Parlamentarismo truccato
di Vittorio Mathieu
[21 mar 05]

E’ straordinaria la frequenza con cui l’opposizione chiede al Presidente del Consiglio di venire in Parlamento a rispondere su qualche punto. A volte basterebbe un ministro o un sottosegretario. Altre volte è assurdo chiedere una risposta. Si racconta che durante la prima guerra mondiale gli amici dell’autista di Foch spesso gli domandassero se il maresciallo si pronunziava sulla fine della guerra. L’autista rispondeva regolarmente di no. Finalmente un giorno comunica agli amici: “Ieri il maresciallo mi ha parlato della fine della guerra”. “E che cosa ti ha detto?”. “Ha detto: Jean, quando finirà questa sporca guerra?”.

Così se il Presidente del Consiglio vuole mandare truppe in Iraq è chiaro che dovrà informarne il Parlamento. Ma se vuole ritirare le truppe dall’Iraq è assurdo chiedere che riferisca sul perché e sul quando. Nessuno può pensare che le truppe debbano restare là in eterno, ed è chiaro che – se non altro per ragioni di costo – saranno ritirate il più presto possibile. Ma quando e come ciò sia possibile è una domanda a cui nessun profeta al mondo è in grado di rispondere.

La vera ragione per cui il centrosinistra desidera che il Presidente del Consiglio venga a colloquiare in Parlamento è la possibilità di denigrarlo e insultarlo pubblicamente, senza doverne rispondere in giudizio, neppure in linea teorica. Di fatto libri e giornali sarebbero sufficienti alla bisogna. Ma si pensa che ciò che è detto in Parlamento abbia maggiore autorevolezza e risonanza. Astenersi da querele anche contro i giornali è opportuno. Ciò che, per contro, sarebbe opportuno per il centro-destra è far conoscere con tutti i mezzi le affermazioni dell’opposizione quando sono false, e documentarne la falsità su mezzi di comunicazione che raggiungano tutto l’elettorato. Sarà questo allora quello che, andando a votare, potrà rispondere.

21 marzo 2005

 

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