Sauer: la missione Onu in Kossovo
non è più statica come prima
di Alessandro Gisotti
[07 dic 04]
Pristina. In Kossovo, le Nazioni Unite
si stanno giocando molto della loro credibilità. E le cose non stanno
andando bene. La violenza interentnica esplosa a marzo ha mandato in
frantumi l’obiettivo di un Kossovo, modello di convivenza tra serbi e
albanesi. Se non ci fossero le truppe Nato della KFOR le enclave serbo
kosovare sarebbero probabilmente spazzate via. Questo, infondo, è stato
il destino di molte comunità serbe cacciate dopo la sconfitta militare
di Milosevic. Un risveglio amaro per le Nazioni Unite.
Al quartier generale dell’Unmik - la missione Onu a Pristina -
incontriamo Kai Sauer, responsabile dell’Unità per la ricerca e
l’analisi strategica, ente istituito proprio sulla spinta dei fatti di
marzo. “Questo ufficio è stato creato per capire meglio la società
kosovara, per lavorare proficuamente con le diverse realtà del Kossovo”,
spiega. “Quanto successo a marzo ha cambiato la visione stessa della
missione dell’Onu in Kossovo: siamo passati da un’operazione statica di
mantenimento ad una dinamica”. Ma come si concretizza questo cambio di
strategia? Per Sauer il risultato si raggiunge “attraverso una maggiore
partnership con il governo locale. E’ necessario attribuire maggiore
responsabilità alle autorità locali”. Anche sulla spinosa questione
della sicurezza, l’Unmik sta cercando di correre ai ripari. “A livello
centrale – ci informa – è stato formato un Kossovo Security Advisory
Board, una struttura dove le istituzioni locali e quelle internazionali
possono discutere dei problemi della sicurezza”.
Tuttavia, a 5 anni e mezzo dall’approvazione da parte del Consiglio di
sicurezza della risoluzione 1244, che affida all’Onu il destino del
Kossovo, sono in molti a ritenere che l’Unmik si muova spesso fuori
tempo. Anche nel definire gli standard democratici, premessa per
iniziare i negoziati sullo status del Kossovo, l’Onu è sembrata
procedere lentamente. Sauer non è d’accordo. “Il tempo è stato
necessario perché gli standard sono importanti non solo per soddisfare
le richieste del Consiglio di Sicurezza o dell’Unmik. Sono stati
concepiti anche in coordinamento con l’Unione Europea. Un punto cruciale
per i kosovari. Attuando gli standard, infatti, il Kossovo si potrà
avvicinare di più all’integrazione europea”. Intanto, però, a Pristina
come nei villaggi rurali, la corrente elettrica va e viene. L’Europa è
ancora lontana.
07 dicembre 2004
gisotti@iol.it
|