L’ubiquità di un leader virtuale
di Vittorio Mathieu
Il terrorismo non vuole rovesciare un governo, impadronirsi di uno
Stato, abbattere un trono: vuole paralizzare, come la testa di Medusa.
Alla sua testa c’è una certa organizzazione, e il suo obiettivo è un
impatto su masse di individui più o meno consci della propria
individualità; ma la differenza specifica rispetto ad altri tipi di
azione politica è che tra gli operatori e la massa non c’è una
mediazione istituzionale di nessun genere. L’impatto terroristico tra
l’azione di pochissimi e la massa che la subisce è immediato.
L’organizzazione è autoreferenziale. Quello che nella funzione pubblica
è un difetto, la mancanza di rapporti tra una branca e l’altra,
nell’organizzazione terroristica è una necessità per conservare il
segreto.
Sarebbe utile rileggere in questi giorni, per rifarsi buon sangue
“L’uomo che era Giovedì” di Chesterton. Riguarda una temutissima società
di anarchici, divisa in sette sezioni facenti capo ciascuna a uno
sconosciuto, celato sotto il nome di un giorno della settimana. Ad uno
ad uno, i sette capi fila sono smascherati, e ogni volta si scopre che
si tratta di un infiltrato della polizia. Il romanziere è talmente abile
da suscitare sorpresa nonostante che la vicenda si ripeta continuamente.
Alla fine rimane solo il capo supremo, appunto Giovedì; e si scopre che
è il capo della polizia.
Il romanzo rivela nel terrorismo una identità tra reale e virtuale. Il
terrorismo riesce a far paura anche nella sua forma virtuale perché, sia
pure saltuariamente, la virtualità trapassa in una realtà di sangue. E
da un paio d’anni gli eccidi hanno assunto proporzioni tali che li
rendono allarmanti statisticamente; sicché il terrorismo riesce ad
ottenere con mezzi ridottissimi effetti colossali. Non si può dire a
beneficio di chi: non di se stesso, perché il terrorismo non ha un “sé”
e non è un ente che possa nutrirsi dei propri misfatti come, poniamo, la
pirateria. Potrebbe dire con Max Stirner che “ha riposto la sua causa
nel nulla”: ma Stirner parlava a nome di un Unico come di un individuo,
mentre il terrorismo ha piuttosto lo scopo di mostrare col vuoto
l’inesistenza degli individui come tali.
La stessa personificazione di un capo supremo come Bin Laden è una
realtà virtuale: un personaggio ubiquo, che non si sa se sia vivo o sia
morto e potrebbe anche non essere mai esistito. Di fronte a ciò le masse
subiscono un impatto diverso da quello ricevuto in qualsiasi evento
bellico in cui rischiano la vita, la libertà, i beni. E’ la loro stessa
realtà quella che viene messa in forse. Difendersi dal nulla è
impossibile. Ciononostante occorre difendersi con la massima attenzione
da ciascuna delle piccole formiche di cui il nulla si serve. La polizia
è più che mai necessaria, ma l’unica difesa da un nemico così diverso,
che vuole terrorizzarci è l’indifferenza: il non lasciarsi terrorizzare.
15 marzo 2004 |