Il ritorno della concertazione
di Giuseppe Pennisi
Pareva finita in soffitta tra gli attrezzi polverosi dell’ultimo
scorcio del Ventesimo Secolo. Invece eccola lì: sembra riapparire
in pieno fulgore, con tanto belletto, tanta cerone e tanta cipria
da coprirne le rughe. Il nuovo Presidente dalla Confindustria,
Luca Cordero di Montezemolo la ha posta al centro del suo primo
discorso all’assemblea degli associati che lo hanno eletto
virtualmente all’unanimità; raccoglie plausi a destra ed a manca.
Meno di 48 ore dopo, nelle ricostruzioni giornalistiche
dell’evoluzione della FIAT, viene presentata come elemento che
avrebbe caratterizzato i momenti di maggiore sviluppo di una delle
più grandi industrie italiane. Nelle “considerazioni finali” lette
dal Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio appare quasi
alla fine del lungo discorso: un po’ come lo Harry Potter in grado
di rimettere in sesto l’Italia e le sue difficoltà.
Dall’ultimo scorcio degli Anni Novanta, c’era, invece, una
notevole “fatigue” , il termine inglese è più eloquente di quello
italiano, “stanchezza”, nei confronti della “concertazione” a
tutto campo. L’ultimo episodio era stato il “patto di Natale” del
1998, firmato con tanti brindisi da ben 35 sigle sindacali e
datoriali (oltre che dal Governo) e diventato, in una prima fase,
argomento di interminabili vertenze interpretative ed , in una
seconda, tema di archeologia delle relazioni industriali (di cui
nessuno voleva riconoscere la paternità). Dalla “concertazione” si
è passati ad un “dialogo sociale” che spesso (si pensi alle
polemiche sull’art.18 dello “statuto dei lavoratori”) assumeva il
carattere più di scontro che di confronto. Di “concertazione” si
parlava solo o principalmente a livello micro: patti territoriali,
accordi di programma, e simili.
Perché ritorna sulla scena? La determinante principale è tattica:
dopo 12 anni di ristagno (o quasi), tentare un gioco di squadra,
facendovi rientrare le parti sociali, principalmente quei settori
del sindacato che paiano avere privilegiato la protesta. La
Confindustria e la Bankitalia mirano a questo ma il Presidente del
Consiglio ha già detto, forte e chiaro, che o la Cgil cambia modi
e maniere e resta fuori dai salotti e dai tavoli della
“concertazione”.
Occorre comunque intendersi su cosa vuole dire “concertazione”. Un
documento del 1993 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro
differenzia acutamente tra “concertazione difensiva” (a tutela
dell’esistenza oppure dell’eterno passato”) e “concertazione
positiva” per mutare strutture economiche e regole, esplicite ed
implicite, in linea con le esigenze dell’integrazione economica
internazionale. Oggi tutti inneggiano alla “concertazione”, ma
ciascuna parte in causa intende qualcosa di differente.
3 giugno 2004
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