Le due traiettorie del partito unico
di Pierluigi Mennitti
[22 mag 05]
Berlusconi avanza, Tabacci si fa tentare, Fini frena. Il progetto del
partito unico del centrodestra si anima del
dibattito tra i politici. Bene,
Adornato ha messo attorno al tavolo gli esponenti della Casa delle
Libertà, Lega esclusa, nella
due giorni di Roma organizzata con il
supporto di una serie di riviste d'area (tra cui anche
la nostra). Due osservazioni.
Primo: come era ovvio, schiacciato sui politici, il progetto del partito
unico prende una piega troppo legata alla contingenza. Arriveranno
novità, le elezioni del 2006 sono vicinissime e sembra corretto
attendersi (nel migliore dei casi) risultati intermedi per tempi brevi.
Il progetto però deve avere respiro
più ampio e più ambizioso e deve poter
contare su tempi più lunghi. Questo è il compito delle riviste (e di
Ideazione). Quello è il compito dei politici attuali (e forse di
Adornato). La base vuole il partito unico. Le riviste di cultura
politica possono disegnare gli scenari adatti. Si dovrà agire a tenaglia
sui politici e sui partiti, perché anche quelli di centrodestra, alla
fine, preferiscono i teatrini già sperimentati della conservazione,
anche se si recita a soggetto e il pubblico abbandona la sala.
Secondo: sono sfilati sul palco dell'Etoile tutti i responsabili di
quattro anni di governo che poco hanno portato al paese e alla sua
economia. Davvero nessun mea culpa da recitare? Il decalogo del buon
casalibertista va bene, è sottoscrivibile, non è molto diverso da quello
di quattro anni fa, ci fa sentire tutti investiti di una missione
vincente. Ma poi? Qualcuno frequenta una sezione di Alleanza nazionale?
Un circolo di Forza Italia? Una sede dell'Udc? Un consiglio comunale
cittadino? Un'aula provinciale? Qualche riunione di partito regionale? O
si legge i rapporti dei Consigli dei ministri? Insomma, qualcuno si
preoccupa di come quel decalogo venga tradotto, ogni giorno, nella
politica concreta dei partiti, nelle azioni concrete del governo, nei
comportamenti concreti della classe dirigente? Insomma, qualcuno vuol
passare dall'astrattezza dei principi alla organizzazione della
politica?
22 maggio 2005
pmennitti@ideazione.com
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