Anche il Sud ha deciso: è Kerry lo sfidante
di Andrea Mancia

Dopo una netta vittoria ottenuta la scorsa domenica in Maine (45%), davanti a Howard Dean (26%) e Dennis Kucinich (16%), John Kerry ha sbancato anche i primi due stati "confederati", ipotecando la nomination democratica per la Casa Bianca e confermando la propria statura nazionale di candidato. Ieri, il senatore del Massachusetts ha trionfato in Virginia, con il 52% dei voti, quasi doppiando i consensi raggiunti da John Edwards (27%), unico suo concorrente in "doppia cifra", che ha preceduto Clark (9%), Dean (7%) e Sharpton (3%). Meno netta, ma altrettanto convincente, la vittoria di Kerry in Tennessee, con il 41%, di fronte a Edwards e Clark che si sono dati battaglia fino all'ultimo giorno per conquistare la seconda posizione. L'ha spuntata il senatore del North Carolina con il 26%, mentre l'ex generale è arrivato terzo con il 23%, pregiudicando forse definitivamente le proprie residue speranze di continuare la campagna elettorale. Staccatissimi, anche in questo caso, Dean (4%) e Sharpton (2%).

Con questa doppia affermazione nel Sud, Kerry ha dimostrato di poter vincere - e con largo margine - anche lontano dal New England, lanciando così il suo (quasi) ufficiale guanto di sfida nei confronti del presidente George W. Bush. E già iniziano a fioccare i primi sondaggi su questo potenziale testa a testa. Dopo che Gallup e la Quinnipiac University avevano pubblicato due rilevazioni statistiche in cui il candidato democratico (a cavallo tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio) conduceva con un margine tra i 7 e gli 8 punti percentuali, nei giorni scorsi le prospettive per Bush sembrano essere migliorate. Tanto che, degli ultimi quattro sondaggi resi noti, soltanto quello di Newsweek vede Kerry ancora davanti al suo avversario, mentre Cnn/Time, Fox News e Rasmussen rilevano un leggero vantaggio per l'attuale inquilino della Casa Bianca.

Ad oltre dieci mesi dalle elezioni, naturalmente, si tratta, di analisi statistiche che possono soltanto testimoniare un generico trend di popolarità, mentre i reali rapporti di forza tra i due candidati sono ancora ben lontani dal poter essere misurati quantitativamente. Anche perché qualcuno degli avversari democratici di Kerry potrebbe voler combattere ancora a lungo. Dean, che praticamente non ha fatto campagna elettorale in Tennessee e Virginia, ha invece investito molto del suo tempo e delle sue risorse in Wisconsin, dove si voterà il prossimo martedì (dopo i caucus di sabato in Nevada e Washington D.C.). E anche il portavoce ufficiale di Edwards ha dichiarato di confidare molto nel risultato della prossima settimana nel Badger State. Sembra invece definitivamente scaduto il tempo a disposizione dell'ex generale Wesley Clark, che ha annullato una cena di fundraising prevista per stasera a Houston, dopo che il suo staff aveva rinunciato alla propria paga settimanale per investire tutto il denaro possibile in spot televisivi per il Tennessee.

Dopo 12 vittorie e soltanto 2 sconfitte, comunque, l'alone di "inevitabilità" che attualmente circonda la candidatura di Kerry sembra seriamente inattaccabile. E tra poche settimane potrebbe iniziare davvero la lunga campagna elettorale per le elezioni presidenziali di novembre. Con Bush costretto a rispondere ai critici del suo (primo?) mandato presidenziale e Kerry impegnato ad incalzare i prevedibili attacchi che si scateneranno intorno ai suoi 19 anni di attività senatoriale. Pilotare con maestria una switf-boat nel delta del Mekong è una gran bella cosa, ma spiegare perché - in quasi due decenni - non si è stati in grado di presentare un solo progetto di legge al Senato, è tutta un'altra storia.

11 febbraio 2004

stampa l'articolo