Gli studenti iraniani: "Solo Bush ascolta la nostra voce"
intervista ad Aryo Pirouznia di
Stefania Lapenna*
[10 mar 05]
Nonostante i mass media in Italia non lo riportino, la resistenza
popolare contro i Mullah è un dato di fatto. Gli iraniani sarebbero
pronti a rovesciare il regime della Repubblica Islamica, se solo
l’Occidente desse loro una mano. Per saperne di più, abbiamo
intervistato Aryo Pirouznia, presidente del
Movimento studentesco per la democrazia in Iran.
Aryo, prima di tutto vorrei ringraziarti per
averci dato la disponibilità di questa intervista.
Grazie a te. Vorrei ringraziare di cuore, a nome di milioni di iraniani
ed anche dei miei amici studenti in Iran, per averci dato questa
opportunità di raccontare la piaga degli iraniani, le loro aspirazioni e
la lotta per la laicità e la democrazia nel nostro paese.
Vorrei che chiarissi un dubbio che hanno molte
persone: le riforme in Iran (se mai sono esistite) sono ancora
possibili?
Oggigiorno è evidente che un regime ideologico e teocratico non può
essere riformato. Coloro che fino a poco tempo fa ci credevano ancora,
ammettono questo fatto. Persino i cosiddetti “riformisti”. Da parte
nostra, sin dall’inizio abbiamo detto che ciò non sarebbe stato
possibile e che ci sarebbe stato solo qualche piccolo cambiamento
insignificante e che ciò non avrebbe di certo soddisfatto le aspirazioni
reali degli iraniani. Ricordo una frase di Antonio Gramsci: “Non si
possono riformare regimi dittatoriali. O divieni parte di quei regimi,
oppure li rovesci”. Gli iraniani lo hanno capito ed è per questo che
vogliono un totale cambiamento di regime.
Tra pochi mesi, ci saranno elezioni in Iran. Ma
pare che molti abbiamo già deciso di stare a casa. Parlaci un po’ di
questo.
In realtà, quelli che credono a queste elezioni sono più che altro quei
paesi che fanno affari con il regime e lo aiutano a stare in piedi. Gli
iraniani deridono queste elezioni ed è per questo che hanno boicottato
in massa le ultime due, nonostante i leader del regime avessero chiesto
la partecipazione popolare in modo da legittimare la Repubblica
Islamica. Il popolo iraniano ha capito quello che avevano capito anche
molti di coloro che vivevano sotto i regimi totalitari dell’ex Unione
Sovietica: le elezioni non sempre significano democrazia. A volte, sono
uno strumento con il quale i regimi autoritari dicono di essere
legittimati.
Cosa può e dovrebbe fare la comunità
internazionale per aiutare il popolo iraniano? E cosa dovrebbe fare
l’opposizione iraniana da parte sua?
Il mondo, ed in modo particolare l’Unione Europea, dovrebbero evitare di
fare affari con un regime che non ha alcun sostegno popolare. L’Ue
dovrebbe usare le informazioni che possiede sui depositi bancari dei
leader del regime, per fare pressione su di loro e imporre sanzioni sui
beni industriali e militari. Deve chiedere il pieno rispetto dei diritti
umani e aiutarci a compiere una transizione pacifica, la nomina di un
governo ad interim e la preparazione di un vero Referendum nazionale che
ci permetterà di scegliere il futuro sistema di governo. Per quanto
riguarda l’opposizione iraniana, essa si è resa conto delle reali
aspirazioni del popolo, mettendo da parte le differenze politiche che
pur esistono, e lavorando verso comuni obbiettivi, quali il rispetto
dell’integrità territoriale del paese, la laicità, la democrazia e la
necessità di incrementare le azioni di disobbedienza civile incoraggiate
dall’Unione delle opposizioni iraniane. Il riconoscimento di tali
aspirazioni da parte degli Usa e dell’Unione Europea sarà decisivo e non
comprometterà gli interessi degli uomini d’affari internazionali, a
patto che questi ultimi rispettino gli interessi legittimi dell’Iran.
Bisogna investire sul popolo iraniano, non sul regime. L’islamismo non è
il marxismo e l’Iran non è la Cina. Si può riformare o porre fine ad un
sistema economico ideologico come il comunismo, ma chi è colui che
chiede a dei fanatici di cambiare quello in cui credono fermamente?
Ricordiamoci che questa gente è pronta ad uccidere innocenti per andare
in paradiso. Per questo, dargli più tempo per stare al potere potrebbe
significare altri 11 Settembre per tutti coloro che vengono identificati
da questi fanatici come “infedeli”.
Pensa che l’Europa alla fine adotterà la linea di
fermezza del presidente americano Bush?
