Piattaforma liberale: il vento ha cambiato
direzione
di Andrea Asoni*
[25 mar 05]
Per anni, decenni, la sinistra intellettuale ha tenuto in mano il
pallino del cambiamento, ha rappresentato, nel bene e nel male, la
frontiera del pensiero. Le idee nuove, i progetti che miravano a
cambiare nazioni e popoli, diversi, fecondi o aridi, punti di vista sul
mondo e sulla realtà passavano per il filtro delle idee di questo
complesso sistema di pensiero, attraverso lenti che sfocavano o
prediligevano determinate tematiche e problemi. Seguendo le direttive di
Gramsci, il pensiero nato antagonista si inseriva sempre più
profondamente nei gangli del sistema, formava e definiva interpretazioni
della storia, decideva cosa era giusto e cosa era sbagliato.
In parte è oggi diventato pensiero dominante e di sistema, forma mentis
che avvolge la nostra vita quotidiana e informa media, intellettuali e
burocrazie. Da rivoluzione culturale e intellettuale è passato a essere
pensiero comune, luogo comune; dall'attacco al sistema è passato alla
difesa delle cittadelle. L'ultimo rigurgito è stato il tentativo di
cogliere il mondo post guerra fredda attraverso il movimento dei
no-global. E si è rivelato essere solo un guazzabuglio di triti e
ri-triti slogan della passata era.
Siamo nella parte discendente della parabola. Il pensiero di sinistra si
è chiuso nelle sue certezze, ha creato le proprie torri d'avorio, ha
rinunciato alla capacità di cogliere il flusso costante delle storie
umane. Ad ogni fenomeno, ad ogni rivoluzione, ad ogni nuova onda del
mare ha risposto con le solite vecchie categorie marxiste o
sessantottine (il capitale e il lavoro, l'impero e i sottomessi),
lontane da quello che accade, arrogantemente giuste e moralmente
superiori. Tanto peggio per chi crede che, al di là delle opinioni e
delle sensazioni personali, il pensiero debba evolversi in costante
adattamento alla realtà e individuare le chiavi di lettura più adatte
alle vicende storiche contemporanee.
Quanto di più importante si è fatto in America, e quanto di nuovo si
dovrebbe fare in Italia e in Europa, è la produzione di nuovo pensiero,
lo spostamento più in la della frontiera. La ricerca di risposte e di
modelli atti a interpretare il fluido rincorrersi degli eventi non si è
fermata alla rinterpretazione, alla rilettura di quanto già esistente,
all'ammodernamento delle vecchie teorie, alla intelligente
riproposizione di vecchi schemi con parole nuove e al rinominare vecchi
concetti. Sono stati formulati nuovi pensieri e nuove teorie, spesso
lontane e distanti nelle loro conclusioni, in conflitto per alcuni
aspetti ma tutte basate sulla centralità dell'uomo e della sua libertà.
E così mentre la sinistra incespica nelle proprie verità e si rifugia
tristemente nelle teorie del complotto, nella propria superiorità
intellettuale, nel suo fermo richiamo a principi e valori universali,
come quello della pace, ormai svuotati del loro significato e simulacri
delle battaglie di un tempo, dall'altra parte ribolle il calderone delle
idee, dove spunti religiosi, laici, progressisti e conservatori si
mescolano l'uno all'altro per dare forma a originali, non ben definiti,
contraddittori e innovativi concetti e modelli; dove diverse tradizioni
si fondono nell'unico principio della superiorità, per manifesta
imperfezione, del modello liberale.
Il collante della piattaforma liberale non è tanto l'adesione ad un
programma, ad una visione di insieme delle cose, quanto più
l'accettazione di un approccio, quello del confronto delle idee, e di un
principio fondamentale: la libertà è il seme di quanto di buono le
nostre società hanno saputo creare.
25 marzo 2005
*
Andrea Asoni è il titolare del blog
Il Motel dei polli ispirati |