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        Ci siamo dimenticati del Kossovo? 
        di Alessandro Gisotti 
        
        
        [07 dic 04] 
         
        Ci 
        siamo dimenticati del Kossovo? Il 3 dicembre, l’ex combattente dell’Uck, 
        Ramush Haradinaj, indagato dal Tribunale dell’Aja per crimini di guerra 
        contro i serbi, ha ottenuto la fiducia del Parlamento di Pristina. A 
        Belgrado la cosa non l’hanno digerita. Il premier Vojsilav Kostunica ha 
        convocato una riunione urgente dell’esecutivo, definendo la nomina di 
        Haradinaj una provocazione che mette in pericolo la normalizzazione dei 
        Balcani. Di colpo, il rompicapo kosovaro è tornato sulle pagine dei 
        giornali dell’Occidente, ricordando che l’Iraq non è la sola crisi 
        ancora irrisolta. L’ultima volta che il Kossovo ha conquistato i titoli 
        dei quotidiani era marzo scorso. I kosovari albanesi avevano attaccato 
        le comunità serbe: 19 morti e centinaia di feriti. Poi il silenzio. 
         
        Eppure sono in molti ad aver investito immagine e credibilità in questo 
        spicchio di Balcani grande come il Molise. Innanzitutto le Nazioni 
        Unite, che gestiscono direttamente gli affari del Kossovo. Un vero e 
        proprio protettorato, che comincia ad essere percepito con stanchezza 
        dalla popolazione, dopo la fiducia iniziale. Quindi, l’Unione Europea, 
        che ha versato fior di miliardi di euro per ricostruire l’economia 
        kosovara. Dopo oltre 5 anni dalla fine della guerra contro Milosevic, 
        sette kosovari su dieci sono disoccupati. Qualcosa, evidentemente, non 
        ha funzionato. Che dire poi della Nato? L’Alleanza Atlantica garantisce 
        la sicurezza con la missione Kfor. Diciottomila uomini, che però non 
        potranno restare qui per sempre. Il rischio è che nella popolazione si 
        sedimenti una mentalità della dipendenza. Anche gli americani giocano 
        una partita importante in Kossovo. Washington deve dimostrare che la 
        guerra al terrorismo non impedisce agli Stati Uniti di portare a termine 
        il lavoro iniziato prima dell’11 settembre 2001.  
         
        Dunque, il prisma Kossovo presenta mille sfaccettature, non tutte 
        interamente visibili. Proprio nei giorni che hanno portato alla nomina 
        di Haradinaj, Ideazione ha potuto seguire sul posto l’evoluzione di 
        questa nuova curva delle “montagne russe” kosovare. Un viaggio iniziato 
        a Bruxelles, al Comando Nato, e concluso a Mitrovica, la città divisa, 
        segno delle contraddizioni balcaniche. Non possiamo dimenticarci del 
        Kossovo. Altrimenti sarà il Kossovo a ricordarci i suoi problemi. 
         
        
        
        07 dicembre 2004 
         
        gisotti@iol.it 
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