Unione europea: istruzioni per il Mediterraneo
di Cinzia Alvino
[25 feb 05]
Sull’onda
del dibattito sulla democrazia, il Parlamento europeo rilancia il
Partenariato euromediterraneo. L’Aula di Strasburgo, il 23 febbraio, ha
adottato una risoluzione comune dettando delle raccomandazioni politiche
in vista dell’Assemblea parlamentare Euromediterranea che si terrà al
Cairo nel prossimo marzo. Il Mediterraneo ha sempre rappresentato
un’area strategica importante per l’Unione europea. Basti pensare che i
primi accordi risalgono agli anni Sessanta. Soltanto con la Conferenza
di Barcellona, 27 e 28 novembre 1995, l’UE ha riformulato la sua
politica con quest’area geografica, avviando in un quadro istituzionale
più strutturato il Partenariato euromediterraneo. Alla conferenza
parteciparono i ministri degli Esteri dei 15 paesi membri dell’Unione
europea e i 12 paesi del bacino mediterraneo Marocco, Algeria, Tunisia,
Egitto, Siria, Libano, Giordania, Israele, Autorità Palestinesi,
Turchia, Cipro e Malta. Il Partenariato euromediterraneo si basa su tre
campi diversi d’intervento: politico e di sicurezza, economico e
finanziario, sociale e culturale. Viene realizzato su due livelli
complementari: uno a carattere regionale e l’altro bilaterale,
attraverso la stipulazione di Accordi di associazione e di cooperazione
tra i paesi dell’Ue e quelli dell’area mediterranea. Il principale
strumento finanziario è il programma Meda che dispone di una dotazione
di 5,35 miliardi di euro per gli anni 2000-2006.
Gli scopi del partenariato sono molteplici: istituire uno spazio
euromediterraneo di pace e stabilità fondato sul rispetto dei principi
fondamentali dei diritti dell’uomo e della democrazia; creare una zona
di prosperità condivisa attraverso un sostegno finanziario volto a
facilitare la transizione economica e sociale di questi paesi verso
un’economia di mercato; favorire l’incontro tra le diverse culture ed i
diversi popoli attraverso una maggiore mobilità delle persone. I
deputati europei non hanno nascosto motivi di insoddisfazione sui
risultati ottenuti in alcuni campi della partnership. È chiaro, visto lo
scenario geopolitico attuale, che sarà necessario intensificare gli
sforzi per rafforzare la democrazia, i diritti dell’uomo e la sicurezza.
Occorrerà, inoltre, cooperare sul fronte dell’immigrazione e concepire
un nuovo strumento finanziario di vicinato. Alta tensione in Siria e
Libano, Egitto, Libia e in Medio Oriente. L’assassino dell’ex premier
libanese Rafik Hariri ha segnato un nuovo 11 settembre e l’inizio della
fine del regime siriano in Libano. È vero che prossimamente ci sarà la
firma dell’accordo di associazione con la Siria, ma è altrettanto vero
che tale accordo impegna Damasco a procedere a riforme profonde e
sostanziali allo scopo di avviare un autentico processo di
democratizzazione delle sue strutture. Il Parlamento europeo ha esortato
la Siria a non tollerare alcuna forma di terrorismo, considerando tale
anche il sostegno alla componente militare di Hezbollah. Altro punto
fondamentale dell’approvazione dell’accordo d’associazione è
rappresentato dal ritiro delle truppe siriane dal Libano e
dall’astensione da ogni ingerenza negli affari interni del Paese.
Inoltre, la
Libia deve impegnarsi per integrarsi pienamente nel Partenariato
euromediterraneo e contribuire così al rafforzamento del processo di
Barcellona. Un primo passo importante è il rilascio immediato del
personale medico straniero incarcerato. Per quanto riguarda l'Egitto, il
Parlamento sollecita la liberazione del presidente del partito al-Ghad,
Ayman Nour, e ha chiesto alla Commissione, al Consiglio e all'Alto
Rappresentante dell'Ue per la Pesc di esercitare tutta l'influenza
necessaria per ricordare alle autorità egiziane lo spirito di questo
accordo. Di fronte agli ultimi sviluppi positivi del conflitto
mediorientale, che influiranno in modo decisivo sulla piena attuazione
di tutto il Partenariato euromediterraneo, i deputati europei hanno
sottolineato che tutti i paesi partner devono adoperarsi per sostenere
la ripresa del dialogo e dare forma concreta alla Road Map. Da
Barcellona in poi l’Unione Europea ha aperto una fase nuova. Nel
novembre 2004, i ministri degli Esteri euromediterranei si sono riuniti
all’Aia e hanno deciso di fare del 2005 l’anno europeo del Mediterraneo.
Sarà il 2005 l’anno di svolta? L’UE intensificherà gli sforzi per le
necessarie riforme politiche, economiche e sociali in quest’area
geografica così bisognosa di democrazia?
25 febbraio 2005
cinziaalvino@hotmail.com
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