Pera, Ratzinger e i confini della laicità
di Vittorio Mathieu
[23 nov 04]
In una vignetta di “Candido” si vedevano i leoni affacciarsi sulla porta
dell’arena e, in mezzo all’arena, uomini nudi con grandi forchettoni. I
leoni arretravano spaventati: “Questi non sono i cristiani, sono i
democristiani”. La distinzione ritorna periodicamente. Il presidente del
Senato, Marcello Pera, ad esempio, pur non essendo un cattolico
dichiarato, collabora addirittura col Cardinale Ratzinger, prefetto della
Congregazione per la dottrina della fede, a un libro sulle radici
cristiane dell’Europa. Al tempo stesso polemizza con alcuni rappresentanti
di un partito a tendenza neodemocristiana, a proposito dei tagli sulle
imposte. A prescindere dalla differenza di fondo tra le due questioni -
l’una storica, l’altra squisitamente tecnica - non si vede perché un
cristiano non debba essere, su certi punti, in dissenso con i
democristiani. Anzi, il punto principale di dissenso può essere appunto
questo: la pretesa di un partito, pur rispettabilissimo, di rappresentare
autenticamente ed esclusivamente le opinioni dei cattolici.
Nel primo dopoguerra questa pretesa fu avallata dalla Chiesa: in Germania
ancor più che in Italia, nei Länder cattolici. Poi nella Chiesa ci fu un
ripensamento, quando i comunisti presero ad attuare la loro politica
“unitaria” (leggi: egemonica) e i cattolici si divisero: alcuni pronti a
condividere con i comunisti una maggioranza numerica schiacciante, altri
restii ad allearsi con un partito schierato sulle posizioni dell’Unione
Sovietica. Alcuni vescovi avevano proclamato l’incompatibilità tra
un’adesione al marxismo e la fede cristiana. Ma altri poi si persuasero
che il marxismo fosse un’interpretazione moderna della fede cristiana,
vista millenaristicamente, cioè alla Gioacchino da Fiore: con la
persuasione che il cosiddetto “al di là” converga alla fine con la storia
del mondo. Una fine apocalittica nel senso positivo di “rivelativa”. Alla
trascendenza verticale si era già sostituita in certe dottrine
esistenzialistiche una trascendenza in senso orizzontale, cioè del futuro
rispetto al presente. La fede cristiana poteva così identificarsi con una
ambigua fede nel progresso.
Nell’alleanza tra Pera e la Congregazione della fede questi problemi
rimangono sullo sfondo. Ciò che viene sul proscenio è un nuovo concetto
della laicità che esclude sia una subordinazione generica del pensiero dei
laici al parere degli ecclesiastici, sia un’ostilità preconcetta a
chiunque si presenti come rappresentante di una Chiesa istituzionale.
Anzi, contro chiunque professi una fede nel trascendente. Allora il grido
di Voltaire, “Schiacciate l’infame”, viene interpretato come se l’infame
fosse la Chiesa cattolica: ma per Voltaire l’infame è il fanatismo, da
qualsiasi parte venga; e di fanatismo possono ammalarsi tanto le religioni
quanto certe forme di fondamentalismo anticlericale.
23 novembre 2004
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