Koenig: anche dopo l’11/9,
manteniamo immutato l’impegno per il Kosovo

di Alessandro Gisotti
[07 dic 04]

Bruxelles. “Rimarremo nei Balcani fino a quando il lavoro sarà completato”. Per John Koenig, numero 2 dell’ambasciata americana presso la Nato, gli Stati Uniti non hanno distolto l’attenzione dalla regione a causa della guerra al terrore. “Ovviamente – rileva – non possiamo ignorare la sfida lanciata dal terrorismo globale, ma non c’è un problema di impegno nei Balcani”. Koenig sottolinea il caso positivo della Bosnia, dove nei giorni scorsi la Nato ha passato il testimone all’Unione Europea. Tuttavia, riconosce che altrove, in primis nel Kossovo, non si stanno verificando i progressi auspicati.

A marzo, i kosovari albanesi hanno attaccato ciò che resta della comunità serba. I morti sono stati 19, centinaia i feriti come centinaia le case e le chiese serbe distrutte. “Abbiamo imparato la lezione”, assicura Koenig. “Ora siamo più attenti ad ottenere informazioni sul terreno. Non vogliamo essere colti di sorpresa un’altra volta”. Nega, però, che tra la popolazione kosovara si stia diffondendo un sentimento anti Nato. “I kosovari non considerano Kfor una forza occupante. Detto questo, non resteremo un giorno più del necessario”. D’altro canto, tiene a precisare che, anche nella difficile situazione creatasi nel marzo scorso, “le truppe Nato sono intervenute tempestivamente per contenere la violenza e riportare la calma”.

Se il passato è gravido di contrasti e ferite ancora aperte, il futuro è quanto mai incerto. A metà dell’anno prossimo, prenderà il via il negoziato sullo status del Kossovo. I kosovari albanesi spingono per l’indipendenza. Un’ipotesi che potrebbe determinare una nuova profonda frattura tra Belgrado e la comunità internazionale. “Siamo molto attenti all’evoluzione delle cose, ma non stiamo discutendo ancora dell’indipendenza del Kossovo”, non si sbottona Koenig. Che aggiunge: “Quello in atto in Kossovo è un processo molto complesso. Ma noi crediamo ancora nei valori che ci hanno spinto ad intervenire nel 1999: un futuro multietnico dove la gente possa sentirsi al sicuro a casa. E’ questo il futuro che noi abbiamo in mente per il Kossovo”.

07 dicembre 2004

gisotti@iol.it

 

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