Il mondo fuori
di Tova Mirvis
Einaudi, Torino, 2004
pp. 327, €18,50
 

Amore e ortodossia nella New York delle Yeshiva
di Carlo Roma
[16 mar 05]

In uno dei tanti sobborghi di New York, all'ombra dell'opulenza e dell'apertura al progresso, c'è una comunità ebraica unita e ben legata alle sue tradizioni millenarie. Forte di una cultura solida ed inalterabile, cerca di preservare la sua identità senza scalfire le consuetudini più antiche che si sono tramandate di generazione in generazione nel corso dei secoli. Il rito del sabato, ad esempio, immutato nei suoi colori e nei suoi profumi, riveste tutto il suo fascino e la sua rilevanza religiosa. La legge della comunità, interpretata dal rabbino e dal consiglio degli anziani, continua ad esercitare un potere molto forte sugli osservanti. Attraverso le sue regole vengono segnate tutte le fasi dell'esistenza dei fedeli dando impulso alle scelte e sostenendone anche i travagli più dolorosi. L'America profonda, o anche quella che occupa le prime pagine di tutti i quotidiani del mondo, sembra proprio lontana ed indefinita: è solo lo sfondo nel quale si agitano le emozioni, i desideri nascosti e le vicende di coloro che si richiamano alla Torah. In un piccolo angolo degli States, insomma, si parla una lingua diversa che non consente alcun tipo di dialogo con chi non condivide lo stile adottato dagli ebrei americani.

Una lingua che l'esuberante Tzippy ed il compassato Bryian, protagonisti dell'ultimo libro della scrittrice Tova Mirvis, Il mondo fuori, conoscono molto bene. Educati secondo la prassi ebraica, cresciuti nell'ambito di famiglie legate a doppio filo ai suoi precetti e soprattutto ai suoi divieti, i due ragazzi seguono strade diverse. Tzippy, allegra e piena di energie, insegue senza sosta il suo desiderio di felicità. Una felicità che non sembra allontanarsi dal solco tracciato dalla sua famiglia. Il sogno che coltiva con tanta passione coincide con la speranza di incontrare il suo sospirato promesso sposo. "Prima che Tzippy raggiungesse l'età da marito, lei e sua madre - scrive all'inizio del romanzo la Mirvis - avevano trascorso anni a progettare matrimoni immaginari e a decidere le combinazioni dei colori. Quando finivano di progettare la cerimonia - conclude la scrittrice - passavano alla casa degli sposi, lo spazio ideale che Tzippy avrebbe occupato insieme al marito". La ragazza è a caccia di un uomo saggio, di buona famiglia, mosso da sentimenti religiosi reprobi, con un cuore pulito con cui coronare, finalmente, il suo progetto d'amore.

Raggiunti oramai i ventidue anni Tzippy avverte che, dopo aver scartato un numero consistente di pretendenti inadatti alle sue esigenze, il tempo le sfugge di mano con sempre maggiore velocità. La necessità di stringere un patto matrimoniale, nella prospettiva della sua comunità, però, non ha nulla a che vedere con le aspettative d'amore delle quali è pervasa Tzippy. Si tratta, in realtà, di adeguarsi alle norme morali che vigono nella sua comunità. D'altro canto, tutte le sue amiche hanno già festeggiato le nozze ed esercitano, anche se indirettamente, una pressione opprimente sull'animo della povera Tzippy. E' suonata l'ora, come un obbligo improrogabile, in cui la giovane si faccia accettare dalla società alla quale appartiene nel suo nuovo ruolo di donna sposata. Un dato è certo. L'affetto o la compatibilità dei caratteri fra i due sposi non sono presi in considerazione né dal rabbino, al quale è stato chiesto di individuare un buon partito, né dalla sua famiglia ansiosa di accasarla quanto prima. Bryan, al contrario, non si lascia irretire dai progetti matrimoniali che inquietano Tzippy. E' un uomo e il suo mondo gli lascia la possibilità di scegliere, con un margine maggiore di libertà, il sentiero sul quale incamminarsi. Egli vuole seguire le vie della fede risalendone le radici fino a conoscere completamente il verbo contenuto nelle Sacre Scritture. Lascia, dunque, i suoi cari e si trasferisce a Gerusalemme.

Al termine di un lungo soggiorno in una yeshiva, la scuola rabbinica, rientrato in America, informa i suoi genitori che "non voleva più essere chiamato Bryan. Voleva usare il nome ebraico Baruch". E' il segnale della sua adesione alla fede dei padri. La sua fervente religiosità non ha confini e Bryan oppone una strenua resistenza alle sirene della civiltà occidentale. Come racconta la Mervis, infatti, "il rabbino lo aveva esortato a non farsi corrompere dalla compiacenza della cosiddetta ortodossia moderna dei suoi genitori". Un incontro casuale ed inatteso, tuttavia, cambierà i destini di Tzippy e di Bryian. In un giorno caldo di novembre, lungo le vie tortuose ed in salita della vecchia Gerusalemme, fra la folla frettolosa degli ortodossi che camminano con gli occhi bassi cantilenando i versetti della Legge, Tzippy scorge un volto familiare che la incuriosisce ed attrae. La ragazza non esita a seguire i passi del ragazzo che la precede. Un fascino strano ma potente la spinge a seguirlo. Non si fermerà sino a quando non ne avrà scoperto la storia e non ne avrà apprezzato tutte le qualità. Non si fermerà più, in verità, fino a quando durante la cerimonia nuziale non gli sarà girata intorno sotto il baldacchino per sette volte così come richiede il rito. Tzippy incontra, finalmente, l'amore. Bryian, sempre più orientato ad abbracciare l'ortodossia ebraica, dovrà rimodellare il corso dei suoi pensieri e delle sue certezze perché la passione lo distrae ed allontana dallo studio e dalla meditazione.

Nella vita dei due ebrei entra con prepotenza, sollevando il velo sulle loro timidezze e sulle loro chiusure mentali, il desiderio di toccarsi, di conoscersi e di condividere, spinti soltanto dall'amore, lo stesso spazio vitale. Il mondo di fuori fatto di passione e alimentato dalla volontà di intraprendere un cammino diverso, pertanto, valicherà le restrizioni con cui da sempre è stata respinta ogni velleità di apertura verso la novità ed il cambiamento. La Mirvis racconta la parabola umana di ragazzi comuni, espressione di una cultura capace di salvaguardare se stessa dall'aggressione della modernità, che aggirano i divieti sessuali senza sottoporsi ai principi che ne rappresentano i cardini principali. Il matrimonio, in questo caso, non è combinato e le famiglie, benché in disaccordo fra di loro, si devono piegare alle decisioni dei figli. Ecco in cosa consiste la grande novità descritta dalla Mirvis. Una parabola davvero controcorrente e dirompente per la esigua comunità ebraica del New Yersey.