. Per
verificare che la decisione è stata corretta servono le
testimonianze dei già citati medici e dei già citati genitori.
Concludo con la frase che scrissi per caso al termine del primo
post pubblicato sul mio
blog e che è diventata
caratterizzante. La preferisco tanto alla buona morte che alla
buona nascita.
Buona Vita!
30 marzo 2006
* Roberto
Nicolai è il titolare del blog
Robinik |