Piccoli Tories crescono: ora ci prova Cameron
di Alessandro Gisotti
[12 gen 06]

“Non affidate ad un ragazzo il lavoro di un uomo”: era il 1997 e il partito conservatore britannico spiegava così, in uno spot elettorale, perché non fosse opportuno votare Tony Blair. Chissà cosa direbbe oggi l’ideatore di quello slogan. Da un mese, infatti, quello stesso partito che attaccava l’imberbe leader laburista è guidato da un giovane di 39 anni, che peraltro ne dimostra ancora meno. Eletto con percentuali semiplebiscitarie dagli iscritti al partito Tory, David Cameron è dal 6 dicembre scorso il “Capo della leale opposizione di Sua Maestà nella Casa dei Comuni”, come recita l’antico cerimoniale di quell’antica monarchia parlamentare che è il Regno Unito. Peraltro, Cameron è imparentato con la famiglia reale, mentre la moglie Samantha vanta tra i suoi antenati re Carlo II. Con David Cameron, i conservatori - reduci da tre sconfitte consecutive alle elezioni politiche - auspicano di aver trovato l’uomo giusto per riconquistare Downing Street.

Per il leader tory, il 2006 è iniziato in modo pirotecnico. Sulla scia di sondaggi incoraggianti, (per la prima volta dopo anni, i conservatori sono in testa rispetto ai laburisti), Cameron ha osato prendere le distanze da Margareth Thatcher, mostro sacro del conservatorismo britannico. “Non dobbiamo essere prigionieri di ideologie del passato”, ha dichiarato, “Non mi interessa distinguere tra politiche di destra e di sinistra, ma tra scelte giuste e sbagliate”. Il nuovo leader conservatore ha così dichiarato che il partito Tory è favorevole al mantenimento di un sistema sanitario nazionale accessibile a tutti. Un’inversione di marcia rispetto alle proposte di privatizzazione in stile thatcheriano avanzate dai tories prima dell’ultima sconfitta nel maggio scorso. Lo smarcamento dall’eredità della Lady di ferro non è stato gradito da una parte dell’establishment. Tuttavia, è improbabile che si arrivi allo scontro: in 8 anni i Tories hanno cambiato 5 segretari di partito. Questa frammentazione della leadership ha agevolato il successo della sinistra blairiana e gli eredi di Churchill ne sono ben consapevoli.

D’altro canto, che Cameron non sia un tory tradizionale è cosa nota e non da oggi. Di famiglia aristocratica, David ha studiato nei templi della cultura nazionale: Eton e poi Oxford. Deputato dal 2001, Cameron è, nella storia britannica, tra i leader di partito con meno esperienza parlamentare. Tuttavia, prima di entrare a Westminster, è stato giovanissimo consigliere del governo di John Major. Cameron si autodefinisce un “moderno conservatore compassionevole”. La formula ricorda decisamente quella utilizzata da George W. Bush nella campagna elettorale del 2000. Ma le differenze con il presidente americano sono molte e di sostanza. Sulle tematiche sociali, Cameron sembra più liberal che conservatore: per esempio, è favorevole alle unioni gay. Nel 2004 ha votato una proposta di legge per l’introduzione dei Pacs. Il giovane leader punta molto sulle donne per riportare i tories nella stanza dei bottoni. Il suo “governo ombra” è decisamente tinto di rosa. E per il 2009, data delle prossime elezioni, ha già preso l’impegno ad aumentare considerevolmente il numero delle candidature femminili. Convinto ambientalista, non fa nulla per nasconderlo, anzi. Va al lavoro in bicicletta e recentemente ha commissionato la ristrutturazione della sua casa nel quartiere londinese Notting Hill secondo criteri rigorosamente ecologici.

Durante la campagna per la leadership dei Tories, Cameron ha puntato molto sull’immagine di giovane brillante in grado di dare nuovo slancio al partito e al Paese. “Il mio programma politico”, è stato il suo leit motiv, “sarà basato sull’ottimismo, sulla fiducia nelle persone. Offriremo loro la possibilità e la responsabilità di fare la cosa giusta per le proprie famiglie e le proprie comunità”. Nella parabola politica di Cameron, molti hanno visto un remake dell’esperienza di Tony Blair, che per riportare al successo il Labour ha prima dovuto svecchiare idee e classe dirigente. Gli estimatori di Cameron non mancano. Per Steve Richards dell’Independent la sua leadership “è un’iniezione di energia per i conservatori”. Per il Times, Cameron può essere il leader capace di far tornare il partito Tory “credibile e perfino alla moda”. Anche il quotidiano di sinistra The Guardian riconosce che con Cameron “sarà difficile per i Labour centrare il quarto successo elettorale”. Non tutti, però, giudicano positivamente la svolta centrista del nuovo leader. Per alcuni osservatori, ormai le distinzioni tra conservatori e laburisti sono quasi insignificanti. Su New Statesman, Nick Cohen ha ribattezzato il leader tory “Blameron”. Private Eye si è affidata alla forza delle immagini. La rivista satirica ha pubblicato una foto di Blair accostata ad un’altra di Cameron, sovrastate da un titolo cubitale: “Primo trapianto di faccia riuscito con successo”.

12 gennaio 2006
 


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