La ruota degli Esposti riparte da Berlino
di Vittorio Mathieu
Trasmetto e non trasmetto: questo il vantaggio della “ruota”, o
finestra girevole con le ante opache. Trasmetto il fardello
prezioso del neonato, non trasmetto le generalità della genitrice,
sicché i cognomi (prima che una legge lo vietasse) erano
“Esposti”, “Degli esposti”, “Deodato” e simili. L’usanza è antica,
e lodevole l’iniziativa della città di Berlino in questi giorni,
di riesumarla in contrasto con la tendenza all’infanticidio e
all’aborto giustificato con il “disturbo psichico” che il neonato
darebbe alla madre. I risultati dell’allevamento in istituti
spesso tenuti da suore non sono in media peggiori di quelli in
famiglia. L’esempio più illustre è quello di D’Alembert, chiamato
Jean le Rond perché abbandonato sui gradini della cappella di
Saint-Jean-le-Rond. Se ne occupò la moglie di un vetraio, e a 23
anni era già così celebre da venire eletto all’Accademia delle
Scienze. A questo punto Madame de Tencin ne rivendicò la
maternità, ma con scarso successo.
La maternità illegittima era un tempo difficile da portare, e in
parte lo è anche oggi. Lodevole perciò il riconoscerla, meno
lodevole scaricarla, ma pur sempre preferibile al cosiddetto
“infanticidio d’onore”, anche se Kant lo giudica “non punibile”
con la strana motivazione che il figlio illegittimo sarebbe nato
“fuori della società”. Frequente è l’allevamento collettivo in
società militaresche, come quella dell’antica Sparta, dove gli
illegittimi divenivano buoni guerrieri. Analogamente, nell’Unione
Sovietica divenivano “politruk” o commissari del popolo presso i
reparti militari. Si noti che Platone – che su questo argomento
batteva di molte lunghezze Hitler, sebbene con più “sense of
humour” – si augura che nelle classi superiori l’allevamento dei
figli abbia sempre questa forma collettiva, ignoti restando i
genitori.
Dal Quindicesimo secolo in poi, da noi gli esposti erano
prevalentemente conservati in funzione della musica, in appositi
istituti che portano ancor oggi il nome di Conservatori. Erano
destinati alle cappelle di cantori, difficilmente rifornibili in
altro modo, poi alle orchestre sempre più numerose, i cui
componenti però, salvo eccezioni, non godevano di un’esistenza
particolarmente agiata. Arrivando a Mannheim, Mozart manifesta
ammirazione per quella celebre orchestra perché i suoi componenti
non erano soliti venire alle esecuzioni già ubriachi. Alcuni
esposti privilegiati erano peraltro sottoposti a castrazione, in
modo da conservare loro una voce bianca. Con essa rappresentavano
personaggi maschili come Orfeo, oggi inadeguatamente surrogati da
popputi mezzo soprani. Quei virtuosi godevano dell’ammirazione
generale e di laute retribuzioni, ma quel modo di “conservarli” ci
sembra oggi singolare.
25 febbraio 2004
|