Regionali 2005: la sfida del Lazio
di Flavio Sereni
[25 mar 05]

Una manche molto interessante delle regionali venture di aprile si giocherà, tra destra e sinistra, nel Lazio. Per la sinistra è l’occasione di assestare un duro colpo agli avversari e al governatore uscente Storace, tendenzialmente favorito, con la possibilità di avvicinarsi a quel bilancio vittorioso di 10 Regioni a 4 pronosticato (con un certo ottimismo) da D’Alema; per la destra risulta vitale mantenere la Regione, stravinta nella scorsa tornata, per evitare una rischiosa deriva di tutta l’area verso sinistra, con le poltrone del sindaco e della provincia di Roma già occupate da Veltroni e Gasbarra.

Il candidato della Cdl è ovviamente Francesco Storace, uomo di antica militanza nella destra sociale di An, un passato giovanile non proprio immacolato, che si presenterà con una “lista del Governatore” (una lista civica), incentrando la campagna elettorale, così come la possibile vittoria, sulla sola propria persona, lasciando i partiti del proprio schieramento su uno sfondo appena accennato. La scelta della “Lista Storace”, benedetta da Berlusconi, ha il merito di non evidenziare il collegamento del Governatore con quei partiti di centro-destra che, al momento, non sembrano attirare troppi consensi. Storace si è giocato la carta di una lista molto accattivante perché molto trasversale, accogliendo nelle fila delle proprie candidature persone come Vladimiro Rinaldi, ex Pci e capofila per la cura Di Bella, Stefano Casciato, infermiere della Cgil, o Donatella Poselli, già Consigliere comunale con la lista Veltroni. Altri nominativi interessanti e che danno visibilità sono quelli di Fidel Banga Bauna, anchorman del Tg regionale, Felice Pulici e Giuseppe Giannini. Ma il consenso su cui tutto punta, Storace se l’è costruito sul campo in questi anni dosando politica e favori.

Anzitutto è da menzionare l’astuta (ma che per il futuro potrebbe rivelare problemi) gestione della sanità, che da sola vale metà del bilancio regionale: per coprire parzialmente un buco molto pesante (in buona parte ereditato dalla vecchia amministrazione di sinistra) si è proceduto alla vendita, nel 2002, di 41 ospedali per un valore di 1,4 miliardi di euro, acquistati da enti pubblici come l’Inail e la Sanim (un’immobiliare della stessa Regione!) che riaffittano il tutto a contratti trentennali. Il futuro è incerto, ma alle elezioni si arriva tranquilli. Storace può poi vantare ottimi rapporti col Vaticano e sull’amicizia dei Cardinali Ruini e Battista Re, grazie, ad esempio, ai 150 milioni destinati al polo pediatrico vaticano Bambin Gesù, o all’espresso riferimento alle radici cristiane (eliminato il riferimento alla Resistenza) nella nuova Costituzione regionale. Le altre due colonne del sistema di potere di Storace sono il partito del mattone e l’impiego pubblico. Salda è l’alleanza con le grandi dinastie dei costruttori Caltagirone (editorialisti del quotidiano romano “Il Messaggero”), Cinque (già in orbita democristiana), Rebecchini, tutti nomi che rientrano nella progettazione e costruzione dell’autostrada Fiumicino-Formia (un’opera di 128 km da tre miliardi di euro). Forte è anche l’asse con Lotito, presidente della SS Lazio, che ha in appalto le pulizie di tutti gli stabili della Regione Lazio nonché di varie Asl e aziende ospedaliere. Sul versante dell’impiego pubblico, la generosità del governatore si è fatta subito sentire nel promuovere a grado di dirigente 480 persone (dalle 70 previste dal vecchio Governatore), e nella creazione di società come la Laziomatica che assume senza concorso con stipendi da settore privato.

In definitiva le basi del consenso di Storace appaiono salde, abbinate a una gestione carismatica e leaderistica della carica. Sulla sua strada c’è però Piero Marrazzo, noto conduttore televisivo e figlio del grande giornalista giustiziato dalla mafia, partito con i crismi dello sparring partner ma che si sta rivelando, col passare del tempo, un osso duro per la corsa: la sua è una campagna vecchio stile “dal basso”, si è girato sinora più di 400 comuni della Regione, parlando e ascoltando nelle parrocchie e nelle piazze, racimolando col tempo un discreto budget grazie alle cene elettorali ed ai comitati spontanei. Ha fatto velocemente ricredere quanti nelle segreterie regionali gli preferivano una candidatura più “politica”, quella della Melandri. Lungo Febbraio alcuni sondaggi, come il Swg, davano addirittura Marrazzo leggermente favorito su Storace, sopratutto grazie all’effetto-Mussolini.

La posizione dell’ex nipote eccellente di An è tuttavia, oggi, piuttosto complessa. Come è noto la sua candidatura così come la campagna elettorale di “Alternativa Sociale” erano state sospese dal Comitato Elettorale per la presenza di 860 firme false, che invalidavano la possibilità di correre alla carica di Governatore, confermata dal TAR del Lazio; tuttavia il Consiglio di Stato ha riammesso la Mussolini alla competizione elettorale, non per mezzo d’un giudizio di merito, ma argomentando che il meccanismo di verifica sulle firme non era stato proceduralmente corretto. Senza entrare nel merito nella vicenda, occorre fare alcune valutazioni politiche. Nel Lazio la lista “Alternativa sociale” raccoglie verosimilmente un elettorato del 2,5%-3,5%, ma la possibilità che, in seguito alle vicende descritte, i consensi di solidarietà e di amicizia intorno alla Mussolini possano far accrescere questa percentuale sono alte: quelli indirizzati all’estrema destra sono tutti voti pesanti tolti a Storace, voti che potrebbero risultare fatali nella corsa della Cdl considerata la rimonta a vele spiegate di Marrazzo. Vi è da aggiungere che se anche la Mussolini fosse stata esclusa dalla competizione dal Consiglio di Stato, solo una minima parte dell’elettorato dell’estrema avrebbe dirottato il proprio consenso verso Storace, per gli appelli in tal senso rivolti dalla stessa Mussolini e per l’indignazione di quanti credono che dietro all’operato del Comitato Elettorale manovrerebbero proprio i sicari di Storace, che allertati avrebbero vegliato tra scartoffie e pratiche fino a trovare un cavillo utile ad eliminare l’avversario interno.

La previsione, personalissima, è che l’attuale Governatore sarà riconfermato, senza però bissare il grande successo della scorsa tornata. Se invece siete interessati al parere di un vecchio militante della destra sociale, è il seguente: “Sto cinque punti sopra Marrazzo, e la Mussolini me ne può togliere massimo tre” (L’Espresso, 10/02/2005). Nell’eventualità di una vittoria del candidato dell’Unione, è probabile che la Cdl riscaldi l’amaro piatto delle 860 firme false, chiedendo ex-post l’esclusione di Alternativa Sociale e la ripetizione delle elezioni. In quest’ottica, è difficile pronosticare se saranno o meno le elezioni del 4 Aprile a dare un Governatore al Lazio per i prossimi 5 anni.

25 marzo 2005

antares_f@hotmail.com

 

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