Paolemili: “Noi siamo i sì-global”
intervista di Domenico Naso
[24 mag 06]
Marco Paolemili è romano, ha 25 anni, e si candida al XVI Municipio
della capitale nelle liste di Forza Italia. Blogger attento ai nuovi
mezzi di comunicazione, Paolemili è espressione dell’area liberale del
partito di Silvio Berlusconi. La sua avventura elettorale si svolge
interamente a Monteverde, storica e graziosa zona di Roma. Un’avventura
iniziata dal suo
blog e che è continuata per le vie del
quartiere, tra la gente, a discutere dei problemi quotidiani.
E’ questa l’impronta che Paolemili ha voluto dare alla sua campagna
elettorale: un dialogo continuo e instancabile con gli elettori, vissuto
giorno dopo giorno. Marco parla di fermate degli autobus, di piazze da
riqualificare, di mercati rionali e marciapiedi da mettere a posto.
Niente sofismi, dunque, quasi a voler dimostrare che anche un giovane
liberale può e deve farsi carico di problemi reali, risolvendoli dal
basso.
In un quadro non certo incoraggiante per
l'iniziativa politica dei giovani che senso ha per te una candidatura
alle elezioni? Con che spirito e con quali obiettivi un giovane come te
si affaccia alla politica?
Credo che, anche se sta diventando sempre più difficile, sia ancora
possibile cambiare il corso degli eventi. La politica è fatta di
persone, fortunatamente. Non sono un giovanilista, non amo le
associazioni giovanili e non sono innamorato della cosiddetta "questione
generazionale". I giovani devono fare esperienza da subito sul campo,
cominciare a fare la gavetta partendo dal gradino più basso, il
Municipio, che però costituisce una buona palestra per imparare a capire
cosa sia il consenso dei cittadini, l'importanza della rappresentatività
e della competenza in politica. So benissimo che pochi ce la faranno,
molti non arriveranno mai a sedere sui banchi del Parlamento, ancora
meno saranno ministri. Io spero di essere tra quelli, spero che con
tanto lavoro (e anche con un po' di fortuna) possa un giorno diventare
importante per la politica del mio paese.
Cosa si può fare, all'interno della Casa delle
Libertà, per dare maggior spazio alle nuove generazioni? Un
ringiovanimento della classe politica quali conseguenze potrebbe
causare?
E' una battaglia dura. Bisogna partire da una premessa, però. La Casa
delle Libertà è una coalizione e, anche se dovesse diventare un partito
unico, presenta al suo interno movimenti e idee diverse. La destra non è
tutta uguale e personalmente io ritengo di far parte della componente
liberale, quella che, ahimè, soffre di più. Dobbiamo trovare
un'identità, dobbiamo chiederci chi siamo e trovare una risposta. Noi
siamo i "sì global", dobbiamo avere una cultura liberale che si fonda
sulle idee di Hayek, Smith, Mill, Einaudi, Friedman, per citarne solo
alcuni. Moderati non è una parola che ci si addice, perché dietro questo
termine sterile si cela purtroppo la mancanza di iniziativa, coraggio e
a volte inventiva dei ragazzi liberali come me. Dobbiamo con forza
caratterizzarci, rompere col passato e proporre ai nostri coetanei un
modello diverso dall'imperante conformismo che ci vuole tutti fascisti o
comunisti e perciò ciechi alle reali esigenze e agli attuali problemi
dell'Italia e del mondo. Solo così sarà possibile ringiovanire davvero,
e non solo anagraficamente (che non rappresenterebbe una rivoluzione),
la classe politica. Se dobbiamo essere uguali ai nostri padri, tanto
vale lasciar loro al potere.
Le amministrazioni locali possono essere una buona
palestra per formare una nuova classe dirigente? In che modo possono
contribuire alla nascita di un nuovo modo di fare politica?
Come accennavo prima, la gavetta è sempre necessaria, anche se molti
giovani sembrano far finta di non capirlo e si scagliano contro la
flessibilità del lavoro e il precariato. Anche in politica si deve
crescere col tempo: un buon politico deve partire dalle strade, dalle
piazze, deve studiare, come mi ha detto una persona che ho incontrato,
all'"Università del marciapiede". Solo se avrà conosciuto i primi anelli
della catena che lega i cittadini alle istituzioni, saprà quanto sia
importante e strategico che questi anelli non siano deboli e non si
spezzino. Pare che molti in Forza Italia non l'abbiano capito, infatti i
grandi risultati si sono ottenuti quando è stato il leader Berlusconi a
scendere in campo in prima persona, mentre il radicamento nel territorio
vacillava. La nostra nuova politica deve cominciare da qui, presentando
un modello alternativo liberale di partecipazione, ma essendo realtà
nelle città e nei paesi. In questo lavoro ci può aiutare il Web e
soprattutto il blog. Ho scelto apposta di aprire il mio blog alla
campagna elettorale, per stabilire un dialogo costante con gli elettori
e presentarsi a 360° gradi di frontre a loro. E' molto più virtuale
essere un volto su un manifesto, un fotogramma alla televisione, un nome
su un giornale che essere un blogger nella rete.
Cosa possono fare concretamente le circoscrizioni
per rendere più efficiente l'azione amministrativa?
Molto dipende dai Comuni e dal decentramento amministrativo. A Roma
abbiamo 19 Municipi che potrebbero egregiamente risolvere molte delle
istanze dei cittadini, ma il loro ruolo è troppo misero, concepito più
come avamposto dei partiti, come fabbrica di consensi, che come
struttura amministrativa dotata di potere decisionale. Bisogna dotare i
Municipi e le Circoscrizioni di autonomia finanziaria, con la
possibilità che le tasse e le imposte locali (come quelle per i passi
carrabili, le occupazioni di suolo pubblico, le spese per le richieste
di documenti) possano essere a disposizione di queste realtà. E'
necessaria anche una legge obiettivo per queste municipalità, con la
possibilità per le giunte di segnalare ai Comuni quali sono le "grandi
opere" da realizzare nei quartieri con maggiore urgenza. Tutto ciò
comporterebbe una migliore efficienza di queste istituzioni, un miglior
rapporto con i cittadini, che si sentirebbero più rappresentati e più
determinanti per il proprio presente e futuro e quindi più partecipi
alla vita politica del paese. Questo significa amministrare bene una
città, ecco perché credo che scegliere candidati politici di alto
livello istituzionale, troppo lontani dalle strade, non sia una scelta
felice, perché non va nella direzione che auspico per migliorare la
situazione di Roma. Facciamo in modo che il cambiamento arrivi dal
basso, non cambieremo molto modificando le leggi elettorali o proponendo
qualche emendamento alle leggi finanziarie. Dobbiamo cambiare la
mentalità e il senso stesso della politica italiana.
24 maggio 2006
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