Libano: la democrazia non è negoziabile
di Marco Vicenzino*
[07 mar 05]

A prescindere da chi è responsabile dell’omicidio di Rafik Hariri, le pressioni internazionali (soprattutto americane e francesi) e interne perché la Siria si ritiri dal Libano hanno guadagnato uno slancio irreversibile, che si dimostrerà decisivo per la storia del Libano e per il futuro del Medio Oriente. La cortina di ferro siriana calata sul Libano quasi trent’anni fa si sta sgretolando.

Il tempo è essenziale e bisogna prendere misure immediate, perché ogni ritardo non farà che radicare la determinazione della Siria a rimanere in Libano e rafforzerà la sua volontà di dividere e dominare le diverse fazioni del paese. È necessario formare un governo di uomini giusti con personalità rispettate e neutrali, dotate di intuito e integrità, che possa diventare un modello per i governi futuri. l suoi compiti principali saranno di operare a stretto contatto con la comunità internazionale per portare a termine le indagini sull’omicidio di Hariri prima delle elezioni di maggio, coordinare il ritiro totale siriano come previsto dalla risoluzione 1559 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e preparare il Libano ad un’elezione parlamentare libera, giusta e trasparente da tenersi a maggio. Entro un mese il team investigativo sponsorizzato dalle Nazioni Unite dovrebbe completare le indagini, che sicuramente avranno un impatto sulle elezioni. Il ritiro siriano dovrà essere completato prima delle elezioni per ridurre al minimo l’influenza di Damasco. Sebbene sia possibile verificare il ritiro di 14mila soldati siriani in uniforme, sarà difficile verificare quello degli elementi dei servizi segreti non in uniforme che negli ultimi trent’anni si sono infiltrati in ogni livello della società libanese. Per questo ridurre al minimo l’influenza siriana rimane una delle sfide principali nella preparazione delle elezioni in Libano.

L’approvazione di una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, che comprenda la risoluzione 1559 oltre a nuove misure specifiche e dettagliate, offrirà maggiore chiarezza per restaurare la democrazia libanese. La nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu dovrebbe prevedere la clausola relativa a “tutti i mezzi necessari” per offrire sufficiente flessibilità per affrontare le circostanze in rapido mutamento. Non bisogna escludere nessuna opzione, nemmeno quella di una forza internazionale di peacekeeping. Bisogna prendere in seria considerazione l’ipotesi di rinnovare il mandato per le forze dell’Onu che si trovano nel Libano meridionale (Unifil) e di estendere la presenza delle truppe al resto del paese. La forza Onu nel Libano fu stabilita in base alla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu 425 del 1978 per assicurare il ritiro di Israele del Libano, riportare la pace e la sicurezza internazionali e aiutare il governo libanese a ristabilire la sua autorità nell’area. In teoria, il governo libanese dovrebbe assumere il potere nella zona meridionale del paese, ma non è una via che non si può praticare senza il sostegno internazionale e il ritiro della Siria.

La storia ha offerto al Libano l’opportunità di conquistare quel consolidamento politico che, fin dalla fine della guerra civile, era ostacolato soprattutto dall’interferenza siriana. I libanesi devono cogliere l’opportunità, parlare con una sola voce e riguadagnare il controllo sul loro destino come nazione completamente sovrana e membro responsabile della comunità internazionale. D’altra parte, la comunità internazionale deve affermare con chiarezza che il ristabilimento della democrazia in Libano non è negoziabile. E, se necessario, deve essere pronta a far seguire i fatti alle parole.

07 marzo 2005

traduzione dall’inglese di Barbara Mennitti

* Marco Vicenzino è stato Deputy Executive Director dell'International Institute for Strategic Studies statunitense e docente di Diritto internazionale alla School of International Service dell'American University di Washington. Come analista e commentatore di affari internazionali, ha collaborato con Financial Times, Le Figaro, El Mundo, El Pais, La Vanguardia, Al Hayat e Panorama.

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