Ai comandamenti non si comanda
di Vittorio Mathieu
[09 mar 05]
In Francia l’offesa alla laicità ha preso il posto, come tipo di reato,
del vilipendio alla religione; ma anche in America qualcuno si preoccupa
di difendere la nuova sacralità. Thomas Van Orden vuole fare togliere,
ad esempio, il testo dei dieci comandamenti da un edificio pubblico di
Austin nel Texas. La Corte Suprema dovrà decidere se quella lapide sia
(come direbbe Gavino Angius) anticostituzionale.
Tutti sanno, tra l’altro, che esistono due principali formulazioni dei
dieci comandamenti: quella dell’Esodo non coincide con quella del
Deuteronomio. Goethe, che sapeva un po’ di ebraico, se ne occupò in un
apposito saggio. La circostanza fa dubitare che il testo possa dirsi un
dogma. E, infatti, nell’insegnamento religioso le formulazioni
differiscono non solo verbalmente. Ad esempio, benché sia chiaro da
entrambe le fonti che per adulterio s’intende la congiunzione di una
donna sposata con un maschio che non sia suo marito,
nell’interpretazione messa in voga dai puritani e accettata dalla nostra
Corte Costituzionale si considera come adulterio anche la congiunzione
di un uomo sposato con una donna non sposata.
Il ministro della Giustizia del Texas difende la lapide, argomentando
che è un monumento storico. E per i non credenti, del resto, ciò
dovrebbe valere per qualsiasi monumento; e anche per tutti gli usi, le
leggi, i costumi, che non potrebbero avere un’ origine sovrannaturale.
Ma si direbbe che i non credenti siano i soli ormai a credere nel
sovrannaturale, dato che lo temono. Quanto ai dieci comandamenti,
nessuno dovrebbe preoccuparsi se i governanti li conservano nella
pietra: l’importante è che non li osservino in politica.
09 marzo 2005
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