Gli attentati di Londra: un'analisi
di Marco Vicenzino*
[09 lug 05]

La brutalità degli attentati di Londra è una prosecuzione dell’attacco all’Europa occidentale iniziato con le bombe di Madrid dell’11 marzo 2004. Le circostanze del bombardamento a Londra suggeriscono chiaramente che è opera di un gruppo islamico estremista, probabilmente una cellula che operava in modo indipendente, ma affiliata ad Al Qaeda o comunque un gruppo simile che condivide la stessa ideologia jihadista.

Qualcuno può sospettare l’Ira. Tuttavia, l’Ira, per tradizione, tenderebbe piuttosto a compiere omicidi mirati, piazzare bombe in luoghi pubblici per uccidere un numero limitato di civili o segnalare in anticipo la presenza di bombe per evitare morti e per lanciare un proclama, cioé per instillare paura nella società, dimostrare la sua determinazione e abilità di colpire quando vuole. Altri possono additare gruppi più estremisti usciti dall’Ira, quali la Real Ira, responsabile del grande attentato dinamitardo di Omagh nell’Irlanda del Nord. Tuttavia, considerando le circostanze dell’attacco a Londra, questa ipotesi è altamente improbabile.

Gli attacchi a Londra seguono un copione standard dello jihadismo, che comporta una pianificazione e una coordinazione metodiche e un’esecuzione simultanea contro bersagli facili per causare il più alto numero di vittime e danni. Come nel caso dell’attacco di Madrid, anche l’attacco a Londra non ha coinvolto terroristi suicidi (in base ai dati finora disponibili) ed era coordinato in modo da avvenire contemporaneamente a un evento importante. In Spagna coinvolse le elezioni nazionali, mentre in Gran Bretagna il summit del G8.

C’è un’interpretazione fuorviante che tende a considerare Al Qaeda e altri gruppi jihadisti simili come parte di un’unica struttura di comando e controllo, come se agissero sotto un’unica gerarchia centralizzata. Affiliate e disperese, agendo come gruppi indipendenti e portando avanti da sole le loro operazioni, queste cellule continuano ad essere attive in tutta l’Europa occidentale e operano in più di 60 Paesi in tutto il mondo.

Come nel caso degli attacchi a Madrid, in Arabia Saudita, in Turchia, in Marocco e in Indonesia, gli attacchi di Londra erano diretti contro bersagli facili caratterizzati da un’alta concentrazione di civili. Probabilmente ciò indica una notevole incapacità di colpire bersagli strategici fin dall’11 settembre, cosa che significa potenzialmente una scarsa flessibilità nelle capacità operative degli affiliati locali. Gli attacchi precedenti l’11 settembre contro la USS Cole, le bombe contro le ambasciate americane nell’Africa orientale e lo stesso attentato dell’11 settembre sono caratterizzati da un alto livello di raffinatezza operativa. L’attuale accanimento su bersagli facili è chiaramente una strategia volta a seminare terrore nella popolazione con il minimo dei mezzi e il massimo dei risultati.

A parte queste bombe, il servizio segreto britannico ha registrato negli ultimi anni numerosi successi nel prevenire attacchi, quali lo smantellamento di una cellula islamica che stava pianificando un attacco chimico. Inoltre, le autorità britanniche e soprattutto la popolazione sono abituate a convivere con il terrorismo dopo più di trent’anni di attentati dell’Ira. Tuttavia, a differenza dell’Ira, un movimento secolare che persegue obiettivi secolari, il terrorismo contemporaneo di marca jihadista di Al Qaeda è un movimento ideologico internazionale fondato su un’interpretazione radicale dell’Islam, per cui la morte è un grande sacrificio premiato nell’aldilà. Al Qaeda e i suoi affiliati sono in guerra con l’intero mondo occidentale e contro quegli Stati arabi e musulmani che collaborano con l’Occidente, cioè con gli Stati Uniti e con l’Europa.

È materialmente impossibile proteggere tutti i luoghi pubblici e i terroristi sfruttano questa impossibilità per creare il massimo della paura. I modi migliori per combattere questa violenza includono l’utilizzo delle fonti e un aumento della coordinazione e della cooperazione fra i servizi nazionali e internazionali, che devono rimanere impegnati in un costante scambio di informazioni e in una costante infiltrazione ed eliminazione delle cellule.

09 luglio 2005

Traduzione dall’inglese di Stefano Magni

*Marco Vicenzino è il direttore del Global Strategy Project di Washington. Già Deputy Executive Director dell'International Institute for Strategic Studies statunitense e docente di Diritto internazionale alla School of International Service dell'American University di Washington, ha collaborato con Financial Times, Le Figaro, El Mundo, El Pais, La Vanguardia, Al Hayat e Panorama.

 


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