Penso che l’Europa prima o poi capirà che i Mullah ed i cosiddetti
“riformisti”, oltre che tutti coloro che li giustificano, stanno
semplicemente prendendo in giro tutti. Le poche concessioni che
potrebbero offrire saranno dovute alla paura di ciò che potrebbe fargli
l’America, oltre all’assoluta ostilità che gli viene dal popolo iraniano
stesso. Gli europei dovranno capirlo e sono certo che gli Usa abbiano i
mezzi economici per persuaderli a cambiare rotta.
Si dice spesso che gli iraniani vogliono un
referendum nazionale, libero ed imparziale. Però, negli ultimi mesi, è
circolata una petizione che chiede un referendum per modificare la
Costituzione attuale del governo islamico. In questo momento se ne sta
parlando molto ed alcuni gruppi d’opposizione hanno sollevato forti
critiche verso questa proposta. Lei cosa ne pensa?
Ci sono varie proposte che provengono da diversi gruppi. Quello che
bisogna ricordare è che i principali artefici di questa petizione erano
tra i fondatori dell’attuale regime e delle sue milizie repressive. Uno
di questi è Mohsen Sazgara, membro di un movimento studentesco che
apparteneva al regime e che lo sosteneva. Costui ora dice più o meno le
stesse cose che molti iraniani, sia dentro che fuori dal paese, hanno
detto da tanto tempo. Gli iraniani vogliono un referendum, ma ne
vogliono uno reale. Dopo 17 anni di potere da parte dei conservatori e 8
anni di false “riforme”, essi non permetteranno che a governarli siano
ancora coloro che hanno illuso tutti con queste false “riforme”. La
maggioranza degli iraniani, tra i quali io stesso, non riconosciamo
individui come Sazgara e la signora Mehrangiz Kar, i quali hanno un
passato piuttosto buio. Ora questi individui dicono di essere cambiati e
di difendere i diritti umani. Il che è positivo, ma di certo noi non
daremo il nostro destino in mano a loro, né in quella di una parte
dell’opposizione che ha creduto ingenuamente che Khatami potesse fare
qualcosa di buono.
Cosa ne pensa della dottrina Bush e quale è
l’opinione generale degli iraniani in Iran sulla politica del presidente
americano?
Noi e milioni dei nostri connazionali, sosteniamo la politica estera di
Bush, proprio come milioni di polacchi ed il loro leader Lech Walesa
sostenevano la dottrina Reagan. La politica di Bush è incentrata nella
promozione della democrazia e della stabilità nel Medio Oriente. Bush è
l’unico leader occidentale che ascolta le voci degli iraniani che
chiedono libertà, nello stesso modo in cui ha sentito quelle di milioni
di donne afgane e della maggioranza degli iracheni.
Pensa che ci sarà un attacco militare da parte
degli Usa in Iran?
Non penso proprio che ci sarà un attacco militare. C’è già tutto quello
che serve per rovesciare il regime islamico, mentre ciò non esisteva in
Iraq e in Afghanistan. In Iran, il 70 per cento delle persone hanno meno
di 35 anni ed il 60 per cento ha meno di 25 anni. Essi sono in contatto
con il mondo esterno attraverso la tecnologia moderna, come ad esempio
le Tv e le radio via satellite e, certamente, internet. Gli iraniani
sono abbastanza maturi e molto colti ed il grado di maturità politica è
a volte superiore a quello dei paesi dell’ex Unione Sovietica. Il regime
è sotto costante pressione da un’opposizione interna che ha acquisito
molta esperienza e maturità politica in tutti questi anni. Anche Bush lo
ha capito ed è per questo che ha affermato che sarebbe sbagliato
attaccare l’Iran militarmente, dicendo che “ogni problema può essere
affrontato in maniera diversa”.
In conclusione, vorrei ringraziarla per averci
dato l’opportunità di svolgere questa intervista. Speriamo che i dubbi
di molti saranno in parte risolti. Come lei ha detto chiaramente, gli
iraniani vogliono la fine totale della Repubblica Islamica. Ci auguriamo
che molti italiani vi sostengano in questa nobile causa. Grazie ancora.
Grazie a voi, alla vostra traduttrice ed ai vostri lettori. Ci sono
molti italiani interessati alla nostra battaglia. Noi ne conosciamo già
alcuni che ci stanno aiutando e sono certo che, facendo conoscere meglio
la realtà iraniana, molti altri italiani decideranno di sostenerci. Dopo
tutto, anche gli italiani hanno lottato per ottenere quello di cui
oggigiorno godono. In più, essi sono socialmente molto simili a tutti
quegli iraniani che non hanno nulla a che fare con gli islamisti.
10 marzo 2005
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Stefania Lapenna è la titolare del blog
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