Un papà alla crema
di Maria Luisa Gualtieri

Nei tempi andati i vicoli di Napoli per la festa di San Giuseppe pullulavano di friggitori che proprio sulle strade friggevano le dolci ciambelle che poi presero il nome di zeppole. E all’origine infatti erano solo ciambelle fritte e spolverate di zucchero quelle che andavano a ruba per la festa del Santo. Poi il dolce, messaggio di bontà culinaria e fantasia napoletana, arricchito di crema pasticcera e amarena, dalla città partenopea si diffonde ovunque in Italia e si affianca alla tradizione dei falò e delle tavolate per i poveri che, soprattutto in Puglia, si rinnovano il giorno di San Giuseppe.

La ricetta delle zeppole è ricca e prevede per un chilo di farina centocinquanta grammi di sugna, un litro d’acqua e ben venti uova. Fatto l’impasto con una poche si fanno le rosette che vanno fritte nello strutto in due larghe padelle: la prima frigge a 110 gradi e qui le zeppole lievitano; la seconda a 170 gradi dove si dorano. Poi vengono scolate con un mestolo forato, poggiate su un piatto, guarnite di crema pasticcera e decorate al centro con un’amarena. Preparandole a casa si friggono una sola volta in una sola padella, sempre però nello strutto a temperatura alta.

18 marzo 2004

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